Calcio: alcuni scudetti non riconosciuti nella storia

Per gli anni più recenti è piuttosto facile capire quale squadra è stata vincitrice dello Scudetto di una determinata stagione. In alcuni periodi, invece, la situazione nel nostro calcio è stata molto precaria e incerta, causando diverse ambiguità sull’assegnazione del titolo di Campione d’Italia. Vediamo insieme alcuni casi…

Spezia Calcio (1944)

Sicuramente chi ha seguito gli aquilotti negli ultimi 3 anni di Serie A avrà notato la presenza di un badge tricolore ellittico sulla maglia da partita. Il suddetto simbolo ricorda quanto accadde nel 1944, e rappresenta la battaglia che è stata combattuta per rivendicare quello che a tutti gli effetti poteva essere uno Scudetto (sito Spezia Calcio).

1944, in piena Seconda Guerra Mondiale con il campionato ufficiale che era stato ovviamente sospeso. Resistevano comunque dei tornei che tenevano impegnate le società calcistiche, “mutilate” per colpa del reclutamento militare forzato anche nel mondo dello sport. Dopo l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio del Regno d’Italia con gli Alleati, il nostro Paese si trovò diviso in due parti: la Repubblica Sociale Italiana, uno “stato fantoccio” sorto sui territori occupati dalla Germania, e l’Italia di Vittorio Emanuele III e del generale Pietro Badoglio, dalla parte di Regno Unito e Stati Uniti.

La Divisione Nazionale del 1944

Anche la FIGC si divise. Commissariata dal regime mussoliniano, la Federazione della RSI organizzò dei campionati per tenere in attività le società calcistiche rimaste attive nelle terre nazifasciste. Queste ultime riuscirono a trattenere alcuni dei loro giocatori affiliandosi a aziende utili all’economia di guerra, i cui lavoratori erano esenti dalla leva militare. Basti pensare al Grande Torino, divenuto Torino FIAT, o alla Juventus che si aggregò alla Cisitalia.

Per partecipare alla Divisione Nazionale del 1944 lo Spezia, presenza fissa nella Serie B dell’epoca, trasferì i giocatori superstiti alla leva al 42° Corpo dei Vigili del Fuoco della città ligure, proprio per trattenerli e salvarli dall’arruolamento. Il VV.F. Spezia appena costituito era costretto a allenarsi nella lontana Rapallo, visto che lo stadio Alberto Picco era inagibile per via dei bombardamenti all’Arsenale spezzino. Inoltre per raggiungere i luoghi di trasferta dovette arrangiare un’autobotte a mezzo di trasporto per i calciatori.

Il torneo

Il campionato si disputò a partire da tornei regionali: Liguria-Piemonte, Lombardia, Emilia, Veneto, Venezia-Giulia e Toscana. Quello del Lazio venne sospeso dopo la liberazione di Roma del 4 e 5 giugno 1944. Le prime due di ogni torneo regionale si affrontarono in 3 gironi interzonali: Liguria-Piemonte/Lombardia; Veneto/Venezia Giulia; Emilia/Toscana. Dal primo uscì vincitore il Torino, ultimo campione d’Italia prima dell’armistizio, dal secondo il Venezia e, a sorpresa, dal terzo lo Spezia. Si, gli aquilotti vennero inseriti nel torneo regionale dell’Emilia per questioni logistiche, e riuscirono a stare avanti al Bologna nel girone interzonale, accedendo al triangolare finale.

All’Arena Civica di Milano, stadio dell’Ambrosiana-Inter, lo Spezia riuscì a pareggiare con il Venezia e a vincere per 2-1 contro il Grande Torino, che battè i lagunari spianando la strada ai Vigili del Fuoco verso il tricolore. Un grande trionfo, non riconosciuto però dalla FIGC come scudetto. Infatti la “Divisione Nazionale” organizzata dalla federcalcio della RSI venne considerata come un torneo non ufficiale dalle autorità del dopoguerra. Il Torino rimase quindi campione d’Italia durante tutto il periodo della guerra civile, con il torneo vinto dallo Spezia che venne abbandonato nel dimenticatoio.

Il riconoscimento

Nel 2002 gli aquilotti riuscirono, tramite alcune inchieste giornalistiche e pressioni alla FIGC, a ottenere un riconoscimento del merito sportivo, non paragonabile però a quello del trionfo in un campionato regolare. Da qui la possibilità per gli spezzini di esporre l’ellisse tricolore con all’interno la coppa del 1944, che racchiude una storia incredibile e spesso dimenticata.

Spezia Calcio (@Shutterstock)

Milan, Alessandria, Udinese, Andrea Doria (Sampdoria), Venezia (1896-1913)

Vi starete chiedendo perché 5 squadre sono state messe insieme come titolo di questo paragrafo, e perché sono spalmate su più anni. Ecco la risposta.

Agli albori il calcio italiano non aveva un solo organismo centralizzato come la FIGC. Le prime partite al “football” giocate nel nostro Paese furono amichevoli fra società polisportive particolarmente innovative, che avevano accolto il nuovo sport proveniente dal mondo anglosassone. Fra queste si trovavano il Genoa Cricket and Athletic Club, la Società Udinese di Ginnastica e Scherma e altre che oggi non esistono più.

La Federazione Ginnastica Nazionale Italiana si occupò per prima di organizzare tornei ufficiali di football, e il primo si tenne nel 1896. Venne vinto dall’Udinese, inaugurando un ciclo di tornei annuali proseguito fino al 1913, che vide come interruzioni solo gli anni 1899, 1900, 1903 e 1909. Delle 13 edizioni del torneo FGNI disputate, 5 furono conquistate dal Milan Football and Cricket Club, 4 dall’Andrea Doria, che nel 1946 costituì insieme alla Sampierdarenese la Sampdoria, e gli altri da Udinese, Unione Pro Sport Alessandria, Palestra Ginnastica Ferrara, Venezia Football Club e una squadra gestita dal comune di Verona, la Marcantonio Bentegodi che però non ha nulla a che fare con l’Hellas Verona.

Tornei FGNI e FIF, cosa cambia?

Quale è il problema dei tornei FGNI? Per quanto fossero a tutti gli effetti dei campionati nazionali, anche se composti prevalentemente da squadre del centro-nord, erano in competizione con il torneo proposto dalla FIF, Federazione Italiana Football, che nel 1909 venne rinominata in Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Dal 1898 i campionati della futura Federcalcio furono paralleli a quelli organizzati dalla FGNI, e di questo approfittarono società come il Milan, che si iscrisse a entrambi i tornei. A prova di questo il fatto che i rossoneri vinsero i loro primi tre campionati FIF/FIGC negli anni 1901, 1906 e 1907, in contemporanea con i 5 guadagnati in ambito FGNI (1902, 1904, 1905, 1906, 1907).

I campionati FGNI, dopo il loro scioglimento nel 1913, non vennero riconosciuti come validi dalla FIGC e oggi risultano come nei palmarès come coppe non ufficiali. Se la loro validità non fosse stata annullata, l’Udinese sarebbe stata da considerare la prima squadra campione d’Italia nella storia al posto del Genoa, vincitore della Prima Divisione della FIF nel 1898.

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Cristian Castellini

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