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Nazionale italiana e attaccanti: soluzioni temporanee per arginare una crisi profonda

di Cristian Castellini

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A breve da Coverciano sarà emessa la lista dei convocati da Roberto Mancini per le partite del girone di qualificazione all’Europeo 2024. Se negli altri reparti la situazione è accettabile, soprattutto per quanto riguarda centrocampo e porta, c’è invece una grande penuria di punte offensive da convocare tra le fila della Nazionale.

I nomi più affermati in affanno

L’Italia ha un bomber di prim’ordine: Ciro Immobile. Alla Lazio si sente la differenza fra averlo o meno in partita, e questo discorso può valere anche per la Nazionale, nonostante le difficoltà spesso incontrate nell’essere incisivo. Il problema fondamentale è che sta avendo poco minutaggio in questa stagione per problemi fisici di vario tipo, e l’ultimo risentimento al bicipite femorale potrebbe pregiudicare la sua convocazione.

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Ciro Immobile (@Shutterstock)

Guardando altrove: Gianluca Scamacca si trova al West Ham, squadra di Premier League che sta conducendo una stagione terribile, lottando per non retrocedere. Le ambizioni europee si sono scontrate con la cruda realtà, e l’ex Sassuolo sta trovando poco spazio. Giacomo Raspadori, suo ex compagno, vede poche volte il campo con il Napoli, giocando gli scampoli di partita lasciati dal tridente titolare partenopeo. Altre punte di ruolo convocabili sarebbero Andrea Pinamonti e Moise Kean, il primo poco incisivo in questa stagione, l’altro utilizzato come riserva da Massimiliano Allegri. Oltre a questi i nomi diventano decisamente meno “attraenti”: João Pedro, Mario Balotelli, Francesco “Ciccio” Caputo, Andrea Petagna.

Lavoro sui giovani: novità a Coverciano

Wilfried Gnonto è stato l’apripista per la convocazione di giovani attaccanti italiani che non militano nel nostro campionato. La Nazionale ha portato il classe 2003 a fare il salto di qualità, passando dallo Zurigo al Leeds; fatto sta che non si tratta di una prima punta, bensì di un’ala o seconda punta.

Pare che Mancini sia intenzionato a portare anche giovani dalla Serie B per rimpinguare il reparto offensivo in vista del futuro. È evidente, però, che ci siano falle nel sistema calcistico italiano, visto che in nessuna grande squadra del nostro campionato giocano regolarmente punte italiane, fatta eccezione per la Lazio dell’ormai veterano Immobile. Basti pensare che Inter e Milan non hanno nessun italiano fra gli attaccanti. E la cosa preoccupa da tempo il CT della Nazionale, come testimoniano le dichiarazioni raccolte dall’ANSA.

Il patrimonio degli oriundi in Nazionale

L’Italia è stata duramente investita dal fenomeno dell’emigrazione nel corso della sua storia. In particolare verso le Americhe, dove fra ‘800 e ‘900 si sono trasferiti moltissimi nuclei familiari dalla nostra Penisola.

Oggi in questi luoghi sono tantissime le persone che discendono da italiani, dai quali hanno ereditato il passaporto o la cittadinanza per ius sanguinis. Da sempre la nostra Nazionale ha avuto giocatori nati altrove; basti pensare a Jorginho, Emerson Palmieri e Rafael Toloi, italo-brasiliani vincitori di EURO 2020 con Roberto Mancini, oppure Mauro Germán Camoranesi, nato in Argentinacampione del Mondo nel 2006. Nel passato si trovano, fra gli altri, i casi di José Altafini, Antonio Angelillo e Omar Sivori, convocati negli anni ’60, oppure ancora prima nell’Italia campione del Mondo per due volte consecutive nel 1934 e nel 1938, che ha accolto moltissimi giocatori di nascita argentina, uruguaiana o brasiliana.

Jorginho (@Shutterstock)

Per tamponare questo problema, Roberto Mancini e la FIGC hanno deciso di tornare a battere il Sudamerica alla ricerca di talenti per cui valga la pena di muoversi per garamtirgli un posto nella nostra Nazionale. L’ultimo caso è quello di Mateo Retegui, giovane argentino di origine italiana grazie al nonno materno di Canicattì. Si tratta di un centravanti classe 1999 piuttosto completo, che ha iniziato nelle giovanili del River Plate per poi essere prelevato dal Boca Juniors. Da qui una serie di prestiti lo ha portato in varie squadre argentine: Estudiantes, Talleres e Tigre, dove milita tuttora. Nel campionato sudamericano ha stupito, ma ci si chiede se sarà in grado di incidere in un contesto ben più pressante come quello della Nazionale italiana di calcio. La fiducia di Mancini c’è ed è necessaria, visto che manca un numero 9 di un certo peso per il futuro.

Conclusioni

La crisi di punte nel nostro Paese è lampante, ed è vitale trovare soluzioni alternative. Dai settori giovanili di squadre piccole e grandi escono pochi prospetti entusiasmanti, frutto di un lavoro probabilmente rivedibile. Solo il futuro saprà dirci se puntare su giovani oriundi sarà una buona scelta; forse però bisognerebbe lavorare per risanare un sistema calcistico poco all’avanguardia…

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