di Enrico Tiberio Romano
A Lecce un detenuto si è finto un “pentito”, o collaboratore di giustizia, solo per ottenere un colloquio con il Pubblico Ministero e poi eliminarlo. Fortunatamente il suo piano non è andato a buon fine.
Il finto pentito di Lecce e il tentato attentato al PM
Un detenuto ha simulato l’intenzione di voler collaborare con la giustizia al solo fine di ottenere un incontro con il PM della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, per tagliarle la gola durante l’incontro. Il responsabile sarebbe un quarantaduenne chiamato Pancrazio Carrino, coinvolto nell’operazione chiamata “The Wolf” che portò la magistratura salentina, nel luglio 2023, a smantellare il clan Lamendola-Cantanna. Il bersaglio era la pm titolare dell’inchiesta che portò a ben 22 arresti grazie anche al lavoro del gip Francesca Mariano.
Sia la Ruggiero che la Mariano finirono presto sotto scorta a causa delle minacce di altri esponenti del clan. Sotto casa della Mariano in particolare è stata lasciata una testa di capretto con un coltello. Dopo pochi giorni si tenne un primo incontro con gli investigatori salentini alla presenza della pm Ruggiero.
In questa circostanza Carrino avrebbe cercato di uccidere la pm. Lo stesso Carrino poi trasferito a Terni ha rivelato che al primo interrogatorio si era presentato con un pezzo di ceramica prelevato dal bordo interno del water della cella di isolamento in cui si trovava. Chiese di andare in bagno dove recuperare l’arma improvvisata, infilandola poi nella biancheria, pronta per l’uso.
Fu solo grazie alla perquisizione del tenente dei carabinieri Alberto Bruno, all’epoca in servizio a San Vito dei Normanni che si evitò un’ennesima tragedia nella storia della magistratura italiana. Notizia riportata da ANSA e LeccePrima
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