Cinema & Serie TV

Dahmer, la recensione: la storia del mostro Jeffrey

Disponibile su Netflix da mercoledì 21 settembre, Monster: The Jeffrey Dahmer Story è una limited-run series creata da Ryan Murphy e Ian Brennan. Nel cast troviamo: Evan Peters, Niecy Nash, Andrew Shaver, Molly Ringwald e Michael Learned.

Il prodotto targato Netflix non è il primo a parlare dell’interessante caso dedicato al serial killer. Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi show e film. I più conosciuti sono sicuramente: “Dahmer – Il cannibale di Milwaukee” con Jeremy Renner e “My Friend Dahmer” con Ross Lynch.

Dahmer appare anche in un episodio del noto show “American Horror Story“, precisamente nel quarto episodio della quinta stagione uscita alla fine del 2015. Una curiosità al riguardo di questo episodio di AHS, è che è stato scritto e diretto da Ryan Murphy. Quest’ultimo, come citato in sovrimpressione, figura come uno degli autori principali del programma con Evan Peters.

Ma chi è veramente Jeffrey Dahmer?

Jeffrey Lionel Dahmer è stato un serial killer statunitense, che durante il suo periodo a piede libero ha ucciso ben 17 persone. È stato accusato di diversi crimini, tra cui necrofiliacannibalismo e stupro. Le sue vittime erano tutti ragazzi e uomini, di un’età compresa tra i 14 e i 31 anni.

Noi, ovviamente, vi abbiamo parlato di Jeffrey Dahmer in modo estremamente semplice, ma in caso foste interessati a sapere i molti dettagli della sua vita passata, come gli omicidi e il caso giudiziario vi lasciamo il link al nostro articolo di approfondimento dedicato.

 

Jeffrey Dahmer. Screen YouTube, canale: Inside Edition

Mai fidarsi degli sconosciuti

Il primo dei dieci episodi, si apre con uno degli ultimi momenti di Jeffrey Dahmer fuori dalla cella. La sua ultima “quasi vittima” riesce a scappare dalle sue grinfie e avvertire la polizia di quanto precedentemente accaduto. I successivi episodi sono dedicati al modus operandi di Dahmer: ai flashback della sua giovane vita, il periodo militare in Germania, la convivenza dalla nonna paterna, alle uccisioni, fino alle procedure di cannibalismo e autoerotismo con i corpi delle vittime. I restanti tre episodi, invece, sono dedicati alle conseguenze di quello che è successo, sia, ovviamente, per Dahmer che per le persone che, più o meno indirettamente, erano con lui.

Un focus inutile

Uno di questi che, sfortunatamente, ha risentito “dell’effetto Dahmer” è Glenda Cleveland, vicina di casa del serial killer. Il personaggio è abbastanza ricorrente all’interno della serie tv, tanto da farle guadagnare un episodio quasi interamente dedicato. Quest’ultimo però è abbastanza inutile per la trama. Anche se l’idea di mostrare i retroscena di quanto avvenuto anche attorno a Dahmer potrebbe sembrare interessante, purtroppo non è così. L’episodio si va sempre e solo a concentrare e ripetere su un unico tema, cioè la poca importanza che la polizia ha dato alle sue telefonate. Qualcosa che sicuramente avrebbe funzionato meglio come semplice sottotrama di un episodio.

Continuando a parlare di focus sui personaggi secondari dello show, sicuramente un momento dedicato va alle vittime. A differenza dell’episodio interamente dedicato alla Cleveland, qui iniziamo a conoscere le back-story di alcuni futuri perseguitati tramite delle sottotrame inserite negli episodi. Un aspetto molto più interessante, che spesso e volentieri non viene analizzato nelle serie tv di questo genere.

 

Il reparto tecnico dello show

Il reparto tecnico funziona alla perfezione. Ryan Murphy insieme ai registi dei vari episodi, costruisce tutto in maniera calzante, sia per quanto riguarda le location che per il trucco. Quest’ultimo è molto semplice e non va a richiamare le centinaia di film e show televisivi che vanno a peccare con il troppo utilizzo. Anche la trasposizione degli anni ’80 e ’90 tramite la scenografia è portata di fronte alla telecamera in maniera corretta. La fotografia funzione molto bene e diverse scene, accompagnate anche da una buona colonna sonora, riescono a catturare lo spettatore.

Una lettera d’amore da parte da parte di Ryan Murphy

Nel bene o nel male quasi tutti conosciamo Ryan Murphy. Il regista e produttore televisivo statunitense è molto conosciuto nel campo dell’horror. Basti sapere che tra le sue opere figurano prodotti molto noti come American Horror Story (2011-), American Horror Stories (2021-) e Ratched.

Con “Monster: The Jeffrey Dahmer Story” vediamo una “lettera d’amore” da parte del produttore per il proprio lavoro, come si può notare in diversi aspetti dello show. A partire dalla cura nel trasporre la storia di Dahmer, nelle diverse citazioni della cultura pop americana, fino agli avvenimenti storici di cronaca nera che hanno segnato gli Stati Uniti. Uno di questi eventi di cronaca è sicuramente quello di John Wayne Gacy (comunemente conosciuto come Killer Clown). Anche se il personaggio era stato confermato in passato, la sua scena è stata molto inaspettata e sicuramente il fan medio, che conosce il caso, sarà rimasto incuriosito. Conoscendo Ryan Murphy questo potrebbe essere un segnale, magari su un futuro prodotto dedicato al killer.

 

 

Evan Peters è riuscito nuovamente a interpretare uno psicopatico?

Evan Peters è uno degli attori più in voga del ventunesimo secolo e tutti lo conosciamo per il suo ruolo in American Horror Story. Grazie allo show l’attore è riuscito a lanciarsi nel mondo di Hollywood ed ha guadagnato ruoli molto importanti. Con “Monster: The Jeffrey Dahmer StoryPeters fornisce una grande interpretazione, interpretando e portando su schermo alla perfezione l’essenza del killer.

 

Considerazioni finali

Ryan Murphy torna nuovamente con una serie tv a tema horror promossa a pieni voti. Il cast è composto da ottimi nomi, è sicuramente il protagonista (Evans) riesce a trainare lo spettacolo alla perfezione. Il lato tecnico funziona molto bene e la trasposizione degli anni ’80 e ’90 è ben riuscita. L’unica pecca a livello di trama è solamente il dare molta importanza a un personaggio.

Pro

  • Un buon reparto tecnico, con una ottima fotografia;
  • Un ottimo copione scritto dall’affidabile Ryan Murphy e dai restanti sceneggiatori;
  • Una perfetta interpretazione di Evan Peters, leggermente compromessa da un doppiaggio sbagliato;

Contro

  • La storia di Glenda Cleveland inutilmente ingrandita;
  • Una strategia di pubblicità escogitata male;

Per altre recensioni e restare sempre aggiornato sulle news provenienti da tutto il mondo, continua a seguirci su Nasce, Cresce, Streamma. Ecco a voi alcune delle nostre recensioni:

Filippo D'Agostino

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