di Gabriele Di Nuovo
Disponibile dal 1° dicembre su Netflix, “Il Potere del Cane” è il nuovo film scritto e diretto da Jane Campion. Nel cast troviamo Benedict Cumberbatch, Jesse Plemons, Kirsten Dunst e Kodi Smit-McPhee.
Presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Il potere del cane” è il film che vede il ritorno alla regia di Jane Campion. Con la vittoria del Leone d’argento per la miglior regia, la regista neozelandese si candida così agli Oscar 2022. Ma nonostante la vittoria a Venezia e la performance di Benedict Cumberbatch, la pellicola aggiunge qualcosa di interessante al genere western?
Un fratello da proteggere
Montana 1925. Phil Burbank (Benedict Cumberbatch) è un cowboy duro, crudele e misogino, che gestisce insieme al fratello George (Jesse Plemons) il ranch più grande della vallata. George è l’opposto di suo fratello: elegante, impacciato e di buon cuore.
Quando quest’ultimo sposa Rose (Kirsten Dunst), una vedova del posto, Phil vede in lei una minaccia e intraprende una guerra psicologica contro la donna. Per portare a termine la sua missione, il brusco cowboy userà il figlio di Rose, Peter (Kodi Smit-McPhee). Questa lotta porterà a galla segreti che potrebbero cambiare gli equilibri della famiglia Burbank.
Basato sull’omonimo romanzo del 1967 scritto da Thomas Savage, “Il potere del cane” è una pellicola che cerca di raccontare una storia inedita in un’ambientazione western. Ma nonostante i presupposti intriganti e l’ottima regia, il film non riesce ad interessare lo spettatore.
Un racconto freddo
Il problema più grande della pellicola diretta da Jane Campion è la sceneggiatura. Il racconto non è fluido, e per tutta la durata del film è difficile capire cosa voglia raccontare. Nonostante i presupposti e le tematiche attuali che vengono trattate nel romanzo, “Il potere del cane” non riesce a far emergere al meglio tutti questi elementi. Combinando il western al thriller psicologico, la Campion cerca di portare su schermo un racconto intimo, ma allo stesso tempo una pellicola che aumenta progressivamente la tensione.
Non riuscendo completamente in questa combinazione di generi differenti tra loro, l’opera fallisce nel suo utilizzare il western come sfondo per un racconto che si distacchi dalla classica epica del genere. Nei suoi 126 minuti di durata, porta avanti la storia in modo inerziale, cercando la “scintilla” con le performance dei suoi attori.
Un cast che funziona a metà
Sul fronte cast, “Il potere del cane” è un 50/50. Se da un lato abbiamo una grandissima performance di Benedict Cumberbatch e Kodi Smit-McPhee, non possiamo dire lo stesso per Jesse Plemons e Kirsten Dunst. I due, fidanzati nella realtà, purtroppo non riescono a regalare una prestazione di livello, a causa della scrittura dei loro personaggi. Soprattutto nel caso della Dunst, l’attrice non è sembrata completamente nella parte.
Benedict Cumberbatch e Kodi Smit-McPhee regalano invece allo spettatore una performance sontuosa; a prevalere è però l’attore inglese. Infatti, vediamo Cumberbatch in un ruolo completamente inedito per la sua carriera, soprattutto per chi è abituato a vederlo nei panni del Doctor Strange nei film della Marvel. Nonostante oltreoceano abbia diviso la critica, il lavoro svolto da Benedict Cumberbatch sul suo Phil è da nomination agli Oscar 2022.
Ad opporsi alla grande performance di Benedict Cumberbatch, abbiamo il giovanissimo Kodi Smit-McPhee. Anche per l’attore australiano, che insieme a Cumberbatch regge la pellicola, potrebbero aprirsi le porte per una potenziale nomination al premio più ambito per la carriera di un attore. È proprio il rapporto tra i loro personaggi a funzionare effettivamente per tutta la durata del lungometraggio.
Una grandissima regia
A 12 anni dalla sua ultima regia, Jane Campion con “Il potere del cane” regala delle immagini suggestive. I paesaggi del Montana presenti all’interno della pellicola, sono visivamente spettacolari e rispecchiano completamente il territorio nel 1925.
Ad accompagnare le bellissime riprese della regista, troviamo la fotografia di Ari Wegner. I colori delle immagini riescono a rappresentare l’ambientazione western dove si muovono i protagonisti. Infine la ricostruzione fedele del periodo è un valore aggiunto per l’opera, soprattutto dal punto di vista estetico e visivo. Nonostante questo, “Il potere del cane” si rivela un film freddo, non per la sua ambientazione, ma per il suo racconto.
Considerazioni finali
“Il potere del cane” è un film che punta alla vittoria degli Oscar 2022. Nonostante un cast di livello però, seppur sfruttato a metà, la pellicola non riesce ad intrigare lo spettatore. Se il potenziale narrativo del romanzo del ’67 scritto da Thomas Savage è molto grande, Jane Campion non riesce a portare quei sentimenti e quelle tematiche nei 126 minuti della sua pellicola.
Pro
- La regia di Jane Campion e la fotografia di Ari Wegner;
- Le performance di Benedict Cumberbatch e Kodi Smit-McPhee.
Contro
- La sceneggiatura che non rende giustizia all’omonimo romanzo;
- Jesse Plemons e Kirsten Dunst non completamente in parte;
- Nelle sue 2 ore e 6 minuti di durata, quello che resta è solo una pellicola fredda.
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di Gabriele Di Nuovo
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