Novak Djokovic (per ora) può restare in Australia e giocare gli Australian Open 2022. Questo è quanto stabilito nell’udienza davanti alla corte federale presieduta a Melbourne dal giudice Anthony Kelly. Ricordiamo che il 34enne serbo, presunto no-vax, era arrivato in Australia con un visto giudicato irregolare per l’esenzione al vaccino.
Il governo australiano ha accettato di revocare la decisione iniziale con cui aveva cancellato il visto. Djokovic era stato confinato per giorni al Park Hotel di Melbourne, ora lasciato dall’atleta, che ha già recuperato passaporto e effetti personali. Il governo ha riconosciuto anche di non aver fornito al serbo sufficiente tempo, dopo la cancellazione del visto, per fornire una spiegazione supplementare.
In teoria può ancora intervenire direttamente il Ministro dell’Immigrazione Alex Hawke, e decidere in autonomia di cancellare di nuovo il visto. Questa eventuale decisione riporterebbe con ogni probabilità la vicenda di nuovo in tribunale, e se Hawke optasse per l’estradizione Djokovic non potrebbe tornare in Australia addirittura per 3 anni.
Nel corso dell’udienza il giudice Kelly ha definito “irragionevole” la condotta dei funzionari della Australian Border Force, che nella notte tra mercoledì e giovedì scorso hanno bloccato Djokovic all’aeroporto di Melbourne, pur avendo concesso poco prima al tennista la possibilità – entro le 8.30 di giovedì – di compiere passi formali per il ripristino del visto incriminato. Nelle trascrizioni dei colloqui andati in scena all’aeroporto spiccano alcune frasi del tennista: “Mi trovo in una posizione decisamente strana. Quindi, in termini legali, alle 4 del mattino mi state dando 20 minuti di tempo per fornire ulteriori informazioni di cui non dispongo?”.
Secondo gli atti depositati, Djokovic ha dichiarato di aver contratto il Covid a metà dicembre e di aver chiesto l’esenzione dal vaccino dopo la guarigione. La richiesta è stata accolta dalla federtennis australiana e dal panel sanitario dello stato di Victoria. Per la Border Force però la documentazione non è stata sufficiente a garantirne l’ingresso nel Paese. A questo punto la palla passa nelle mani del Ministro dell’Immigrazione. E a noi non resta che attendere nuovi ulteriori sviluppi!
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di Domenico Scala
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