di Alessandro Colepio
Pochi acquisti, negli ultimi anni del calcio italiano, hanno fatto tanto scalpore come il trasferimento di Hakan Calhanoglu dal Milan all’Inter nel giugno del 2021. Un tradimento, secondo la sponda rossonera di Milano, come probabilmente non se ne sono mai visti. Perché anche se ci sono stati diversi giocatori che hanno vestito entrambe le maglie (Ronaldo, Ibra, Seedorf e Pirlo, solo per dirne alcuni) nessuno di quegli affari ha colpito nel profondo i tifosi del Diavolo come ha fatto invece Calhanoglu.
La situazione attuale
Ora il turco è un titolarissimo della rosa di Simone Inzaghi, ha vinto due Supercoppe e una Coppa Italia ma ironicamente è arrivato secondo nello scorso campionato, proprio dietro al Milan. Gli sfottò dei giocatori e dei tifosi all’indirizzo di Calhanoglu hanno fatto il giro del web, così come la risposta del numero 20 interista dopo i due derby vinti nell’ultimo mese.
Il Milan e Calhanoglu si comportano proprio come due ex fidanzati che, nonostante abbiano trovato nuovi partner, non riescono ancora a nascondere il risentimento per la fine della loro storia. E pensare che i presupposti erano ben diversi.
L’esperienza di Calhanoglu al Milan
È il luglio del 2017 e la dirigenza del Milan, guidata da Fassone e Mirabelli, sta portando avanti un mercato a dir poco sorprendente. Tra gli altri acquisti arriva a Milanello Hakan Calhanoglu, acquistato per 22 milioni di euro dal Bayer Leverkusen. I video delle sue punizioni e dei suoi gol da fuori area spopolano sui social. Inoltre, quando il turco decide di prendere la numero 10, il popolo rossonero pensa di aver trovato il suo nuovo fenomeno.
I primi anni però non sono entusiasmanti. Il talento viene fuori solo a sprazzi, e molti lo criticano definendolo pigro e discontinuo. Nonostante non sia certo lui la causa dei problemi di quel Milan, Calhanoglu paga il prezzo di essere arrivato a Milano come il nuovo leader tecnico della squadra. Oltre alla pressione psicologica, il turco deve anche fare i conti con allenatori che preferiscono schierarlo da esterno d’attacco nel 4-3-3 che nel suo ruolo naturale di fantasista, limitandone ulteriormente il rendimento.
Tutto cambia nell’ottobre del 2019, quando sulla panchina rossonera arriva Stefano Pioli. L’allenatore emiliano passa subito al 4-2-3-1 e mette Calhanoglu nelle condizioni di esprimere al meglio la sua classe. La stagione 2019-2020 la chiude in un costante crescendo, che continua anche nell’annata successiva. Il numero 10 è uno dei punti fermi del Milan che chiude al secondo posto dietro l’Inter e torna in Champions League dopo tantissimo tempo e chiude la stagione con la soddisfazione di essere il giocatore che ha creato più occasioni da gol in Europa.
E proprio quando tutto sembra perfetto, arriva la rottura. Il suo contratto è in scadenza ma lui a sorpresa decide di non rinnovare, lasciando così il Milan a parametro zero. E come se questo non bastasse a far infuriare la tifoseria, nel giugno del 2021 firma il suo nuovo contratto con l’Inter. I milanisti si sentono traditi proprio sul più bello. Al contrario, i tifosi nerazzurri lo accolgono a braccia aperte quasi più per fare un dispetto ai cugini che per altro. Comincia così l’esperienza interista di Hakan Calhanoglu.
L’Inter: il nuovo ruolo e la rinascita
L’avventura di Calhanoglu all’Inter è cosa nota: tre Coppe ma ancora un secondo posto in campionato, proprio dietro al Milan che lui ha lasciato per vincere lo Scudetto. Le mani dietro le orecchie al primo gol dell’ex segnato nel 2021 e il gesto di fare silenzio rivolto alla curva rossonera nell’ultimo derby di qualche giorno fa. Gli sfottò di Ibra e Theo Hernandez sull’autobus dei festeggiamenti e i cori poco amichevoli dei tifosi milanisti.
Ma al di là dei trofei e dei problemi con la vecchia tifoseria, e nonostante lo Scudetto non lo vincerà probabilmente neanche quest’anno, Calhanoglu non è mai sembrato così felice come lo è all’Inter. Qui ha trovato un allenatore che lo valorizza e che lo ha reso un centrocampista totale. Simone Inzaghi lo ha prima abbassato a fare la mezz’ala e poi lo ha schierato addirittura da mediano dopo l’infortunio di Brozovic. In entrambi i casi con ottimi risultati.
Il turco combina corsa, tecnica, visione di gioco e anche una sorprendente dote di recupero palla. È fondamentale con la palla ai piedi e diligente quando non ce l’ha, inoltre si rivela sempre un’arma utile sui calci piazzati e quando arriva a tirare da fuori. Calhanoglu è per Inzaghi quello che per qualche periodo è stato Eriksen per Conte. Un giocatore duttile, capace di interpretare più ruoli e completare il reparto unendo intelligenza e qualità. La discontinuità dei tempi rossoneri è acqua passata, e anche se non è sempre perfetto recita la sua parte ogni volta che scende in campo.
I più attenti avranno notato soprattutto l’importanza che ricopre il turco nella fase di costruzione dell’Inter. Inzaghi lo sfrutta spesso e volentieri in linea con Brozovic o con l’altra mezz’ala, per cercare di pulire il gioco e accelerare la manovra quando si costruisce da dietro. È lui il principale verticalizzatore dei nerazzurri e questo nuovo ruolo gli calza a pennello.
Dopo il suo trasferimento, Calhanoglu ha trovato la sua dimensione calcistica, mentre il Milan è tornato a vincere un0 Scudetto dopo 10 anni di attesa. Al di là di sfottò e rancori, è innegabile come alla fine sia stata la scelta migliore per tutti e due.
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