di Francesco Ferri
Grazie ad uno scavo archeologico del 2010 è stato possibile recuperare un dente appartenuto ad una donna vissuta 19mila anni fa. E, come riportato da Focus, grazie al genoma di un batterio estinto, ritrovato sulla placca dentale, sarà possibile, molto probabilmente, riuscire a sviluppare dei nuovi e rivoluzionari antibiotici. Per arrivare a questa conclusione si è dovuto mettere in pratica un processo molto lungo e complesso che ha però portato a ricostruire perfettamente il corredo cromosomico del batterio.
La scoperta
Nel 2010, precisamente nella grotta di El Mirón, in Cantabria (Spagna), sono stati scoperti i resti di una donna perfettamente conservati. La donna, ribattezzata “Dama Rossa” per il colore della pittura che ne ricopriva interamente le ossa, visse attono ai 19mila anni fa. Gli scavi furono diretti da Lawrence Guy Straus (University of New Mexico) e Manuel Gonzalez Morales (Universidad de Cantabria, Spagna). Ora un team di ricerca ha pubblicato sulla rivista Science il risultato di uno studio condotto sulla placca dentale della donna ritrovata. Grazie a questo studio è stato possibile ricostruire il genoma di un batterio risalente all’Età della Pietra e attualmente estinto.
La ricostruzione del genoma
Senza dubbio il processo di estrapolazione del genoma batterico non è stato semplice. A livello generale il DNA si degrada molto facilmente, rompendosi in miliardi di minuscoli frammenti indistiguibili gli uni dagli altri. Grazie ad un particolare procedimento bioinformatico, insieme al lavoro di diversi anni, gli scienziati sono stati in grado di riunire tutti i frammenti, ricostruendo così il genoma del batterio ormai estinto, appartenente al genere Chlorobium. Gli studiosi hanno poi sintetizzato i composti naturali che esclusivamente quel determinato batterio avrebbe prodotto, aprendo la strada ad un nuovo settore: la ricerca di farmaci antibiotici innovativi derivati da forme di vita del passato.
Il supporto dal passato
Uno dei problemi medici più importanti del XXI secolo è senza alcun dubbio la resistenza agli antibiotici, a causa della quale si sviluppano in continuazione dei superbatteri molto resistenti ai farmaci più comuni. Oggi siamo in grado di produrre antibiotici che sappiano combattere i batteri viventi, ma sono moltissime le varietà di potenziali prodotti naturali terapeutici che potrebbero essersi persi nelle pieghe della storia. Grazie alla biotecnologia molecolare sintetica, però, gli studiosi sono riusciti a far produrre ai batteri viventi delle sostanze chimiche codificate nei geni antichi. In particolare gli studiosi hanno inserito una versione sintetica del gene del batterio antico in un batterio più “moderno”, il Pseudomona protegens. Il risultato è stata la scoperta di una nuova famiglia di composti naturali batterici chiamati paleofurani.
Nuovi antibiotici
Grazie a quest’importante scoperta sarà possibile, molto probabilmente, sviluppare nuovi antibiotici. Ricostruendo i genomi microbici a partire dai campioni trovati sul sito archeologico, gli scienziati hanno modo di accedere a svariati prodotti naturali che si pensava fossero completamente persi nel tempo. In questo modo aumenterà il numero di risorse potenziali dalle quali poter attingere in futuro per sviluppare nuovi e potenti farmaci.
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