In Corea del Sud viene finalmente approvata una legge che si pone l’obbiettivo di fare chiarezza sull’età dei cittadini. Nel Paese asiatico, infatti, non c’è domanda più complicata che chiedere a qualcuno “quanti anni hai?“. Questo per i molti modi diversi di contare l’età che ci sono. A seguito di questa “riforma” sul conteggio dell’età, come riporta La Repubblica, i sudcoreani potrebbero perdere uno o due anni, almeno sulla carta.
Può sembrare strano, ma in Corea del Sud l’età viene contata diversamente da come siamo abituati in occidente. A una prima riflessione si potrebbe pensare che contare gli anni trascorsi dalla nascita sia una di quelle cose per cui non possa esserci ambiguità. In Corea del Sud non è così, in quanto esistono altre due modalità, oltre quella “internazionale”, con cui la popolazione può contare la propria età.
Il primo metodo conferisce al neonato un anno già al momento della nascita e ne aggiunge uno nuovo il primo gennaio di ogni anno. Ad esempio, se una persona è nata il 9 dicembre ha già un anno e avrà due anni già tra meno di un mese. Il secondo metodo, invece, non assegna alcun anno alla nascita, ma come per il precedente vengono contati gli anni dal 1 gennaio dell’anno seguente. Quindi, ponendo il caso che qualcuno nasca il 31 dicembre, il giorno dopo avrebbe già un anno. Questo metodo è utilizzato principalmente per questioni legali, come stabilire l’età per bere e fumare o per la leva militare.
Dal prossimo giugno contare l’età non genererà più alcuna ambiguità, almeno sulla carta. Dopo vari tentativi condotti in parlamento, Seul ha approvato la legge sull’età che renderà obbligatorio, sui documenti ufficiali, l’utilizzo del metodo internazionale, che prende quindi in considerazione la data di nascita.
Il ministro della Giustizia, contento di aver portato a casa il risultato sperato, ha esclamato: “Diventeremo tutti più giovani“. In effetti, quello di contare l’età rappresentava un problema importante in Sud Corea anche per questioni legali. La modifica servirà per evitare “confusione” e “costi sociali ed economici non necessari”, riferisce il Governo sudcoreano.
Confusioni sull’età in passato hanno portato a controversie assicurative sui rimborsi o sulla retribuzione aziendale se queste si basavano sulle fasce di età. Inoltre, il problema è risultato ancor più evidente negli ultimi anni di pandemia, quando la confusione ha riguardato l’età vaccinale, generando così scompiglio negli ospedali.
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