di Alice Casati
Esercizi di stile per un ritorno alle origini
Come già di frequente avveniva nei suoi film, Scorsese fa una piccola comparsa in “Il Pap’occhio” di Renzo Arbore, nei panni di sé stesso. Nel 1983 torna a dirigere De Niro in “Re per una notte“, insuccesso all’epoca che con gli anni si è fatto strada tra i cult del regista. Due anni dopo è dietro la cinepresa di “Fuori orario“, che gli permette di allontanarsi dai suoi schemi più tradizionali. Un ulteriore distacco avviene con “Il colore dei soldi“, realizzato su commissione come sequel de “Lo spaccone” del 1961. Il film è un grande successo per il pubblico e vale al protagonista Paul Newman l’Oscar al miglior attore.
Desideroso di tornare fedele a sé stesso, Scorsese riprende un progetto idealizzato per circa 15 anni; nel 1988 nasce, dopo molte polemiche e contestazioni, “L’ultima tentazione di Cristo“, ispirato all’omonimo romanzo di Nikos Kazantzakis. L’umanità di Gesù è vista come eccessiva dai più religiosi, che reagiscono protestando e boicottando la pellicola; ciò determina il suo insuccesso. Fortunatamente, la sua strada segue le orme di “Re per una notte“, acquisendo notorietà con il passare degli anni.
L’approccio rivoluzionario di Scorsese
Nel 1987 Scorsese dirige Michael Jackson nel videoclip di “Bad“, tratta dall’omonimo album. Due anni dopo torna a raccontare della sua città in “New York Stories“, film collettivo diretto dalla triade che meglio sa rappresentarla. I tre episodi da 40 minuti che lo compongono, infatti, sono diretti da Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Woody Allen, ognuno con il proprio stile. Il film non riesce comunque ad ottenere un buon riscontro da parte di pubblico e critica. L’apertura degli anni ’90 segna però un altro capolavoro, che risponde al titolo di “Quei bravi ragazzi“. Nel film, tratto dal romanzo “Il delitto paga bene” di Nicholas Pileggi e con protagonista Ray Liotta, De Niro torna a recitare accanto a Joe Pesci. Il ritorno con il più fedele dei cast si rivela per Scorsese un immenso successo, nonostante il film rivoluzioni il genere gangster.
Il perpetuo rinnovamento del genere
Il 1991 vede l’uscita di “Cape Fear“, remake dell’omonimo film del 1961; la produzione è di Universal, che voleva un film più commerciale dopo essersi presa carico de “L’ultima tentazione di Cristo“. Anche questo è un enorme successo e vale a De Niro la nomination all’Oscar per il miglior attore. Totalmente diverso è il filone che segue il film successivo, “L’età dell’innocenza” del 1993; anch’esso fermentato per anni nella mente del regista, è tratto dall’omonimo romanzo del 1920 di Edith Wharton. La pellicola si ambienta nel mondo dell’alta borghesia di fine Ottocento a New York, è accuratamente studiata e dettagliata e tratta la violenza in modo molto più sottile dei lavori precedenti. Fa eco a questa osservazione il progetto che realizza nel 1995, “Casinò“. De Niro e Pesci tornano nel mondo della criminalità in un film dall’atmosfera fredda e i tratti gangster, nuovamente tratto da un’opera di Nicholas Pileggi.
Il gigante degli anni 2000
La conclusione degli anni ’90 non è delle migliori per Scorsese: il pubblico non apprezza i suoi “Kundun” e “Al di là della vita“, nonostante siano elogiati dalla critica. Non si può dire lo stesso del decennio successivo, costellato di successi e novità sul piano stilistico. L’inaugurazione avviene con un altro progetto sognato a lungo dal regista, che si incarna in “Gangs of New York” del 2002. Il kolossal, girato a Cinecittà, ha richiesto tre anni di lavoro, sforando anche il budget previsto per la sua realizzazione. La trama narra della nascita e crescita dell’America, soffermandosi sulle battaglie tra bande che le hanno dato vita.
L’epopea ottiene dieci nomination agli Oscar e avvia inoltre l’intenso rapporto lavorativo tra Scorsese e Leonardo DiCaprio, che si evolverà negli anni successivi con “The Aviator“, “The Departed – Il bene e il male“, “Shutter Island” e “The Wolf of Wall Street“. Il 2023 suggellerà la collaborazione dei due attori prediletti da Scorsese, DiCaprio e De Niro, nel suo film “Killers of the Flower Moon“.
L’assestamento del rapporto con DiCaprio
Nel 2004 Scorsese dirige il film drammatico-psicologico “The Aviator“, che ottiene cinque Oscar; DiCaprio, nei panni del protagonista Howard Hughes, vince il Golden Globe come miglior attore. L’anno seguente Scorsese realizza il documentario “No Direction Home: Bob Dylan“. Il 2006 accoglie l’ennesimo ritorno al gangster con “The Departed“, ambientato a Boston, che riprende il film del 2002 “Infernal Affairs“. Oltre al già citato DiCaprio, il film sfoggia nel cast Jack Nicholson, Matt Damon, Mark Wahlberg, Martin Sheen, Alec Baldwin e Vera Farmiga. Tra i quattro Oscar della pellicola figura il primo di Scorsese per la miglior regia. Seguono quasi quattro anni di “pausa”, interrotti dalla regia del documentario musicale “Shine a light” sui Rolling Stones.
Stimoli nuovi nei continui progetti di Scorsese
Il ritorno in grande stile avviene nel 2010, anno del capolavoro “Shutter Island“: con esso ha la possibilità di sperimentare un genere nuovo, ma restando sul sicuro nel dirigere un brillante Leonardo DiCaprio. Tratto dal romanzo “L’isola della paura” di Dennis Lehane, il film è stato il maggior incasso di Scorsese nel weekend di apertura. La sperimentazione prosegue subito dopo con l’adattamento del romanzo di Brian Selznick “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret“, dal titolo “Hugo Cabret“. Il film in 3D ottiene undici candidature agli Oscar, vincendone cinque, e lancia i giovani protagonisti Asa Butterfield e Chloë Grace Moretz. Tra gli altri lavori di quel periodo figurano il restauro di “C’era una volta in America” di Sergio Leone e il documentario “Living in the Material World“, dedicato al chitarrista George Harrison.
La teoria dell’eterno ritorno
“The Wolf of Wall Street” del 2013, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Jordan Belfort, riprende alcuni tratti di “Quei bravi ragazzi“. DiCaprio ottiene il secondo Golden Globe e il film totalizza cinque nomination agli Oscar. Gli ultimi progetti di Scorsese sono stati “Silence” del 2016, film a cui ha lavorato per vent’anni, tratto dal romanzo di Shūsaku Endō, e “The Irishman” del 2019. Quest’ultimo ha un valore fondamentale per il regista, che, dopo quasi 25 anni, si ricongiunge al suo miglior protagonista, Robert De Niro, insieme a Joe Pesci e Al Pacino. Il film ha avuto una ricezione del tutto positiva, elogiato da pubblico e critica, contando dieci candidature agli Oscar. Gli elementi tradizionali del regista si fondono bene con le innovazioni e non stridono con il nuovo periodo storico. Per questo motivo, tra i suoi progetti futuri, spicca per aspettative il nuovo film “Killers of the Flower Moon“.
Curiosità sulla vita di Martin Scorsese
- Ha ufficialmente la cittadinanza italiana dal 2018, ottenuta 13 anni dopo aver formulato la richiesta;
- Il vero cognome della sua famiglia era “Scozzese”, ma è stato cambiato per un errore di trascrizione all’anagrafe;
- Tra i suoi film preferiti menziona “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick, “8½” di Fellini e “La donna che visse due volte” di Hitchcock.
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