di Redazione Network NCI
La maternità intenzionale si riferisce alla figura della donna che, pur non essendo la madre biologica o gestante del bambino, ha partecipato consapevolmente e attivamente al progetto genitoriale e intende instaurare un legame stabile e duraturo con il minore. Questa condizione si presenta spesso nei casi di coppie omogenitoriali femminili che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita (PMA), in particolare all’estero, dove la legislazione è più inclusiva.
La maternità intenzionale in Italia: un quadro in evoluzione
In Italia, tuttavia, il riconoscimento giuridico della madre intenzionale è stato, fino a oggi, parziale e frammentario. La legge 40/2004 vieta la maternità surrogata e non prevede una disciplina chiara per il riconoscimento automatico della genitorialità intenzionale. La giurisprudenza di legittimità ha stabilito che l’atto di nascita formato all’estero, che indica due madri, non può essere trascritto automaticamente nei registri italiani.
In alcune situazioni, è stato possibile ricorrere all’adozione in casi particolari per garantire al minore la continuità affettiva e la tutela del legame con il genitore intenzionale. Tuttavia, questo percorso non sempre risulta tempestivo, né pienamente rispettoso dell’interesse superiore del minore, soprattutto quando il rapporto genitoriale è già consolidato.
Nel tempo, sia la Corte di Cassazione che la Corte Costituzionale hanno espresso più volte la necessità di una disciplina chiara e coerente, sollecitando il legislatore a colmare un vuoto normativo che incide direttamente sulla tutela dei diritti dei bambini nati attraverso tecniche di PMA.
La svolta della Consulta: il consenso alla PMA come fondamento della genitorialità

Bambino (@Shutterstock)
Con una storica pronuncia depositata oggi, la Corte Costituzionale ha sancito un nuovo principio che cambia radicalmente il quadro giuridico della maternità intenzionale in Italia. La Consulta ha infatti dichiarato incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita legittimamente praticata all’estero.
Accogliendo le questioni di legittimità sollevate dal Tribunale di Lucca, la Corte ha affermato che il consenso prestato alla PMA eterologa rappresenta un elemento giuridicamente sufficiente per fondare il riconoscimento della maternità intenzionale. Non è quindi più necessario subordinare tale riconoscimento a un successivo procedimento di adozione o a una discrezionale valutazione giudiziaria.
Questa sentenza segna un’importante evoluzione del diritto di famiglia e dei diritti dei minori. La Corte ha posto al centro della propria decisione l’interesse del bambino a vedere riconosciuti entrambi i genitori che lo hanno voluto e cresciuto, valorizzando il principio dell’assunzione di responsabilità genitoriale attraverso atti consapevoli e condivisi, anche al di fuori del legame biologico.
La decisione costituisce un passo decisivo verso una maggiore tutela delle famiglie formate da coppie dello stesso sesso e contribuisce a superare le disuguaglianze di trattamento basate sull’orientamento sessuale o sul modello familiare. Al tempo stesso, rilancia l’urgenza di un intervento legislativo che recepisca e disciplini compiutamente questa nuova realtà, garantendo certezze giuridiche e uniformità di trattamento.
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Articolo di Biagi Linda
Fonte: Ansa
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