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Insigne-Napoli: la storia di un amore eterno

di Alessandro Colepio

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Nella vittoria per 3 a 0 ottenuta ieri dal Napoli sul Genoa, Lorenzo Insigne ha calpestato per l’ultima volta l’erba del Diego Armando Maradona di Napoli. Il capitano azzurro è anche riuscito ad andare in gol per l’ultima volta davanti ai suoi tifosi; questi l’hanno poi omaggiato con cori, striscioni e gesti d’amore durante il giro di campo finale.

Nonostante ciò, qualcuno si è discostato dal coro di elogi al numero 24 del Napoli: “Non ci sono più le bandiere di una volta“, “Adesso ti asciugherai le lacrime coi soldi” sono solo alcuni dei commenti di disprezzo che si possono leggere sotto i profili social del club e del giocatore.

La realtà, però, è ben diversa. Quella tra Insigne e il Napoli è una storia d’amore vera, intensa, di quelle che non sempre finiscono con “e vissero per sempre felici e contenti”, e che raccontano un legame così forte, che nemmeno il tempo può spezzarlo. E per celebrare questo amore, noi di NCC vogliamo raccontare tutti i momenti più importanti dell’esperienza al Napoli del giocatore: fra gioie, dolori e tanto, tanto affetto.

Le giovanili, l’esordio e i prestiti

Lorenzo Insigne nasce a Napoli il 4 giugno del 1991. Cresce a Frattamaggiore e a 15 anni entra nel settore giovanile del Napoli. A 18, Donadoni lo nota e lo aggrega al gruppo della prima squadra, con cui inizia ad allenarsi. Dopo l’esonero dell’allenatore subentra poi Walter Mazzarri, che gli concede a gennaio del 2010 l’esordio in un LivornoNapoli 0-2.

Al termine della stagione viene girato in prestito al Foggia, in Serie C, sotto la guida di Zeman. In maglia rossonera mette a segno le prime reti da professionista, e proprio il tecnico boemo lo porta con sé al Pescara, in Serie B. Qui, Insigne avrà la sua consacrazione; con 18 reti e 14 assist riporta la squadra abruzzese in Serie A e, a pari merito con i compagni Immobile e Verratti, si guadagna il titolo di miglior giocatore del campionato.

Il ritorno a Napoli e la nascita dell’icona

Nella stagione 2012/13 rientra dal prestito e sceglie la maglia numero 24, che non si toglierà più. Mette a segno il primo gol il 16 settembre 2012, da subentrato, contro il Parma. Inizia quindi ad accumulare sempre più minutaggio, anche se spesso dalla panchina, e chiude la stagione con 5 reti in 37 presenze.

Nelle annate successive diventa un titolare fisso dello scacchiere di Mazzarri prima e Benitez poi: segna il primo gol in Champions League, su punizione, il 18 settembre 2013 contro il Borussia Dortmund. Si ripete poi in Europa League, in Serie A e perfino in Coppa Italia: nella finale contro la Fiorentina segna una doppietta e vince il suo primo trofeo col Napoli.

Dopo un brutto infortunio al crociato, che gli fa perdere buona parte della stagione 2014/15, rientra in campo a fine campionato, poco prima dell’annuncio del nuovo allenatore: Maurizio Sarri. Col tecnico toscano Insigne trova da subito il feeling, e diventa uno dei leader della squadra. Alla prima stagione con il nuovo allenatore mette a segno 12 gol e supera anche la soglia delle 100 presenze col Napoli. La sua qualità viene inoltre messa al servizio di Higuain, che anche grazie agli assist del numero 24 raggiunge quota 36 gol in Serie A.

L’anno successivo, a causa della partenza dell’argentino e l’infortunio di Milik, Mertens viene schierato come falso 9. Il belga completa alla perfezione il tridente con Callejon e Insigne, che verrà esaltato dalla qualità dei compagni di reparto. L’azzurro realizza 18 reti in Serie A, una in Coppa Italia e una al Bernabeu, contro il Real Madrid, durante gli ottavi di finale di Champions League. Sono 20 i gol totali, suo nuovo record personale dai tempi del Pescara.

Napoli

Maurizio Sarri (@Shutterstock)

La fascia di capitano e i successi

Nel triennio della gestione Sarri, il Napoli non riesce a vincere lo Scudetto. Poi, con l’addio del toscano e l’arrivo di Ancelotti, Insigne diventa il nuovo capitano del Napoli, complice anche l’addio di Hamsik. Con Ancelotti viene impiegato da seconda punta e fatica più del previsto, ma riesce comunque a mettere a segno 14 gol.

L’arrivo di Gattuso, nel dicembre del 2019, cambia completamente il rendimento della squadra e di Insigne. Il numero 24 diventa il riferimento assoluto dell’attacco azzurro, segnando 13 gol e trascinando il Napoli alla vittoria della finale di Coppa Italia contro la Juventus.

L’anno successivo, nella stagione 2020/21, attraversa il periodo migliore della sua carriera: mette a segno 19 gol in Serie A, suo miglior risultato, e vince il premio di miglior giocatore del mese di marzo. Napoli impazzisce per il suo capitano, un ragazzo della città che guida un popolo intero verso la gloria. La sua grande stagione lo rende inoltre uno dei titolari fissi della Nazionale all’Europeo 2021, dove si rende uno dei protagonisti della cavalcata trionfale degli azzurri, e il suo gol (col classico tiro a giro) contro il Belgio fa il giro del mondo.

Napoli

Nazionale italiana (@Shutterstock)

Gli screzi e l’addio al Napoli

Di ritorno dalla campagna europea, cominciano i problemi. Insigne è in scadenza di contratto e si siede al tavolo con la società per discutere il rinnovo: la proposta economica è, però, troppo lontana dalle sue richieste. Nonostante sia un titolare fisso e il capitano della rosa, il club non vuole sbilanciarsi troppo sullo stipendio.
Le due parti decidono così di separarsi, e Insigne accetta l’offerta del Toronto, club della MLS, pur di non dover affrontare in futuro la sua squadra del cuore.

A questo punto, arriviamo al presente: ormai il Napoli e il suo capitano stanno per salutarsi, e forse non si incroceranno mai più. Ma nonostante questo addio possa fare male sia ad Insigne che ai tifosi, i loro cuori saranno sempre legati dal ricordo di quel giovane ragazzo dal piede fatato che è riuscito nel suo sogno ed è diventato la guida del suo popolo.

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