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Guerre videoludiche: le 5 più significative

di Redazione NCI

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Guerre videoludiche: ce n’è per tutti i gusti!

Avete mai fatto caso a quante rivalità ci siano nel mondo del gaming? Dalla più classica console-war tra Sony e Microsoft a quella più retro tra Nintendo e SEGA. Oppure quegli scontri più specifici, tra brand e saghe dello stesso genere: negli FPS è decennale il paragone tra CoD e Battlefield, oppure nei giochi calcistici tra FIFA e PES. Tutti noi, nessuno escluso, facciamo parte di una di queste “fazioni” e ci scagliamo contro i nostri “nemici”, chi in modo più violento e chi meno. Ma tra tutte queste guerre videoludiche quali sono le più epiche? Abbiamo fatto una lista delle cinque che, secondo noi, sono le più “sanguinose” di sempre!

FIFA e PES: chi ha vinto la partita?

Sono praticamente vent’anni che due titoli competono per aggiudicarsi la coppa di miglior gioco calcistico. Da una parte abbiamo PES, acronimo di Pro Evolution Soccer, prodotta dalla società giapponese Konami, mentre dall’altra c’è FIFA, parte dell’enorme produzione di Electronic Arts Sports, insieme a NFL, F1, UFC e tanti altri.

Tra le due software house è guerra aperta dai primi anni duemila, quando EA doveva veramente faticare per mantenere il suo primato di vendite in Europa, il mercato principale per questo tipo di videogiochi. Nel corso degli anni, però, EA si è fatta sempre più valere, soprattutto grazie a modalità come il Fifa Ultimate Team (FUT). Ad oggi la partita sembrerebbe essere vinta proprio da FIFA.

Altra importante chiave del successo di FIFA sta negli “spacchettamenti”, popolarissimi in tutto il mondo. Anche qui in Italia sono molti gli streamer che portano pack-opening su piattaforme come Twitch, alimentando fortemente la fan-base del titolo di EA. Proprio questa meccanica, che ha portato FIFA sulla cresta dell’onda, è costata agli sviluppatori diversi problemi. Electronic Arts, infatti, è stata spesso accusata di istigazione al gioco d’azzardo, come è successo nel 2020 in Olanda.

Il gioco distribuito da EA, inoltre, sta ricevendo sempre più critiche sulla somiglianza crescente tra i titoli annuali, venduti periodicamente a prezzo pieno. E proprio per questo, la sua rivale Konami ha risposto pubblicando invece che un classico PES 22 un reboot free-to-play pronto a cambiare la storia dei videogiochi sportivi: eFootball 2022. In effetti, questo nuovo titolo verrà preso d’ora in poi come un vero e proprio modello per i prossimi giochi sportivi. Qualunque software-house che svilupperà uno sport-game potrà semplicemente fare riferimento a eFootball per sapere cosa deve assolutamente evitare di fare, sempre che non vogliano vedere il proprio videogioco diventare il più odiato di Steam.

Lo scontro sta anche nel numero di partnership che le due aziende hanno con alcune federazioni calcistiche: Konami, per esempio, può vantare collaborazioni con SSC Napoli, Atalanta BC, AS Roma e Juventus FC, mentre EA con le due squadre di Milano, FC Inter e AC Milan.

Entrambi i giochi, comunque, vantano moltissime collaborazioni con i più celebri calciatori, come Cristiano Ronaldo che figura nella copertina di FIFA 18 o Philippe Coutinho in quella di PES 2019. Per non dimenticare i commentatori: per FIFA, Pierluigi Pardo e Stefano Nava, mentre in PES Fabio Caressa è una costante dal 2015. Insomma, entrambi i giochi propongono interessantissime collaborazioni, tanto che la scelta dei giocatori potrebbe dipendere proprio da queste, decisive per le vendite.

E voi cosa pensate dell’uscita di eFootball 2022? Ponete fede nei promessi futuri aggiornamenti, oppure una delle oltre 15.000 recensioni negative su Steam è vostra?

efootball vs fifaBattlefield contro Call of Duty, una guerra videoludica di nome e di fatto

Probabilmente, se pensate a un FPS la vostra mente vi porta subito a Call of Duty, oppure a Battlefield. Non a caso il primo CoD vendette una cifra esorbitante di copie, stimate intorno ai 4 miliardi; mentre il celeberrimo Battlefield 1 vendette solo nella prima settimana quasi il doppio rispetto a Battlefield 4. Insomma, stiamo parlando di grossi numeri in entrambi i casi. Proprio per questo, i gamers si battagliano da anni su quali dei due giochi sia il migliore: il prodotto di Dice o quello di Activision?

L’argomento è davvero vasto. Battlefield e Call of Duty sono due saghe che vanno avanti da anni, diversificandosi sempre di più ed evolvendosi tanto da modificare l’anima stessa del gioco. Sarebbe meglio dunque fare un’analisi su quella che è la situazione attuale, paragonando le ultime scelte e direzioni delle due software house.

Iniziamo con Call of Duty. Se una volta il cuore pulsante di questo gioco erano le classiche modalità come Tutti Contro Tutti o Team Deathmatch, ora il gioco continua a esistere grazie a Warzone. La battle royale gratuita, infatti, ha riscosso un enorme successo, e non c’è neppure bisogno di spenderci troppe parole: basti pensare che nel 2020 si è arrivati a contare 100 milioni di utenti mensili, e di certo la sua fama non si presta a calare.

Stiamo assistendo, all’incirca, allo stesso fenomeno di Fortnite nel 2018: un free-to-play shooter sulla bocca di tutti e con migliaia di clip su ogni social. Certo è che i problemi di Warzone sono tanti, primo tra tutti il numero ogni giorno sempre più crescente di cheater. Nonostante le diverse segnalazioni da parte di utenti e addirittura streamer e pro-player, Activision non sembra intenzionata ad agire sul serio. Un comportamento che sta avendo delle importanti ripercussioni, come l’abbandono definitivo di Warzone da parte di POW3Rtv, il noto streamer e pro-player nostrano.

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Bisogna sottolineare anche che il penultimo della saga, Cold War, ha riscosso davvero poco successo tra gli utenti, con un metascore di 3.3. Definito da moltissimi come uno spreco di soldi e un pessimo gioco, non ha conquistato il cuore di molti appassionati della saga. I fan, infatti, ne hanno salvato solo qualche aspetto della campagna e della modalità zombie. Chissà se Vanguard, finora però non eccessivamente entusiasmante o amato. potrà riportare in auge questa storica saga.

Anche DICE, d’altro canto, non ha effettivamente espiccato con il suo ultimo gioco, Battlefield V. Anche questo valutato molto negativamente dall’utenza, ha deluso molti dopo l’eccelso Battlefield 1. La campagna, molto breve, non ha suscitato molte emozioni, incapace di creare un vero legame tra giocatore e personaggi. La modalità storia di BFV ha ricevuto anche molte critiche per la poca veridicità storica, caposaldo del suo predecessore, ma qui spesso tristemente dimenticata.

Forse caricato di troppo hype per il capitolo precedente, Battlefield V non ha venduto come sperato: solo 7.3 milioni di copie per fine 2018. Un successo misero, ma seguito anche dal successore Battlefield 2042. Le vendite sono state ottime, ma le critiche, per i numerosissimi bug e la fisica imbarazzante, soprattutto al lancio son state innumerevoli. Grezzo e acerbo, il titolo presenta tutt’ora parecchi problemi di gameplay.

Gli sviluppatori del nuovo BF hanno comunque dichiarato una scelta molto importante per il futuro della saga. Contro ogni aspettativa, DICE ha dichiarato di non aver nessuna intenzione di implementare una modalità battle-royale nei titoli a venire. La software-house sembrerebbe quindi decisa a non buttarsi nella mischia delle battaglie reali, lasciando quello scontro a Warzone e Apex Legends. Ciò nonostante, è ancora presto per sottrarsi alla guerra videoludica con CoD, tanto che DICE ha dichiarato che il matchmaking non sarà skill-based, una funzionalità che Warzone possiede nonostante le numerose critiche che Activision ha ricevuto. La battaglia, insomma, è ancora aperta ed è impossibile determinare un vincitore, specie i recenti e paralleli flop. Che la prossima generazione sia quella decisiva?

guerre videoludicheForza e Gran Turismo: quando la console-war scende in pista

Se si parla di guerre videoludiche non si può non nominare quella tra PlayStation e Xbox. Dei motivi generali dietro a questa console-war abbiamo già parlato in generale in questo articolo, ma è sicuramente di elevata rilevanza il parco titoli proposto. Ci sono infatti dei franchise rivali poiché costituiscono il titolo “proprietario” ed esclusivo di una delle due console in un determinato genere.

È l’esempio di Forza e Gran Turismo, due giochi racing da sempre paragonati proprio per la console-war alle loro spalle. La serie Forza, infatti, è dal primo capitolo un’esclusiva Xbox, mentre GT non è mai approdato su altre piattaforme che non fossero targate Sony.

C’è da fare una considerazione, cioè che il paragone ha senso solo se di Forza si considera la serie Motorsport, cioè quella in cui il giocatore gareggia in pista, proprio come in Gran Turismo. La serie Horizon, di cui il 9 novembre di quest’anno è arrivato il quinto capitolo, consiste infatti in un genere totalmente nuovo, più vicino a un franchise come The Crew.

È importante sottolineare che questa nuova serie di Forza ha spopolato nel pubblico di appassionati così tanto che Microsoft ha deciso di puntare molto più su Horizon che su Motorsport. Quattro anni fa, nel 2017, la casa di Redmond ha infatti pubblicato Forza Motorsport 7, e da quell’anno nessun capitolo della serie è stato rilasciato, né ci sono notizie su un eventuale ottavo capitolo.

Insomma, in quattro anni Microsoft ha pubblicato ben due Horizon, ma non abbiamo alcuna notizia, se non un trailer di un minuto, riguardo alla serie Motorsport. Sembrerebbe proprio che Microsoft abbia messo in secondo piano la sua serie racing in pista, favorendo invece una linea open-world e più arcade.

Gli appassionati dei giochi di corsa più puri, dunque, troverebbero poco conforto da Microsoft. Al contrario, nel suo ultimo PlayStation Showcase, Sony ha mostrato ampliamente il suo GT7, in una strepitosa grafica da vera next-gen. Il confronto su pista, dunque, sembrerebbe propendere verso l’esclusiva Sony, ma più per un’assenza del suo avversario.

Certo è che Gran Turismo e Forza non sono le sole due opzioni di giochi racing a disposizione. Sono molti i franchise che vanno avanti da anni e disponibili su diverse piattaforme, si pensi al già citato The Crew di Ubisoft, o alle serie più competitive di Formula 1 o Assetto Corsa, senza dimenticare lo storico Need for Speed.

E voi siete contenti della scelta arcade presa da Microsoft oppure preferireste vedere un Forza Motorsport 8 capace di tenere testa a Gran Turismo 7?

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Horizon Zero Dawn e Zelda: Breath of The Wild, due modi di comunicare il reale

Correva l’anno 2017, quando arrivarono sul mercato due stupefacenti open-world, così simili nella loro bellezza e così diversi nel loro modo di esprimerla. Horizon Zero Dawn e Zelda: Breath of the Wild vennero messi a paragone ancora prima che uscissero sulle console.

Il paragone tra i due titoli fu talmente importante per la storia del videogioco che la questione è ancora oggi aperta. Proprio in questi mesi, infatti, si è tornati a parlarne. Avrete visto tutti l’incredibile gameplay trailer di Horizon Forbidden West, seguito di Zero Dawn, e di certo non avrete mancato la notizia ufficiale dell’arrivo nel 2022 di un seguito di BOTW. Sembra quindi che i due titoli usciranno a pochi mesi di distanza e che quindi avremo una situazione simile a quella del 2017.

Quattro anni fa, infatti, i due giochi uscirono a pochi giorni uno dall’altro. Proprio per questa vicinanza vennero messi così tanto a confronto: un giocatore doveva sapere quale dei due giochi comprare, a meno che non volesse svuotare completamente il proprio portafogli! Era impossibile avere entrambi, soprattutto perché furono rilasciati su due console diverse e costose e che mai avrebbero rinunciato all’esclusiva (sappiamo bene quanto Sony sia possessiva con i suoi giochi, e quanto Nintendo lo sia ancora di più). Seppur quindi ci fosse un bisogno economico dell’utente di capire quale dei due fosse “meglio”, era impensabile dirlo con oggettività. Entrambi i giochi, infatti, nel loro modo di esplorare un vasto e fantastico mondo erano (e sono) eccelsi.

Horizon Zero Dawn è uno dei giochi con la grafica migliore mai vista: i giochi di luci ed ombre e il movimento leggiadro della vegetazione hanno reso alcuni scorci veramente mozzafiato. Il problema sta nella (quasi) totale assenza di interazione tra personaggio e mondo di gioco. Ed ecco spiegato anche come Horizon possa girare senza problemi su un hardware come quello di PS4: l’ambiente non ha fisica. Le frecce infuocate non bruciano la vegetazione, e se lanciate nell’acqua continuano ad ardere. Per quanto si possa sforzare, Aloy non riuscirà mai a rompere un singolo oggetto del mondo con un attacco, né tantomeno a spaventare qualche NPC. Tutto sembra inscalfibile dalle azioni del giocatore.

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Questo è ben lontano dal dire che Horizon Zero Dawn non offrisse nulla a livello di gameplay, o che il suo mondo fosse vuoto e privo di contenuto. L’epicità e l’adrenalina nei combattimenti contro le Macchine non mancano: gli effetti particellari e le articolate animazioni rendono ogni scontro mozzafiato e dall’elevato fattore-wow, grazie soprattutto alla profondità e alla personalizzazione del gameplay.

Ora, Zelda: Breath of The Wild è pressoché il completo opposto. Ad Hyrule il giocatore può interagire con tutto e in ogni modo. Tutto è come dovrebbe essere nella realtà. Se lanciate una freccia elettrificata nell’acqua ucciderete i pesci nelle vicinanze, e se lo fate con una di fuoco otterrete una nuvoletta di vapore. Alzate l’arco davanti ad un NPC e quello porterà le mani alla faccia spaventato. Avvicinatevi a una volpe facendo anche solo un minimo rumore e quella scapperà. E non provate ad avventurarvi nelle zone più fredde vestiti solo di maglia e pantaloncini, Link potrebbe non gradire il freddo pungente!

Breath of The Wild, per queste sue caratteristiche (e molte, molte altre), è stata a tutti gli effetti una rivoluzione nel mondo degli open-world, un punto di svolta. La sua grafica, certamente, nulla poteva contro quella di Horizon, limitata dall’hardware su cui avrebbe dovuto girare (era cross-gen, quindi anche su Wii U).

Si potrebbe dire, quindi, che i due giochi si bilanciassero perfettamente, come due facce della stessa medaglia. Sono due modi opposti di trattare e comunicare la realtà. Non si può dire quale dei due modi sia “meglio”: uno infatti vuole apparire reale, raggiungendo quasi il fotorealismo; l’altro, invece, preferisce far sentire il giocatore in un mondo reale. Giocando a BOTW per ore e ore potremmo quasi non renderci conto che quello che stiamo vedendo sia finto e generato da una stringa di codici, come allo stesso tempo Horizon ci dona dei paesaggi così spettacolari che potremmo rimanere assai delusi guardando fuori dalla finestra della nostra cameretta. Entrambi ci incantano e ci stregano con il loro mondo e le loro meccaniche, ma in due modi e con due effetti completamente diversi.

Dal gameplay mostrato di Horizon Forbidden West, sembrerebbe che Guerrilla Games abbia implementato molte meccaniche esplorative già presenti in Zelda quattro anni fa, come il free-climbing o un piccolo paracadute con cui planare dalle alture. Chissà se il nuovo gioco si limiterà a “mettersi alla pari” del capolavoro di Nintendo oppure lo supererà, magari addirittura anticipando, sotto alcuni aspetti, Breath of the Wild 2.

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Mario e Sonic, mascotte della prima e vera console-war

È fattuale che qualunque videogiocatore nato nei primi anni del duemila sentendo console-war pensi a Xbox Vs PlayStation. Quello che non tutti sanno è che quella tra Sony e Microsoft non è affatto la prima console-war. Infatti, prima di questa guerra videoludica, che sembra destinata a durare ancora per anni, ce n’è stata un’altra, ormai lontana decenni, appartenente a un’altra storia, quella del retro gaming.

Nonostante questa grande lontananza temporale, i nomi delle aziende che intrapresero la prima e vera console-war sono tutt’ora noti a chiunque. Le loro mascotte sono delle icone del gaming in tutto il mondo: stiamo parlando di Nintendo e SEGA, ideatrici di Super Mario e Sonic.

Tra tutte le guerre videoludiche, questa è forse la più importante ed epica, poiché vennero usate strategie di marketing così feroci ed efficaci che ci si potrebbe scrivere un intero libro… che è proprio quello che Blake J. Harris ha fatto. Il famoso giornalista, nel libro Console Wars: Sega, Nintendo, and the Battle That Defined a Generation, spiega come una piccola compagnia di giochi arcade, SEGA, sia diventata un’azienda talmente grande da competere con la grande Nintendo, che negli anni ‘90 aveva il completo monopolio dell’industria videoludica.

Proprio in quegli anni, infatti, l’azienda giapponese distribuiva il suo Nintendo Entertainment System (o Famicom, in Giappone). Questa console è ancora oggi ritenuta importantissima per la storia del videogioco e non solo per le straordinarie esclusive come Super Mario Bros e Zelda. Il NES, infatti, fu la prima console a 8-bit mai distribuita; SEGA arrivò un po’ più tardi, incapace di competere con il successo globale di Nintendo. Il Sega Master System, console a 8-bit dell’omonima azienda, vendette 13 milioni di copie, un numero ridicolo se si pensa ai 62 milioni di Nintendo.

SEGA, però, si risollevò nel giro di un paio di anni e nel 1988 pubblicò il Genesis, console rivoluzionaria a 16-bit. L’intera campagna di marketing fu mirata a mostrare la netta superiorità della nuova console SEGA rispetto a quella ormai datata di Nintendo, e protagonista fu lo sprezzante slogan GENESIS DOES WHAT NINTENDON’T. In questo modo SEGA si fece conoscere in tutto il mondo, e con essa la sua celebre mascotte: Sonic the Hedgehog.

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Da lì a pochi anni, però, Nintendo avrebbe risposto alla rivale con la pubblicazione dello SNES (Super Nintendo Entertainment System), una console a 16-bit nettamente più potente. Questa nuova console, inoltre, poteva contare su un’enorme community di giocatori affezionati grazie alle vendite del NES. Nintendo rientrò di prepotenza nel mercato, sbaragliando su tutti i fronti SEGA. Nonostante la sconfitta, SEGA e il suo Genesis riuscirono a triplicare le vendite del Master System, raggiungendo un traguardo “personale” non da poco. Al contrario, lo SNES vendette addirittura meno del suo predecessore, pur rimanendo a cifre da capogiro.

Ciò che venne dopo lo conosciamo bene tutti. Al giorno d’oggi, Nintendo è un colosso dell’industria videoludica e pubblica ogni anno capitoli delle saghe più famose e amate dal pubblico, come Zelda, Pokémon e Super Mario. SEGA, invece, è diventata una software-house che produce videogiochi per terze parti, tra cui la stessa Nintendo. Fa sorridere vedere titoli come Mario & Sonic ai Giochi Olimpici, una serie nata dalla collaborazione di due vecchie rivali, in cui però le loro mascotte competono ancora.

Fateci sapere se siete venuti a conoscenza di queste guerre videoludiche solo ora o già la conoscevate! Per altri articoli simili e per tutte le notizie sul mondo del Gaming, continuate a seguire NCR!

di Lorenzo Fazio

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