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Oscar, quante proteste! I premi più contestati

di Redazione NCI

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La vittoria di un premio Oscar è ritenuta da molti come il culmine della carriera del vincitore, che sia per premiare un’ottima interpretazione, un’eccezionale regia o ancor più importante l’intera pellicola. È per questo motivo che con gli anni la statuetta è diventata sempre più ambita, fattore che non ha comunque reso l’Academy immune da critiche e proteste per i motivi più vari, tra accuse di razzismo e imputazioni di affiliazione politica. Ecco tutte le più gravi, dalla prima edizione fino ai nostri giorni.

1942: Com’era verde la mia valle miglior film

14° edizione degli Academy Awards. A concorrere come miglior film anche Quarto Potere, ritenuto il miglior film mai prodotto. Una vittoria sicura quindi, specialmente per una pellicola che porta sulle spalle il peso di una carica simile. Ma, a sorpresa, ad aggiudicarsi la statuetta sarà Com’è verde la mia valle, una straziante storia familiare ricca di momenti drammatici.

La pellicola si prestava bene al momento storico, nel bel mezzo di una guerra mondiale, ma resterà misconosciuta al pubblico moderno. Diametralmente opposto invece il destino del capolavoro di Orson Welles. Nonostante la mancata vittoria infatti il film diverrà con gli anni sempre più fondamentale, fino ad aggiudicarsi il titolo già citato di Miglior Film della Storia. Una discreta rivalsa, insomma.

Oscar

1978: Annie e Io Oscar per il miglior film

Il pubblico ormai lo ha capito, e come loro anche molti registi: l’Academy non ama i film di genere. La prova definitiva arriva con l’edizione del 1978, quando la statuetta al miglior film arriva nelle mani di Woody Allen per Annie e Io. Togliendola di fatto a una delle pellicole più importanti della storia, Star Wars: Una nuova speranza.

Anche se l’opera di Allen ha comunque rappresentato un caso più unico che raro, essendo una delle poche commedie a vincere, è innegabile l’apporto fornito dal film di George Lucas al cinema in generale. All’epoca come oggi sembrò che i membri dell’Academy nutrissero dei pregiudizi nei confronti della pellicola, alimentati anche dall’eccessiva leggerezza del soggetto.

E se è vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio, non c’è da stupirsi quando nel 2010 la storia si ripeté. Avatar, la grande opera fantascientifica di James Cameron, non riesce a trionfare in nessuna delle categorie principali, con somma rabbia del regista. E grazie all’avvento di Internet e dei Social Media, il dibattito è destinato a non concludersi.

1980: Kramer contro Kramer miglior film

Solamente due anni dopo, durante la 52° cerimonia dei premi Oscar, accade l’impensabile. A ritirare le statuette per il miglior film e il miglior regista saranno infatti la pellicola Kramer contro Kramer e il suo direttore artistico, Robert Benton

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Nulla di strano quindi, non fosse che a concorrere nelle stesse categorie vi è anche Apocalypse Now, il capolavoro assoluto di Francis Ford Coppola. Un’opera epica, che racconta la Guerra in maniera innovativa, mostrando senza paura la violenza e la disperazione che la accompagnano. Una decisione a dir poco inspiegabile, anche considerando la vittoria dell’anno precedente de Il cacciatore, che tratta argomenti simili. Minando anche la credibilità dell’evento.

1999: Shakespeare in Love Oscar per il miglior film

Molti critici definiscono l’edizione del 1999, la numero 71, come quella che ha dato inizio al lento declino degli Academy Awards. Se in Italia è ricordata tutto sommato con affetto, grazie alla vittoria del “nostro” Roberto Benigni nella categoria miglior attore protagonista, all’estero viene vista come il grande trionfo di Harvey Weinstein contro l’industria cinematografica.

A conquistare la statuetta come miglior film infatti, a sorpresa, è Shakespeare in Love, che grazie all’aggressiva campagna mediatica riuscì ad imporsi sopra il favorito vincitore Salvate il soldato Rayan“Una mossa meschina, codarda, ma che darà inizio all’età dell’oro” semi-cit. Spielberg, com’è prevedibile, non la prese affatto bene, specialmente prendendo in considerazione quanto il regista puntasse sull’opera.Oscar

2006: Crash miglior film

La vittoria di Crash alla cerimonia numero 78 degli Oscar ha dato il via alla più grande protesta mai vista in fatto di premiazioni. Ad innervosire il pubblico fu, ovviamente il mancato trionfo del favorito,  I segreti di Brokeback Mountain. Le accuse si concentrarono principalmente verso la scelta della giuria di penalizzare una pellicola che trattava la storia di due cowboy omosessuali. Secondo i riottosi, l’Academy avrebbe preferito così togliersi dai piedi un pesante fardello. 

A corroborare queste accuse furono anche le parole del regista di Crash. “Era [Crash] il miglior film dell’anno? Io non credo[…]Non dovreste chiedermi qual è stato il miglior film dell’anno, perché non voterei per Crash” .

2019: Troppe proteste per troppi Oscar 

Far dimenticare definitivamente il tragicomico errore durante le premiazioni degli Academy Awards del 2017 (quando i conduttori proclamarono vincitore La La Land al posto di Moonlight). Era questo l’obiettivo postosi dalla 91° edizione degli Oscar, e bisogna ammettere che è stato completato. Segnata da critiche rivolte verso quasi tutte le pellicole vincitrici, ha guadagnato quasi immediatamente dopo la conclusione il poco gradevole epiteto di peggior cerimonia della storia.

La serata inizia come una grande festa, con molte pellicole sicure di portare a casa un ottimo bottino. Ma presto iniziano le sorprese: Black Panther trionfa nella categoria Migliori Costumi, superando in maniera totalmente inaspettata La Favorita di Yorgos Lanthimmos. Poco dopo il film Marvel si ripete per l’Oscar alla Miglior Scenografia, sfilandolo a Roma di Alfonso Cuaron, la cui vittoria era data per certa.

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Si arriva quindi alla consegna del premio come Miglior Montaggio, nella quale concorre anche Bohemian Rhapsody, la cui candidatura è contestata fin dall’inizio dell’evento. A sorpresa però è proprio la pellicola incriminata a vincere, nonostante il montatore dichiari di non considerarla il suo miglior lavoro. La scena nella quale i Queen incontrano per la prima volta il loro manager, con 60 tagli in 104 secondi, venne definita semplicemente ridicola.

Ancora il 2019: Green Book miglior film

Infine il momento più atteso: Julia Roberts ha l’onore di dichiarare il Miglior Film dell’Anno. Diversi candidati d’eccezione, come BlacKkKlansman di Spike Lee, Roma o Vice, forte di un’incredibile Christian Bale. Ma, nuovamente in maniera inaspettata, a trionfare è Green Book, la storia (vera) di un autista bianco e di un musicista afroamericano. Durante il racconto, ambientato durante una tournée nel sud degli USA, i due si trovano costretti ad affrontare diversi episodi di razzismo. Grazie all’amicizia sviluppatasi però riescono a superarli, raccontando una storia di rivalsa e fratellanza. 

Purtroppo però guardando il film ci si rende conto che il tema è affrontato in maniera totalmente sbagliata. Il personaggio di Viggo Mortensen viene raffigurato come un salvatore, e il co-protagonista afroamericano diventa la vittima designata. Tanto inaccurato da portare i figli di quest’ultimo a richiedere lo stop, poi non concesso, delle riprese. Poco dopo la premiazione Spike Lee prova ad andarsene, ma viene bloccato dalla security. 

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di Nicolò Bacchi

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