Il 4 luglio di 20 anni fa, la sorpresa Grecia batteva inaspettattamente i padroni di casa del Portogallo nella finale di Euro 2004; riperocrriamo insieme la calvalcata dei greci.
Partiamo da un nome e un cognome: Otto Rehhagel. Arcigno allenatore tedesco, già abituato alle imprese. Nel 1996/97 riportò il Kaiserslautern in Bundesliga e l’anno successivo, da neopromosso, vinse addirittura il campionato. Allenare una nazionale, però, è tutt’altra storia. Quando nell’agosto del 2001 viene chiamato a prendere le redini della Grecia, non può matematicamente qualificarsi al Mondiale 2002, perciò concentra i suoi sforzi sul prossimo torneo: Euro 2004.
L’avventura non parte bene. Due sconfitte nei primi due match di qualificazione, ma poi Otto trova la quadra e i suoi reagiscono. Nelle rimanenti sei partite gli ellenici fanno filotto. 18 punti su 18 disponibili, zero gol subiti e primo posto nel girone. La svolta arriva con la vittoria della Grecia sull’Ucraina; contemporaneamente, la Spagna non va oltre il pareggio contro l’Irlanda e cede il primato a Charisteas e compagni.
Diciamolo chiaramente, Rehhagel non badava molto alla forma. Il suo pragmatismo si riconosce già dalle qualificazioni, con uno score che recita 8 gol fatti e appena 4 subiti. Statistiche che lanciano un chiaro messaggio agli avversari. Il tecnico tedesco si affida, ad inizio torneo, ad un arcigno 4-4-2. Difensori fisici e potenti, capaci di lottare e soffrire, centrocampo solido ma che è anche il primo input offensivo, terzini a tutto campo che lasciano libertà d’invenzione sulle fasce e attaccanti in grado sia di segnare che di creare spazio per gli inserimenti di esterni e centrocampisti. Come detto, tutto si basa sulla concretezza, con una difesa solida e un attacco cinico e spietato.
Fondamentale, oltre gli aspetti tattici di squadra, il ruolo di Charisteas, la stella della squadra. Parte come mezza punta, ma il suo ruolo sarà nevralgico dai quarti di finale in poi, grazie alla sua capacità di giocare sia largo che al centro, sfruttando la sua fisicità nel gioco aereo.
L’avventura della Grecia ad Euro 2004 parte con uno scontro che sembrava essere già scritto. L’avversario è il Portogallo, paese ospitante e squadra fortissima. Gli ellenici, però, vendono carissima la pelle: al 6° la sblocca Karagounis, poi al 51°, su rigore, raddoppia Basinas. I lusitani si riversano in attacco ma non riescono a rientrare in partita; solo al 93° un giovane Cristiano Ronaldo accorcia le distanze, chiudendo il match sul definitivo 1-2.
La seconda giornata ha in programma Grecia-Spagna: Morientes porta in vantaggio la squadra di Iñaki Saez al 28°, ma al 66° Charisteas ristabilisce la parità. L’assalto della Spagna è inutile, non si va oltre il pareggio. La Grecia rischia nel terzo turno: contro la già eliminata Russia si trova sotto 2-0 dopo 17 minuti, al 43° Vryzas fa 2-1 ma non salva i suoi dalla sconfitta. La classifica finale recita Portogallo 6, Spagna e Grecia 4, Russia 3. Spagna e Grecia hanno la stessa differenza reti (0), ma la Grecia passa ai quarti di finale per la regola dei gol fatti (4 a 2).
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