La nuova stagione di Serie A è alle porte e stavolta più che mai, sarà una stagione atipica. I Mondiali di Qatar 2022 si terranno fra novembre e dicembre, spezzando così il calendario di tutti i maggiori campionati professionistici. E il massimo campionato italiano, così come le altre leghe, ha dovuto anticipare l’inizio della competizione rispetto alla normale tabella di marcia: difatti, da programma, si comincerà a giocare dal 13 agosto, una settimana prima del solito.
La decisione della FIGC è stata obbligata dalla tempistica degli eventi e inevitabilmente condizionata dal Mondiale. Nonostante ciò, ci sono state diverse lamentele riguardo al nuovo calendario, specialmente visto il clima rovente di quest’estate. Sull’argomento è intervenuto Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ai microfoni dei giornalisti durante la cerimonia di consegna del premio “Oreste Granillo” a Reggio Calabria.
Riguardo alle polemiche sulle condizioni climatiche, il presidente ha affermato:
“Gli altri anni abbiamo iniziato il 20 agosto. In fondo si tratta soltanto di una settimana di anticipo. Ricordo che nel 1994 negli USA disputammo la finale dei mondiali contro il Brasile il 17 luglio a Pasadena. C’erano 50 gradi e si giocò regolarmente.
Il calcio è il calcio. Gli atleti sono atleti e sono dunque preparati ad affrontare le condizioni più estreme. Non ci possono essere discussioni su questo. Non abbiamo deciso noi quando avviare e finire il campionato. Ci sono delle date e vanno rispettate“.
Poi, ha comunicato le sue aspettative in vista della nuova stagione e sul futuro del calcio italiano:
“Sarà una stagione atipica. Si parte leggermente in anticipo per favorire una sosta invernale che non è mai stata così lunga nel nostro ricordo storico e per consentire lo svolgimento dei campionati del mondo. Sarà un campionato molto interessante a giudicare dalla spinta e dall’entusiasmo che tantissime realtà stanno mettendo in campo nell’allestire le proprie formazioni. Vuol dire che il calcio ha ancora appeal, che ancora si ha tanta voglia di giocare e soprattutto tanta voglia di vincere.
Il calcio italiano sta diventando appetibile. Lo è sempre stato, forse siamo stati poco attenti e incisivi nel valorizzarlo nei modi giusti. Oggi c’è un grande fermento. Questo vale per la A, la B e la C, per quanto riguarda il mondo professionistico, ma anche nel mondo dilettantistico ci sono città importantissime che hanno un appeal straordinario”.
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