di Enea Bacciocchi
La scorsa primavera sembrava ufficiale l’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk. Il fondatore di Tesla e SpaceX era giunto a un passo dall’acquisizione del noto social americano per una cifra astronomica. Sorprendentemente però, la trattativa è clamorosamente naufragata.
Musk, che aveva messo sul piatto 44 miliardi di dollari, avrebbe rinunciato definitivamente all’operazione, scatenando ovviamente le ire del direttivo del social network. Ma cosa è successo di preciso?
Perché Elon Musk ha rinunciato a Twitter?
Secondo una lettera resa nota da uno studio legale che segue il miliardario e riportata dall’ANSA, sarebbero di fatto “il mancato rispetto di diversi aspetti dell’accordo” e il “non aver fornito informazioni sui profili falsi e sullo spam” la causa del fallimento dell’operazione. Una lamentala avanzata da Musk già da aprile, ma che sarebbe rimasta inascoltata. Si stima infatti che la presenza di account falsi automatizzati superi addirittura il 5% del totale. L’obbiettivo era ridurli al minimo, ma in questi mesi Twitter non è riuscito a garantire tale servizio, motivo per il quale l’offerta è stata annullata.
Secondo i dati forniti da Repubblica, dopo la sconvolgente notizia della mancata acquisizione, le azioni sarebbero calate di circa il 9% ed ora Musk, per risarcimento, potrebbe essere costretto a versare circa un miliardo di dollari al board del social dal passerotto blu.
Le reazioni sui social network non sono mancate, con la community divisa in due fazioni. L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha attaccato Twitter, sostenendo che gli account bot sarebbero addirittura oltre il 50%. Contro Elon invece, si è schierato il premio Nobel per l’economia, Paul Krugman dicendo: “Dato il suo evidentemente scarso livello di autocontrollo, Elon Musk appare come il Boris Johnson della tecnologia“.
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