di Francesco Greco
Ha del clamoroso quanto successo a Torino. Un uomo, condannato con l’accusa di violenza sessuale, è stato poi assolto tre anni dopo dalla Corte d’Appello. A suscitare inevitabili polemiche però, è la motivazione dietro l’assoluzione. La situazione infatti si è capovolta contro la vittima della violenza. Perché? Sulla base di presunte cerniere deteriorate e alterazioni dovute all’alcol, da molti viste, naturalmente, come giustificazioni infondate.
Corte d’Appello ribalta inspiegabilmente la sentenza
Tutto sarebbe cominciato con un episodio avvenuto nel 2019, quando l’uomo avrebbe cercato di abusare di un’amica di lunga data in un bagno di una discoteca. Lui stesso, inoltre, non avrebbe negato di aver commesso il misfatto, e quindi, di avere tutti gli estremi per vedere confermata l’accusa di violenza, confermata infine dalla condanna di 2 anni, 2 mesi e 20 giorni in primo grado. Tutto ciò, però, ha avuto un inaspettato ribaltamento dalla Corte d’Appello, ormai 3 anni dopo la sentenza; quest’ultima, infatti, ha assolto l’accusato, tenendo in considerazione due punti cardine che hanno fatto parecchio discutere:
“Alterata per un uso smodato di alcol (…), provocò l’avvicinamento del giovane che la stava attendendo dietro la porta del bagno” e “nulla può escludere che sull’esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura“ sono le dichiarazioni della Corte, che quindi, avrebbe proceduto ad assolvere l’uomo, e a scatenare non poche reazioni. La sentenza è stata impugnata in Cassazione dal sostituto procuratore generale Nicoletta Quaglino. Vedremo se il tutto verrà nuovamente ribaltato oppure no. Quello che fa specie ovviamente è che anche in casi del genere ci possa essere tanta diversità di giudizio tra un grado e l’altro… specie in situazioni simili.
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