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“L’Elefante del Mago”, la recensione: E se si tornasse a credere nell’impossibile?

di Domenico Scala

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“L’Elefante del Mago”, disponibile dal 17 marzo in catalogo su Netflix, è un film d’animazione per la regia di Wendy Rogers, all’esordio come regista e già in precedenza al lavoro sull’animazione in digitale di diversi film DreamWorks come “Shrek” o “Spirit – Cavallo Selvaggio”. La pellicola è tratta dall’omonimo e pluripremiato romanzo per l’infanzia di Kate DiCamillo, che racconta la storia di Peter, un ragazzino alla ricerca di sua sorella. Tra i protagonisti della vicenda c’è ovviamente anche il Mago del titolo, a cui presta la voce in lingua originale Benedict Wong (doppiato da Angelo Maggi), interprete anche di un altro mago particolarmente amato dal grande pubblico, ovvero il Wong del Marvel Cinematic Universe.

“L’Elefante del Mago” – Premesse

“L’Elefante del Mago” è una pellicola senza grandi pretese, molto semplice nella messa in scena quanto molto precisa nella scrittura, curata da Martin Hynes. L’intera vicenda narrata in poco più di un’ora e mezza restituisce un senso di piena circolarità, che lascia belle sensazioni allo spettatore, soprattutto ai più piccoli, a cui chiaramente il prodotto è rivolto.

Si, perché il film è destinato ai bambini, ma non per questo risulta banale o tremendamente retorico; riesce infatti a garantire loro non soltanto un valido intrattenimento ma anche insegnamenti di fondo per niente scontati in questo particolare periodo storico, per quanto un po’ abusati negli ultimi anni. Quella di Peter è una storia di sogni, di speranza, di fede e perché no, di coraggio e riscatto, in un paese in cui tutto è impossibile, perché semplicemente ognuno sembra essersi assuefatto più o meno passivamente ad una vita grigia e senza particolari emozioni.

 

L'Elefante del Mago

La riscoperta del possibile

Baltese è un piccolo paesino di montagna che in un imprecisato dopoguerra non riesce più a vivere la “magia” di un tempo. La gioia è scomparsa dai volti delle persone e il cielo di Baltese è allo stesso modo perennemente grigio, coperto in eterno da una spessa coltre di nuvole; perfino la contessa non ride più ormai da anni, dopo aver perso un fratello in guerra. Ed è in questo contesto che una misteriosa chiromante rivela a Peter che trovare sua sorella Adele, da tempo creduta morta, è possibile seguendo un’elefantessa.

Ed effettivamente il pachiderma arriva magicamente di lì a poco grazie ad un prestigiatore piuttosto in difficoltà; l’uomo sembra infatti essere davvero in grado di praticare la magia, ma ha bisogno che il suo pubblico e la gente che assiste credano in lui e nella sua arte. Così, in un tentativo estremo di riscatto (che lui ritiene fallito!) compare misteriosamente dal nulla l’animale che nei giorni seguenti cambierà la storia del paesino al centro di questa vicenda.

 

L'Elefante del Mago

 

Peter dovrà quindi convincere tutti che l’impossibile non esiste, e gli si presenterà l’occasione idonea allo scopo nel momento in cui il Re in persona decide di sfidarlo ideando tre prove ritenute per l’appunto impossibili da superare; in palio il possesso dell’elefantessa! Convinto che l’animale possa davvero portarlo a ricongiungersi con sua sorella, il ragazzino non cede alle difficoltà e affronta con convinzione le prove, non rendendosi conto che la sorella è già “in viaggio” verso di lui per ammirare la nuova amica caduta dal cielo, proprio come un segno del destino.

Conclusioni finali

In definitiva, “L’Elefante del Mago” è un racconto semplice ma molto efficace, portato in scena con tanta cura nella realizzazione. Gli autori dimostrano di aver avuto cuore nel portare avanti il progetto, forti evidentemente di una base già molto valida di suo, quale dev’essere il romanzo di Kate DiCamillo. Nonostante non sia un prodotto di punta della piattaforma, riesce ad essere un valido intrattenimento per bambini, a cui riserva anche un bel messaggio di fondo. Nonostante pecchi un po’ per quanto riguarda il tipo di animazione utilizzata, Wendy Rogers dimostra di poter lavorare ancora su prodotti simili; non a caso, sempre per Netflix, è al lavoro su un altro film d’animazione di prossima uscita: “The Extincts”, tratta a sua volta dai romanzi di Veronica Cossanteli.

Pro:

  • La poetica di fondo; il film lascia sensazioni piacevoli, settato come fosse una fiaba d’altri tempi, ma più che mai attuale. Si percepisce perfettamente che il materiale originario è cartaceo, e quest’adattamento ne restituisce al meglio la natura formativa e pedagogica;
  • Il finale agrodolce; nonostante il target di riferimento potesse in questo caso rappresentare un limite, non si cade nella tentazione di chiudere tutto con un “e vissero per sempre felici e contenti”. Si preferisce piuttosto soffermarsi sull’incontro con qualcosa di straordinario e sull’impatto che ha e che resta nella memoria delle persone;
  • L’assenza di un villain; ricollegandoci al punto precedente, il film non opta per un classico cattivo di turno, come nella maggior parte dei film d’animazione. Si focalizza semmai su altri aspetti della vita quotidiana delle persone, chiamate anche ad interrogarsi su sé stesse.

Contro:

  • Lo stile d’animazione; la tecnica digitale scelta (probabilmente a causa di limiti di budget) rende allo spettatore una sensazione di film “vecchio” di almeno un lustro, se non di più. Nonostante ciò non ne infici la visione e le animazioni in sé risultino comunque buone, non si può comunque non considerarlo un importante contro, data la caratura delle animazioni a cui siamo ormai abituati;
  • Qualche alto e basso; di tanto in tanto i dialoghi e le situazioni in generale strizzano un po’ troppo l’occhio al target di riferimento. In più di un’occasione ci si lascia andare a qualche scenetta di troppo o a qualche frase eccessivamente banalotta…

Ecco a voi il trailer italiano ufficiale de “L’Elefante del Mago”:

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