di Redazione NCI
“John Wick non era esattamente l’Uomo Nero. Era quello che mandavi a uccidere il f…o Uomo Nero. John è concentrazione pura, impegno totale, e volontà ferrea. Una volta l’ho visto uccidere tre uomini… con una matita. Una c…o di matita.”
A quale appassionato di cinema non si accende una lampadina sentendo questa frase? Per chi invece non avesse colto la citazione, si tratta del primo capitolo di “John Wick“. La saga, composta da tre film usciti tra 2014 e 2019 e un quarto previsto per il 2023, ha dato vita a uno dei franchise più noti al mondo. I film devono gran parte della loro fama all’attore principale, Keanu Reeves, allora già conosciuto per il suo ruolo da protagonista in “Matrix“. Dunque, che siate appassionati che vogliono approfondire questa saga o che siate nuovi e vogliate scoprirla, ecco 5 curiosità su “John Wick”.
1. Essere John Wick
Il titolo del film prende il nome direttamente dal suo protagonista. Questa scelta, però, non è stata immediata né semplice. In primo luogo perché il film inizialmente aveva un nome diverso. Il regista Derek Kolstad, infatti, l’aveva chiamato “Scorn”, ovvero “disdegno”, “disprezzo”, coerentemente con ciò che accade nei film. Al momento dell’uscita, nel 2014, il nome fu però cambiato in “John Wick” perché, come spiegato da Kolstad stesso, Reeves continuava a chiamarlo con il nome del personaggio. Fu quindi una scelta di marketing, che gli avrebbe portato diversi milioni di dollari grazie alla pubblicità gratuita dell’attore.
Il secondo motivo per cui la scelta del titolo fu così intricata è dovuto proprio alla sua derivazione. Kolstad, infatti, aveva chiamato il personaggio come suo nonno, un ricco uomo d’affari. Il timore era però che il vero John avrebbe preso come un insulto l’essere paragonato ad un serial killer. Il nonno di Kolstad si rivelò invece lusingato da questa scelta.
2. L’amore di una moglie
Nei film la moglie defunta di John, Helen Wick, è interpretata da Bridget Moynahan. Il personaggio appare solo nei flashback del marito e si dimostra amorevole e gentile, a discapito delle azioni di lui. L’attrice ha dichiarato che, per dare al meglio questa impressione, non aveva letto di proposito l’intera sceneggiatura, in modo da non poter essere influenzata dai suoi omicidi neanche volendo. La sua dichiarazione:
“C’era una larga parte della storia di cui non volevo essere informata. Non volevo né avevo bisogno di conoscere quel lato di John. Helen portava amore, luce e gioia nella sua vita. Conoscere l’altra parte di essa l’avrebbe resa una storia diversa per me”.
3. Silenzio letale
L’azione è la caratteristica principale della saga: non si può certo dire che siano film che qualcuno vede per rilassarsi. L’adrenalina delle sequenze d’azione, l’angoscia degli inseguimenti, non manca nulla per collocarlo in questa categoria. Nonostante questo, pochi sanno che la produzione ha dovuto prestare estrema attenzione alle scene d’azione, non solo per la sicurezza. Il problema erano i permessi concessi alla regia. Per le sparatorie, ad esempio, non era permesso utilizzare le munizioni a salve, che furono quindi sostituite da flash generati a computer. I permessi vietavano anche alle auto di accelerare, nonostante le strade bloccate.
4. Un tuffo nel passato
Nel film sono presenti alcuni riferimenti alla celebre trilogia che ha lanciato Keanu Reeves, “Matrix”. Nel terzo capitolo, ad esempio, è presente una citazione evidente. Il protagonista pronuncia la frase “Armi. Molte armi.”, ripresa dalla scena di “Matrix” in cui Neo risponde così ad una domanda di Tank. Un altro riferimento, seppur indiretto, si ha con la presenza di Lawrence Fishburne, di nuovo a fianco a Reeves sul grande schermo. Anche altri attori di Matrix sono presenti nei film, come Daniel Bernhardt, Randall Duk Kim e i produttori e registi Chad Stahelski e David Leitch.
5. La realtà dietro la sceneggiatura
La storia del film è ispirata alla storia vera di Marcus Luttrell, un Navy Seal texano che partecipò all’operazione “Red Wings” del 2005 in Afghanistan. Luttrell aveva ricevuto in dono un cucciolo di Labrador, chiamato Dasy. Nel 2009, la notte del primo aprile, il soldato sentì dei colpi di pistola e trovò il suo cane ucciso e i criminali in fuga in auto. Subito prese le sue pistole e si mise all’inseguimento. Nel momento in cui ebbe la possibilità di ucciderli, però, decise di risparmiarli, dicendo di aver già ucciso troppe persone. I malviventi furono arrestati poco dopo.
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di Alice Casati
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