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Cure sanitarie: un italiano su tre rischia di rinunciarvi in futuro a causa dei costi proibitivi

di Francesco Ferri

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La situazione sanitaria in Italia, nonostante la recente pandemia di Covid-19 avrebbe dovuto evidenziare e di conseguenza risolvere diversi problemi, non è delle migliori. In un futuro prossimo, come riportato da TGCOM 24 , curarsi potrebbe diventare un lusso non accessibile a tutti. Secondo l’ultimo rapporto sul Sistema sanitario italiano, infatti, redatto da Eurispes ed ENPAM, un quarto delle famiglie italiane denuncia importanti difficoltà economiche relative alle cure sanitarie.

Il costo delle cure sanitarie

Secondo l’analisi di Eurispes le difficoltà economiche relative alle prestazioni sanitarie, nel 2022, hanno riguardato sopratutto i cittadini delle regioni meridionali (28,5%) e delle Isole (30,5%). Oltre a ciò, ben un terzo dei cittadini (33,3%) afferma di aver dovuto rinunciare a prestazioni o interventi sanitari per indisponibilità delle strutture sanitarie stesse e liste di attesa dai tempi biblici. Secondo Eurispes se il Sistema sanitario nazionale “non sarà messo in grado di programmare e poi assorbire le necessarie professionalità, le case e gli ospedale della comunità rimarranno vuote, mentre la crisi del decisivo comparto della medicina generale si avviterà ulteriormente, gli ospedali continueranno a degradarsi, l’universalità della sanità pubblica continuerà a deperire, si apriranno ulteriori autostrade per la sanità privata e curirarsi diverrà una questione di censo“.

Il problema della mobilità sanitaria

Il rapporto sottolinea sopratutto che gli italiani spendono i propri soldi per prestazioni e farmaci in tutto o in parte non coperti dal Sistema sanitario nazionale per quasi 40 miliardi di euro all’anno, raggiungendo una quota del PIL superiore al 2%. Oltre a ciò, ad aggravvare il quadro generale, c’è l’aumento della mobilità sanitaria. Molti cittadini sono costretti a rivolgersi a strutture pubbliche di Regioni differenti dalla propria per poter ottenere le prestazioni richieste. Questo sarebbe dovuto a un importante deficit: gli importi versati dalle Regioni che “cedono” pazienti a quelle invece in grado di erogare servizi e prestazioni “determinano un’ulteriore difficoltà in budget sanitari già compressi dai piani di rientro. All’opposto, le Regioni che erogano molte prestazioni a cittadini non residenti possono contare su di un over-budget che rende possibile investimento in strutture e personale, di cui beneficiano in primo luogo i cittadini residenti“.

L’ampio divario fra Regioni

Un altro problema da non sottovalutare è l’ampio divario presente fra le Regioni. La forbice di efficenza fra alcune Regioni del nord e quelle del centro-sud si allarga ulteriormente. Ai due estremi, nel 2018 la Lombardia ha riscontrato un saldo positivo di quasi 809 milioni di euro, mentre la Calabria registra un deficit di quasi 320 milioni di euro e la Campania di più di 302 milioni di euro. Un divario decisamente importante, che dovrebbe essere senza dubbio colmato al più presto.

Lo stipendio dei medici

Un’altra difficoltà non da poco è quella degli stipendi dei professionisti sanitari. L’Italia si classifica agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda la remunerazione di medici specialisti e infermieri ospedalieri. I dati in rapporto al PIL pro capite indicano che il medico italiano ha un reddito pari a 2,4 volte quello medio del Paese, mentre in Gran Bretagna questo rapporto sale fino a 3,6, in Germania a 3,4, in Spagna a 3,0 e in Belgio a 2,8. Con questi dati si conferma che in Italia il riconoscimento economico dei medici è inferiore a ciò che avviene nei maggiori Paesi dell’Europa occidentale.

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