di Andrea Antinori
È arrivata al suo termine la prima stagione di “House of the Dragon“, serie prequel di “Game of Thrones“, incentrata sulla casata Targaryen. Attualmente tutti gli episodi sono disponibili su Sky e Now. Nel cast troviamo Paddy Considine, Matt Smith, Emma D’Arcy, Olivia Cooke, Rhys Ifans.
House of the Dragon, episodio 10: The Black Queen
Finale di stagione incentrato sulla reazione del “consiglio nero” all’ascesa al trono di Aegon II. È interessante osservare come, tra tutti i personaggi, dopo il “cambio di erede”, proprio Alicent e Rhaenyra, coloro che sembravano le più propense a scatenare una guerra l’una all’altra, in fin dei conti sono anche quelle che provano ad evitarla. Situazione differente invece troviamo per Daemon, essendo il primo che organizza un piano per scatenare guerra. Anche Lord Corlys, che finalmente torna in scena, appoggia in pieno l’idea di entrare in guerra, e mette a disposizione la sua flotta ed esercito a favore di Rhaenyra.
Altra tematica importante della puntata è la ricerca di alleati in giro per Westeros. Ciò avviene in particolare nell’ultimo quarto dell’episodio, e soprattutto qui troviamo l’effettiva scintilla che farà scoppiare questa attesa guerra.
House of the Dragon: un Game of Thrones con più draghi?
Veniamo subito ad una delle domande che porta la gente a guardare questa serie TV. “House of the Dragon” è degna di fare da “successore spirituale” (difatti è un prequel) di “Game of Thrones“? La risposta breve è sì. Quella più lunga non è altrettanto semplice. Se da un lato le tematiche politiche e di guerra vengono riprese nello stesso modo, se non addirittura accentuate, dall’altro, nonostante i draghi, la parte fantasy, che caratterizza principalmente le ultime stagioni della serie madre, viene meno. I draghi, unico elemento fantastico della serie, sono irrilevanti per tre quarti della stagione, diventando una vera minaccia (o insomma, draghi) solo nelle puntate finali.
La politica, come già anticipato, risulta ancora più accentuata di quanto non lo fosse già nella serie madre. D’altronde qui abbiamo decisamente meno protagonisti e concentrati in meno zone di quanti ne fossero in “Game of Thrones“. Qui ci sono praticamente solo le due fazioni principali (“Il Consiglio Verde” e “Il Consiglio Nero“), e le loro dinamiche interne. Risulta quindi scontato che la maggior parte della trama ricadi su questa tematica. D’altronde essa è gestita decisamente bene, andando a non annoiare quasi mai, anche grazie all’ottima caratterizzazione dei protagonisti, che ti portano anche a “tifare” per una parte o per l’altra.
La tensione generata dai vari interessi politici, poi, è ciò che mantiene lo spettatore attaccato allo schermo, in particolare negli episodi finali, dove i membri delle due fazioni contrapposte iniziano a prendere più potere. Solamente ad inizio stagione, con una situazione più calma, troviamo parecchi punti morti che allentano di molto il ritmo. Ciò è giustificato però, dato che proprio in questi momenti impariamo a conoscere meglio i protagonisti.
I draghi invece, come detto, sono stati molto limitati nell’utilizzo. Soprattutto all’inizio, erano quasi al livello di cani da compagnia, limitandosi a volare e fare qualche comparsata ogni tanto. Ma, con l’aumentare della tensione, è aumentata anche la loro imponenza. Mostrano chiaramente come i draghi siano delle vere bestie feroci, e possono fare enormi danni con pochissimo sforzo. Soprattutto si calca la mano su una sorta di gerarchia dei draghi, come si vede anche nell’ultima puntata, di come essi non siano tutti sullo stesso livello, un po’ come i padroni.
House of the Dragon – I personaggi sono il vero focus
Se la politica ed i draghi sono una componente importante di “House of the Dragon“, i personaggi sono proprio il fulcro della serie. Ognuno dei personaggi principali ha una sua caratterizzazione che lo ben distingue dagli altri. Abbiamo Re Viserys I (Paddy Considine), che dimostra sempre di essere stato un re molto tranquillo ma soprattutto un buon padre, che ha cercato fino all’ultimo di mantenere unita la propria famiglia; Daemon Targaryen (Matt Smith) è il personaggio più cinico ed imprevedibile, colui del quale non ti puoi fidare.
Alicent Hightower (Olivia Cooke/Emily Carey) è la donna che, sia indotta dal padre, sia per una sorta di gelosia, è pronta a usare ogni mezzo per raggiungere ciò che vuole; Rhaenyra Targaryen (Emma D’Arcy/Milly Alcock) l’erede al trono che combatte con il fardello di essere la prima regina di Westeros, e che, una volta accettato il suo ruolo, non lo lascerà a qualcun altro con molta facilità.
Oltre ai protagonisti ci sono anche una sfilza di personaggi secondari degni di nota: Ser Criston Cole, Otto Hightower, Lord Corlys Velarion, Rhaenys Targaryen… Questi sono tutti personaggi che, anche se secondari, hanno un ottima caratterizzazione e sono importanti per la trama stessa. Bisogna dire anche che il grande lavoro nel portare su schermo al meglio queste figure è dovuto anche alle prove attoriali, che nella maggior parte dei casi sono di ottima qualità.
La montagna russa della qualità tecnica
Ed eccoci ad uno nei più grandi nei di questa nuova serie, la qualità tecnica. Una cosa sola è certa, non siamo ai livelli della “rivale” “Gli anelli del potere” (qui la nostra recensione). È più che soddisfacente la maggior parte delle volte, rendendo comunque la serie piacevole alla vista. I grossi problemi si riscontrano però quando si parla di CGI. In particolare il 90% delle scene in groppa ai draghi. Lì l’utilizzo del green screen e degli effetti speciali è troppo visibile, ad un livello inaccettabile per un prodotto simile.
Il che si contrappone però con la CGI utilizzata per realizzare i draghi stessi, che nelle scene dove sono i protagonisti è buona, ai livelli delle ultime stagioni di “Game of Thrones“. La debolezza della qualità ritorna però nelle scene in notturna, dove, in particolare nel settimo episodio, ci ritroviamo con una fotografia che rende difficile la visione per via della bassissima luminosità. Non solo, dato che la maggior parte di quelle scene era palese che fossero state girate nelle ore diurne, data la presenza di ombre anche di notte.
House of the Dragon: conclusioni
HBO ritorna con un nuovo titolo del franchise di “Game of Thrones” in grande stile, dopo la batosta presa con le ultime stagioni della serie madre. In questo prequel abbiamo di tutto, dall’azione, alla politica, ai drammi familiari, il tutto tenuto insieme da una cornice di fuoco regalataci dai draghi. La serie tiene con gli occhi sullo schermo la maggior parte del tempo, con scene spettacolari e personaggi ben scritti. L’unica pecca è la qualità tecnica che non è costante, raggiungendo anche livelli piuttosto bassi per un prodotto del suo calibro. In generale un ottimo prodotto, apprezzabile anche da chi non ha visto (o non ha voglia di vedere) la famigerata “Game of Thrones“.
Pro
- Scrittura dei personaggi;
- Trama politica intrattenente;
- Gli episodi ti trasmettono una costante tensione.
Contro
- La CGI, ma in generale la qualità tecnica, non è ad un livello sufficiente;
- Molti “punti morti” nei primi episodi della serie.
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