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Accadde oggi: 9 luglio 2006, l’Italia è sul tetto del mondo

di Federico Minelli

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Il 9 luglio del 2006 è una di quelle date che ogni italiano, appassionato di calcio e non, ha impressa nella propria mente. Quel giorno l’Italia, dopo ben ventiquattro anni di attesa, tornò a vincere la Coppa del Mondo, dopo un cammino tanto bello quanto appassionante e sofferto, colorando di azzurro il cielo sopra Berlino.

La finale del Mondiale del 2006 è un grande classico del calcio internazionale: Italia-Francia. Gli Azzurri hanno battuto in semifinale i padroni di casa della Germania, mentre i transalpini il Brasile, tra gli altri, di Ronaldinho, Kakà e Ronaldo.

Lippi può contare su una linea difensiva granitica: Buffon tra i pali, davanti a lui Zambrotta, Cannavaro, Materazzi e Grosso. A centrocampo Camoranesi gioca largo a destra, al centro Gattuso fa la legna e Pirlo il metronomo, con Perrotta che chiude la linea mediana. In avanti, Totti inventa alle spalle di Toni unica punta. La Francia di Domenech risponde con Barthez in porta, Abidal, Gallas, Thuram e Sagnol in difesa, Makelele e Vieira a fare da schermo, con Malouda, Zidane e Ribery dietro a Henry, punta centrale.

Italia-Francia, il racconto del match

Pronti, via; al 5° si scalda subito il match: Malouda s’incunea in area, Materazzi lo sfiora e il francese cade. Per il signor Luis Medina Cantalejo è calcio di rigore: dal dischetto va Zidane che rischia il cucchiaio, la palla bacia la traversa e supera la linea prima di tornare fuori.

La Francia è in vantaggio, ma la gioia dura poco: al 19° Pirlo disegna dalla bandierina del corner, sul secondo palo Materazzi sovrasta Vieira e batte Barthez, per il pareggio dell’Italia. L’inerzia del match è in favore degli Azzurri: al 35° stessa situazione del gol, con Pirlo che pennella da angolo e Toni che svetta in area, ma la sfera si stampa sulla traversa. È l’ultima occasione di uno scoppiettante primo tempo che si chiude sull’1-1 e lascia tutto in bilico.

Nei secondi 45 minuti la Francia prova ad alzare i giri del motore, ma è l’Italia che va a centimetri dal vantaggio, ancora da calcio piazzato. È il 61° quando Pirlo calcia una punizione dalla trequarti, Toni anticipa tutti e di testa la mette all’angolino battendo Barthez. Tutto fermo però, perché il numero 9 azzurro è in fuorigioco. Ci prova a più riprese Henry trovando sulla sua strada un super Buffon, mentre Pirlo sfiora il palo al 76° da punizione diretta, ma il risultato non cambia: 1-1, si va ai supplementari.

Italia

Italia 2006 (@Shutterstock)

I tempi supplementari e la lotteria dei rigori

Ai supplementari stanchezza e tensione si fanno sentire, con Ribery che al 99°, dopo una serpentina, entra in area ma calcia fuori. Al 103° arriva l’occasione più ghiotta per la Francia: Sagnol crossa dalla destra, Gattuso si perde Zidane che incorna a centro area, ma Buffon ancora una volta abbassa la saracinesca e salva l’Italia alzando in corner e confezionando una delle parate più iconiche della sua carriera.

Al 108° proprio Zidane si rende protagonista, questa volta in negativo, del match. Il giocatore del Real Madrid, stuzzicato da Materazzi, si gira e lo colpisce con una testata. Il difensore azzurro cade a terra ma l’arbitro non si è accorto di nulla, ma l’episodio non è sfuggito all’assistente. Dopo un breve colloquio con il guardalinee, Cantalejo estrae il cartellino rosso, con l’asso francese che lascia così il campo e il calcio, nella sua ultima partita prima del ritiro dal calcio giocato.

Dopo 120 estenuanti minuti si arriva ai calci di rigore: comincia l’Italia, con Pirlo che spiazza Barthez; lo stesso fa Wiltord che pareggia e Materazzi che riporta avanti gli Azzurri. Si presenta quindi dal dischetto Trezeguet, che calcia forte e alto, troppo alto, con la sfera che sbatte sulla traversa, ma questa volta non entra. Poi De Rossi insacca, così come Abidal, Del Piero e Sagnol. Al momento decisivo c’è Grosso dagli undici metri, che ha sulle spalle il peso di 60 milioni di italiani, ma non si fa intimorire: palla all’incrocio e partita chiusa, l’Italia è campione del Mondo per la quarta volta nella sua storia.

I Mondiali che verranno saranno tutto fuorché felici per gli Azzurri, quindi ora più che mai è doveroso sì ricordare, ma anche vestirsi d’umiltà e provare ad imparare proprio dai successi passati.

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