Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è uno dei personaggi più influenti del panorama calcistico italiano. Il famoso imprenditore e produttore cinematografico ha acquistato il Napoli dopo il fallimento del 2004 e da quel momento ha lavorato giorno e notte per permettere al club partenopeo di tornare sui suoi livelli. Il punto più alto della sua presidenza è stato sicuramente lo Scudetto dello scorso anno, il primo dai tempi di Maradona.
De Laurentiis, da buon businessman qual è, conosce bene il potere delle parole. Le sue dichiarazioni, schiette e pungenti, fanno sempre discutere, così come le sue idee spesso “rivoluzionarie”. ADL è una figura polarizzante, che raccoglie in egual misura l’amore di chi lo sostiene e l’odio dei suoi detrattori. Da sempre interessato alla politica e ad una possibile riforma del calcio europeo, De Laurentiis si è recentemente avvicinato al progetto Superlega, che ha deciso di sposare in pieno. Secondo il patron del Napoli, però, l’Italia dovrebbe ripartire innanzitutto da una radicale trasformazione del sistema calcistico nazionale, di cui ha suggerito alcuni aspetti chiave.
De Laurentiis ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere dello Sport, in cui ha toccato diversi temi scottanti. Ha definito la sentenza della Corte di Giustizia europea, con cui è stata dichiarata valida l’esistenza della Superlega, una “svolta epocale” per il calcio, che deve allontanarsi dal “governo monopolista” per abbracciare la sua dimensione di impresa e il bisogno di “fatturati crescenti“.
ADL ha poi rivolto le sue critiche al sistema della Serie A, che secondo lui non dà il giusto peso alle necessita dei club più ricchi. Il voto egualitario (e non ponderato) favorisce gli interessi delle piccole squadre, che secondo le parole del presidente partenopeo “hanno il solo obiettivo di evitare la retrocessione“.
Queste problematiche, nella visione di De Laurentiis, potrebbero essere evitate con l’introduzione di un nuovo format nel nostro calcio. La Serie A verrebbe sostituita dalla Serie E, abbreviativo di Élite, un campionato a 14 squadre a cui partecipano i club con un numero rilevante di tifosi. Per ADL dovrebbero prendervi parte le famose 7 sorelle e altre realtà, come Bari e Palermo, che a livello di seguito non hanno nulla da invidiare a tante squadre di Serie A. Le altre società professionistiche dovrebbero invece disputare un campionato diverso, diviso in due gironi da 20 squadre. Resterebbe pressocché immutato il calcio dilettantistico, utile -secondo ADL- per lo sviluppo dei giovani talenti.
Un modello simile, stando alle parole del patron del Napoli, non potrebbe prevedere retrocessioni e promozioni. In questo modo tutte le squadre potrebbero stabilizzarsi finanziariamente, un po’ sulle orme dell’NBA americana, a discapito però della meritocrazia sportiva. Del resto, ADL non ha mai nascosto la sua visione “aziendale” del calcio, ed è anche per questo che spinge forte verso la Superlega e verso una riforma totale del nostro sistema nazionale.
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