“Masters of The Universe: Revelation” arriva alla sua conclusione. Gli ultimi 5 episodi sono disponibili su Netflix dal 23 Novembre.
La serie animata sequel del cult anni ’80, giunge alla conclusione. Questi episodi finali hanno reso lo show ideato da Kevin Smith un prodotto soddisfacente per i fan? Oppure hanno fallito con quanto di buono mostrato nel primo ciclo di episodi di “Masters of The Universe: Revelation”?
“Masters of The Universe: Revelation” con i suoi primi episodi, si era conclusa con Skeletor vincitore. Il villain ha sconfitto il principe Adam e i suoi alleati, riuscendo così ad ottenere la Spada del Potere. Ed è proprio da questo sconvolgente finale che la serie riprende il suo racconto. Ma la domanda sorge spontanea: “Masters of The Universe: Revelation” è riuscita a mantenere tutti i suoi elementi positivi fino al suo ultimo episodio?
Uno dei pregi della prima parte della nuova serie dedicata ai Masters of the Universe, è l’approfondimento fatto ai suoi personaggi. Purtroppo in questi 5 episodi, il lavoro fatto in precedenza viene vanificato a scapito dell’azione. Nonostante questa sia ben animata e molto godibile, la maturità mostrata nella prima parte viene sacrificata per arrivare semplicemente allo scontro finale.
L’unico pregio dal punto di vista della scrittura dei personaggi, è il lavoro fatto su Evil-Lyn. La strega alleata di Skeletor, si rivela essere il personaggio con lo sviluppo migliore nel corso dei 10 episodi. Nella seconda parte della serie, viene esplorata anche la sua backstory. Seppur breve, rende la strega uno dei protagonisti più interessanti e con più potenziale in “Masters of The Universe: Revelation”. Ma il problema più grande di questo ciclo di episodi tocca l’elemento di maggior critica da parte dei fan più accaniti: Teela.
Se nella prima parte lo spazio dato a Teela è stato apprezzato, anche perché i suoi alleati sono stati approfonditi insieme a lei, non si può dire lo stesso in questi 5 episodi. Teela cade nella “trappola” del classico viaggio dell’eroe. Per portare a termine questa missione, Kevin Smith “sacrifica” non solo i vari comprimari, ma un approfondimento del mondo di “Masters of The Universe: Revelation” a “vantaggio” della sua protagonista.
La prima parte aveva mostrato molto potenziale riguardo l’aspetto psicologico dei suoi personaggi. Invece gli ultimi episodi “cancellano” questo aspetto e danno la priorità al prevedibile viaggio interiore di Teela. Prevedibile perché ci si aspettava molto di più dopo la prima parte. Altro problema è il trattamento riservato al personaggio più iconico del brand: He-Man. Nonostante abbia più spazio, l’eroe non emerge al di fuori delle scene di combattimento, rendendo così il personaggio più iconico del marchio un semplice pretesto narrativo. E questo non è assolutamente un pregio. He-Man e i vari comprimari non hanno lo spazio che meritano, rendendo così di fatto “Masters of The Universe: Revelation” non più una serie corale.
Per ultimo, ma non meno importante, è la gestione del world building. Nonostante il vasto potenziale di ambientazioni e contesto, “Masters of The Universe: Revelation” non riesce a mettere in chiaro allo spettatore, che sia un fan sfegatato o meno, l’universo narrativo. Molti dettagli restano ancora adesso poco chiari o sconosciuti. Ma con un finale che lascia presagire una seconda stagione, potremmo avere delle risposte.
“Masters of The Universe: Revelation” a causa del suo ultimo ciclo di episodi, si rivela un’occasione sprecata. La possibilità di dare nuova linfa ad un brand anni ’80 per bambini attraverso un tono maturo al punto giusto, viene vanificato da scelte narrative discutibili. L’importanza data a Teela era giusta come fatto nella prima parte, alternando l’eroina ai suoi alleati. Mentre in questa seconda stagione vediamo la bilancia pendere verso di lei e contraddire così il titolo dato alla serie.
Se vi siete imbattuti per caso nella recensione della seconda parte di questa serie e volete leggere il parere riguardante la prima e molto altro, continuate a seguirci su NCS.
di Gabriele Di Nuovo
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