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Nuova Zelanda: si è chiusa la gara a chi uccide più gatti randagi

di Lorenzo Peratoner

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Dal 28 al 30 giugno si è tenuta a Canterbury (Australia) la controversa competizione “The North Canterbury Hunting Competition“, in cui circa 1500 persone, tra cui ragazzi di età inferiore ai 14 anni, hanno partecipato a una caccia generalizzata contro cervi, maiali, anatre, opossum, conigli e gatti selvatici. Non sono mancate, tuttavia, le proteste degli animalisti.

L’annoso problema della salvaguardia della flora e fauna locali

La Nuova Zelanda è un’isola che da secoli sta pagando il prezzo in biodiversità a causa della massiccia presenza di mammiferi, la stragrande maggioranza dei quali introdotta dai colonizzatori europei, che stanno progressivamente decimando la fauna selvatica locale.

La Nuova Zelanda, infatti, si è distaccata dalle altre grandi masse terresti circa 80 milioni di anni fa, prima della diffusione dei mammiferi su scala planetaria. Questo gruppo di isole, pertanto, ha vissuto l’evoluzione di specie animali e vegetali in totale isolamento e senza le difese necessarie per resistere alle pressioni di specie predatorie, introdotte in tempi molto più recenti, tra le quali opossum, cervi e gatti selvatici.

Questa gara si inserisce infatti in una più ampia cornice, supportata dalla politica, di totale sradicamento e annientamento di diverse specie non native entro il 2050, in particolare gli opossum, i ratti, gli ermellini e i furetti. Queste specie, insieme ad altre, competono con le specie autoctone, le quali, incapaci di difendersi, vedono la morte dei piccoli e la distruzione delle uova stesse, fonti di nutrimento per gli animali alloctoni.

Nuova Zelanda: il pericolo dei gatti randagi

Il pericolo rappresentato dai gatti randagi è emerso di recente all’interno di questa competizione, con l’introduzione, l’anno scorso, di questa categoria specifica come oggetto di caccia, aperta anche ai bambini. Quest’anno, invece, solamente i ragazzi di età maggiore di 14 anni vi possono partecipare, sebbene testimonianze foto e video provino la partecipazione diretta anche di bambini. La caccia di gatti randagi non è stata ben accolta dalle organizzazioni animaliste e ambientaliste, le quali destano delle preoccupazioni su tre livelli, concernenti la desensibilizzazione alla violenza per i bambini, la ferocia contro gli animali, e il pericolo di uccidere gatti domestici.

In totale, nel corso di un weekend, i cacciatori avrebbero ucciso quasi 400 gatti randagi, 65 dei quali da parte di una sola persona, premiata con 500 dollari. Il dilemma morale e culturale, secondo le organizzazioni contrarie a queste forme di caccia, si pone in virtù dell’altissima concentrazione di gatti domestici pro capite nel Paese, per cui circa una famiglia su due ne possederebbe almeno uno.

Mat Bailey, l’organizzatore dell’evento, ha riposto in modo molto diretto ed esplicito a queste critiche:

“A dire il vero non me ne frega un fico secco dei loro sentimenti. Se sono arrabbiati, non mi preoccupo. Qualcosa deve cambiare qui, stiamo facendo la nostra parte nel Paese, quindi continueremo a fare quello che facciamo e speriamo di renderlo più grande e migliore l’anno prossimo perché è un ottimo modo per farsi pubblicità e abbiamo raccolto un sacco di fondi e abbiamo avuto una giornata fantastica domenica”.

Le contro-argomentazioni del fondatore della gara

La caccia, mediante trappole, di gatti selvatici avverrebbe ad almeno 10 chilometri di distanza dalle aree abitate, in modo da scongiurare il più possibile il contatto con eventuali gatti domestici; inoltre, una volta avvistato un gatto, il cacciatore deve catturarlo e premurarsi che sia effettivamente randagio, così da ucciderlo con un colpo di fucile.

“Mi riferisco sempre a questi come al diavolo sotto metanfetamina, queste cose cercheranno di attaccarti. Sono feroci, non sono come (i gatti domestici), sono un animale diverso.”

Bailey, inoltre, preme affinché vi sia una legislazione nazionale sulla sterilizzazione obbligatoria dei gatti domestici, così come punizioni severe per chi li abbandona:

“Abbiamo bisogno di una legislazione in vigore. Abbiamo bisogno di sterilizzazione, microchip e registrazione come i vostri cani. Questi gatti hanno carta bianca e possono fare quello che vogliono e dobbiamo impedire alle persone di allevare questi animali e di abbandonarli qui in campagna”.

In merito alla violenza alla quale vengono esposti i bambini, l’organizzatore ha invece sottolineato che in luoghi rurali i giovanissimi sono fin da subito esposti alla caccia, in quanti si tratta di ambienti in cui gli animali  “vengono cacciati, scuoiati, conciati e mangiati“.

Fonti: The New Zealand Herald; 1news; The Guardian

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