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I Cavalieri dello Zodiaco, la recensione: bruciare il cosmo e non solo…

Al cinema solo dal 26 al 28 giugno, “I Cavalieri dello Zodiaco” è un film diretto da Tomek Bagiński. Il cast della pellicola è formato da Mackenyu, Madison Iseman, Sean Bean, Famke Janssen, Nick Stahl e Mark Dacascos.

Basato sull’omonimo manga e anime creato da Masami Kurumada nel 1986, “I Cavalieri dello Zodiaco” arrivano in live action sul grande schermo. Dopo una lunga gestazione del progetto, ritrovandosi anche ad affrontare la pandemia di COVID-19, il film diretto da Tomek Bagiński arriva nelle sale italiane come evento speciale. Ma la domanda che sorge spontanea è solo una: “I Cavalieri dello Zodiaco” è un buon adattamento della celebre opera di Kurumada? La risposta è assolutamente no. Utilizzando l’incipit della nuova serie animata 3D che debuttò su Netflix prima di arrivare con la seconda stagione su Crunchyroll, il live action targato Sony e TOEI Animation fallisce sotto ogni punto di vista. Dalla regia e alla scrittura, fino ad arrivare al suo cast nonostante la presenza di nomi come Sean Bean e Famke Janssen, “I Cavalieri dello Zodiaco” mostra ancora una volta i limiti degli adattamenti live action di celebri opere giapponesi.

Bruciare il cosmo

Seiya (Mackenyu) è un giovane ragazzo che partecipa a dei combattimenti clandestini per sopravvivere e cercare la sua perduta sorella. Uno di questi combattimenti farà scoprire al ragazzo di possedere un grande potere e lo metterà sulla strada di Alman Kido (Sean Bean). L’uomo incarica Seiya di proteggere sua figlia Sienna (Madison Iseman), che si rivelerà essere la reincarnazione della Dea Atena. Impegnato in quella che è la sua più grande avventura, Seiya scoprirà il suo destino e si preparerà a diventare un Cavaliere dello Zodiaco.

“I Cavalieri dello Zodiaco” sin dalla sua premessa si differenzia subito dall’opera originale di Kurumada. Ma se la nuova serie animata conta anche la presenza degli alleati di Seiya/Pegasus, “I Cavalieri dello Zodiaco” si focalizza solo sul primo Cavaliere e pone le basi per una vera e propria trilogia cinematografica. Come detto nell’introduzione di questa recensione, purtroppo la pellicola diretta da Tomek Bagiński mostra ancora una volta come l’Occidente non riesce a rendere proprie le opere nipponiche o adattarle fedelmente sul grande schermo. A non rendere il tutto brillante ci pensa una sceneggiatura anonima e un cast che non riesce a dare mordente ai propri personaggi.

Dei protagonisti senza mordente

Quello che si può notare sin da subito ne “I Cavalieri dello Zodiaco” è il lavoro svolto dal cast sui loro personaggi. Nonostante l’impostazione narrativa rappresenti il classico viaggio dell’eroe, a mancare di mordente è proprio il Seiya interpretato da Mackenyu. Per l’attore giapponese non è la prima volta in cui si trova ad essere uno dei protagonisti di un adattamento live action basato su un manga/anime, e sfortunatamente il suo Pegasus è un personaggio prevedibile e soprattutto noioso e senza carisma, al netto di un buon physique du rôle. Anche per la Sienna interpretata da Madison Iseman, vale quanto detto per Mackenyu. A rendere anonimi i propri attori ci pensa una sceneggiatura che osa nel distaccarsi dall’opera originale, creando così numerose problematiche che analizzeremo successivamente. “I Cavalieri dello Zodiaco” conta nel suo cast ben due grandi nomi: Sean Bean e Famke Janssen.

 

 

I due nomi grossi coinvolti nella produzione, sono letteralmente la più grande delusione de “I Cavalieri dello Zodiaco”. Sean Bean nei panni di Alman Kido non regala una performance di alto livello, oltre ad avere un arco narrativo molto prevedibile, mentre Famke Janssen interpreta una villain con delle motivazioni interessanti, ma mai approfondite al meglio relegandola nell’anonimato. Il culmine dei problemi evidenziati con l’intero cast deriva dalla sceneggiatura della pellicola scritta da Josh Campbell, Matt Stuecken e Kiel Murray.

A.A.A. Guida su come non adattare in live action un anime/manga

“I Cavalieri dello Zodiaco” purtroppo rientra nel grande club di adattamenti live action non riusciti al meglio. L’ombra del fallimento di “Dragonball Evolution” del lontano 2009 e prodotto dalla Fox aleggia ormai da anni dietro questi ambiziosi progetti che cercano di portare su schermo opere nipponiche. Ma se credete che il problema sia semplicemente la cultura differente tra Giappone e Stati Uniti, siete completamente fuori strada. Un mix di ambizione e riadattare la storia cercando di avvicinare il maggior numero di spettatori possibile all’opera, porta produzione, sceneggiatori e registi ad allontanarsi dall’opera originale e fallire con pubblico e critica. “I Cavalieri dello Zodiaco” scritto da Josh Campbell, Matt Stuecken e Kiel Murray è letteralmente tutto questo appena descritto. Lo script riprende a grandi linee l’incipit della serie animata reboot e ne stravolge parte della trama con tanti elementi visivi e non poco convincenti.

Il tentativo di rendere “reale” una guerra tra cavalieri e Dei come quella raccontata da Masami Kurumada, viene vanificata da questo mix dettato dall’ambizione e della voglia di adattare la storia anche per offrire qualcosa di differente ai fan dell’opera in questione. Con una sceneggiatura che mette in moto il più classico dei viaggi dell’eroe, come menzionato in precedenza, e dei personaggi, villain compreso, a dir poco anonimi, “I Cavalieri dello Zodiaco” fallisce completamente nelle sue intenzioni di rendere definitivamente internazionale uno degli anime e manga più amati e famosi al mondo. Ma se una sceneggiatura pigra e che stravolge le carte in tavola, la regia di Tomek Bagiński, alla sua seconda volta su un lungometraggio, non è tra le migliori e complice alcune scelte produttive, penalizza completamente il suo lavoro dietro la macchina da presa.

Combattimenti da ricordare un prodotto noto a tutti

Veterano nel settore dell’animazione 3D, dove spiccano i suoi lavori per la software house polacca CD Projekt RED, Tomek Bagiński con “I Cavalieri dello Zodiaco” non solo si ritrova alla sua seconda regia, ma è davanti al suo primo e grande progetto destinato ai grandi schermi di tutto il mondo. Purtroppo la regia del cineasta polacco non è tra le migliori. Se le sequenze dialogate sono dirette in maniera scolastica, non possiamo dire lo stesso per le sequenze più concitate della pellicola. Con un montaggio che non convince al 100%, i combattimenti mostrati ne “I Cavalieri dello Zodiaco” non sono tra i migliori da guardare, riuscendo a non sfruttare al meglio un veterano del genere action come Mark Dacascos, e complice una CGI aggressiva e non ottimale. Ma a sorprendere negativamente sono le coreografie dei combattimenti che ricordano niente di meno che i Power Rangers!

 

 

Ma non solo le coreografie, perché a ricordare la serie televisiva cult sono anche i costumi dei vari personaggi. Se le armature dei Cavalieri si differenziano del tutto dall’anime e del manga, scelta alquanto discutibile, a rimandare ai Power Rangers sono le armature utilizzate dai nemici di Seiya. Per chi conosce bene l’opera originale, saprà sicuramente che Cassios, qui interpretato da Nick Stahl, è il primo nemico affrontato dal protagonista e soprattutto è un apprendista cavaliere proprio come Seiya. Il villain non solo si ritrova con uno status quo differente dall’opera originale, ma riceve un upgrade a dir poco surreale. Con quello che può venire definito “tocco di realismo”, Cassios si ritrova con un’anonima armatura nera che ricorda più un universo cyberpunk rispetto al mondo degli Dei scritto da Kurumada.

Considerazioni finali

“I Cavalieri dello Zodiaco” è un fallimento sotto ogni punto di vista. Con un cast anonimo, una sceneggiatura pigra e noiosa e un comparto tecnico discutibile, nonostante 60 milioni di dollari di budget, il lavoro di Tomek Bagiński riesce ad entrare nel “ristretto” club di adattamenti live action dedicati ad opere nipponiche che non rispettano le aspettative del pubblico e non solo. Stravolgendo quasi del tutto la storia e il mondo della celebre opera di Masami Kurumada, la sceneggiatura di Josh Campbell, Matt Stuecken e Kiel Murray pecca di eccessiva ambizione e convinzione che una “nuova” prospettiva della storia, avrebbe conquistato i fan di vecchia data e creati di nuovi.

I combattimenti sono poco convincenti a causa di un pesante utilizzo della CGI e delle coreografie che ricordano un episodio dei Power Rangers, allontanandosi così dagli standard raggiunti dal genere action negli ultimi anni. In conclusione, il live action de “I Cavalieri dello Zodiaco” è un prodotto che non conquista nessuno e di cui chi lo ha visto, se ne dimenticherà prestissimo cimentandosi nel rewatch della serie classica animata omonima.

Pro

  • Nessuno.

Contro

  • Le interpretazioni dell’intero cast, su tutti Sean Bean e Famke Janssen;
  • La sceneggiatura pigra e prevedibile che si allontana completamente dall’opera da cui prende il titolo;
  • La regia di Tomek Bagiński che non spicca;
  • Il montaggio delle sequenze di combattimento e la loro costruzione;
  • L’uso della CGI e i costumi indossati dai protagonisti e non solo.

 

 

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Ecco a voi alcune delle nostre ultime recensioni:

Gabriele Di Nuovo

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