di Redazione NCI
La mascherina è ormai diventata parte integrante dei nostri outfit quotidiani. Da quasi due anni è quell’oggetto che, insieme a portafogli e telefono, abbiamo sempre con noi senza quasi accorgercene.
Nei periodi di maggior diffusione del Covid-19, è obbligatorio indossarla anche all’aperto per evitare di incappare in multe o segnalazioni. Ma quello che è successo nella giornata di ieri a Latina ha dell’incredibile, e riguarda proprio… una normale mascherina.
La vicenda della “mascherina incriminata”
Stando alla ricostruzione di Tgcom24, un malvivente della provincia laziale, durante il colloquio con la Cassazione, ha provato a difendersi con una scusa, tramite il suo legale.
Il rapinatore avrebbe messo in atto una rapina con indosso una mascherina chirurgica; all’udienza avrebbe poi chiesto alla Corte di non considerare il DPI come un travestimento del volto, ma come un semplice “rispetto della legge e dell’emergenza sanitaria“.
La decisione della Cassazione
La seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha giudicato infondato il ricorso e ha condannato il rapinatore al pagamento delle spese legali.
Il Giudice si è espresso con le seguenti parole nei confronti del malvivente: “Il travisamento medesimo risulta essere stato materialmente collegato alla commissione del delitto e comunque idoneo a rendere difficoltoso il riconoscimento dell’autore del fatto. La presenza di un evidente nesso di necessaria occasionalità con il fatto illecito contestato esclude la possibilità di ritenere tale condotta alla stregua di mero adempimento del dovere“.
L’uomo, quindi, non ha trovato fortuna con la sua scusa. Nonostante il gesto apprezzabile, il suo gioco per salvarsi non ha dato i risultati sperati, soprattutto davanti ad un Giudice, affiancato da una Corte. In pratica, secondo il condannato, il rispetto della normativa non dovrebbe costituire un aggravante del delitto di rapina.
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Di Enea Bacciocchi
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