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G7 e il tetto massimo al petrolio russo: il duro colpo alla campagna Putin

di Francesco Greco

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Oggi il G7 ha a tutti gli effetti dato il suo “si” per quanto riguarda il tetto massimo al petrolio russo. Infatti dal 5 Dicembre per il greggio, e dal 5 Febbraio per i prodotti lavorati, verranno imposti degli importi massimi possibili. Questo ovviamente darebbe un’enorme batosta alla campagna militare di Putin in Ucraina, impattando molto di più rispetto a tutte le sanzioni date alla Russia. Vediamo più nel dettaglio.

Come dovrebbe funzionare il tetto?

Come riportato da Corriere della Sera, qualora i paesi dell’unione superassero il tetto di 50 dollari a barile, ci sarebbero salate sanzioni ad attenderle. Similmente, anche i paesi fuori dall’unione europea saranno gravemente penalizzati, anche se non in multe monetarie: essi sarebbero estromessi dai mercati sia a base dollaro che a base euro, effettivamente perdendo due terzi di mercato mondiale. E questo ovviamente non può che rendere restii i paesi neutrali o alleati della Russia dal comprare il petrolio a prezzi maggiori del prezzo fissato dal G7. Questo accordo non è dissimile da quello stipulato dall’America con l’Europa nel caso in cui quest’ultima faccia affari con l’Iran.

Una minaccia così forte, da mettere in crisi l’alleato più grande della Russia, ovvero la Cina. Nonostante la forte influenza del regime di Pechino, difficilmente il governo si butterà a capofitto a supportare i canali di petrolio russi. E di esempi ne abbiamo già numerosi, uno tra tutti la scelta di Huawei di non sottoscrivere più contratti con il regime di Putin, per paura di ripercussioni, e possibile esclusione, dai mercati occidentali.

E se il tetto massimo sul petrolio funziona?

Con la minaccia delle suddette sanzioni e le possibili esclusioni dai maggiori mercati mondiali, l‘offensiva militare della Russia subirebbe grandi colpi, a causa della naturale mancanza di fondi e di appoggio politico. Difatti, circa il 45% percento delle entrate di Mosca sono basate sulle tasse ricavate dall’estrazione e l’export del petrolio, e solo in piccola parte dal gas vero e proprio.

Ergo, le risorse per mandare avanti la guerra diverrebbero sempre di meno, spingendo verso il lento spegnersi del conflitto per il 2023. Con questo, la guerra economica tra l’Occidente e la Russia si intensifica ulteriormente, spingendo verso una nuova fase più rigida e feroce.

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