di Gabriele Di Nuovo
Disponibile su Disney+ dal 26 ottobre nella sezione Star l’attesissima quarta stagione di “Boris”. Nel cast ritroviamo Francesco Pannofino, Alessandro Tiberi, Pietro Sermonti, Carolina Crescentini, Caterina Guzzanti, Corrado Guzzanti, Ninni Bruschetta, Paolo Calabresi e Antonio Catania. Invece tra le new entry troviamo Edoardo Pesce, Aurora Calabresi, Giulia Anchisi, Raffaele Buranelli, Emma Lo Bianco e Alessio Praticò. Gli episodi sono scritti e diretti da Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico.
Dopo avervi parlato dei primi due episodi in anteprima (trovate qui la recensione), finalmente abbiamo visto i restanti 6 episodi di “Boris”. Quanto di buono fatto vedere in passato e con i due episodi presentati a Roma il 23 e 24 ottobre, ritorna nei successivi. La satira colpisce sempre dritta al punto e diverte come in passato. Il cast dopo 11 anni, riesce a riprendere il proprio ruolo, anche con alcune differenze rispetto al passato. Sfortunatamente però, la serie diretta da Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico non è esente da difetti. Nonostante le varie tematiche affrontate e la gestione di alcuni protagonisti sia ottima, su tutti René Ferretti, l’approfondimento di alcune dinamiche e dei nuovi personaggi dello show, non sono sviluppate al meglio.
Il mondo dello streaming e le difficoltà affrontate dalla troupe
La quarta stagione di “Boris” porta René e la sua troupe nel mondo dello streaming. Questo nuovo mondo metterà non poco in difficoltà i nostri protagonisti, mostrando così le differenze tra la Piattaforma e la Rete che tanto ha portato al “successo” il regista interpretato da Francesco Pannofino. Oltre alle varie differenze, la serie mette in evidenza il passare del tempo. Per quanto l’umorismo e i caratteri dei vari personaggi funzioni ancora oggi e anzi, il loro conflitto con il presente rende la satira della serie più solida, il salto generazionale viene messo in evidenza anche grazie ad alcuni personaggi già visti in passato. Le nuove vite di Martellone, Karin e Mariano, mostrano le vere ripercussioni della nuova politica del piccolo schermo.
Ma a sorprendere di più è il folle attore interpretato da Corrado Guzzanti. Senza entrare troppo nel dettaglio, Mariano ha ottenuto successo oltreoceano dopo aver lasciato l’Italia. Ormai influenzato nella sua follia dal mondo USA, Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico trattano un tema che può sembrare lontano dal nostro paese, ma che forse in fondo è più vicino di quello che può sembrare. Inoltre vediamo come il Me Too, la ricerca sfrenata delle minoranze anche nel dietro le quinte e la ricerca di nuovi stimoli, porti avanti la critica nei confronti della politica delle piattaforme streaming. Infatti sorprende come “Boris” riesca a fare satira proprio su quel mondo che ha permesso a questa quarta stagione di esistere. Tutto questo, conferma ancora una volta la brutale attualità di una serie nata nel lontano 2008, rendendo questo di fatto un ritorno al passato.
Una gestione dei personaggi ballerina
Forse l’unica pecca di questa quarta stagione di “Boris” risiede nella gestione dei personaggi e del loro background. Parliamo di background perché, nonostante ritroviamo personaggi già noti allo spettatore, sono passati ben 11 anni dalla loro ultima apparizione. In 11 anni possono accadere molte cose, come viene evidenziato anche nel corso degli episodi. Sfortunatamente alcuni dettagli dei protagonisti e i loro rispettivi cambiamenti, vengono solo accennati e mai approfonditi al punto giusto. A soffrire ancora di più questa scrittura sono i nuovi personaggi. Se con i primi due episodi si era intravisto un potenziale, nei restanti 6 episodi restano fermi alla linea di partenza senza offrire dinamiche interessanti con gli amati protagonisti delle prime tre stagioni.
Questo infatti aumenta ancora di più il valore di un cast consolidato e forte di un’amicizia fuori dal set della serie. Tutti i membri del cast originale brillano al meglio grazie alle caratteristiche dei loro personaggi e del contesto in cui si trovano ad agire. A spiccare su tutti però sono René e Stanis. I personaggi interpretati da Francesco Pannofino e Pietro Sermonti sono gli elementi migliori dell’intera serie. Da una parte ritroviamo Ferretti cercare di realizzare finalmente dopo anni un prodotto di qualità, dall’altra invece abbiamo uno Stanis più egocentrico che mai. Se forse è proprio il personaggio di Pannofino a soffrire la stanchezza e la sfiducia di un mondo che non cambierà mai, sarà proprio lui a sorprendere nel corso della serie.
Mentre Stanis, al massimo del suo egocentrismo e forte del suo ruolo da produttore, tenta di portare la vita di Gesù a modo suo. Oltre a mostrare la sua immaturità e la sua arroganza nel credersi il migliore di tutti, l’attore stravolge persino il materiale originale, inserendo battute non attinenti al suo personaggio e soprattutto l’età. Si, perché il Gesù di Stanis non muore a 33 anni, bensì a 50, l’età del suo interprete. Se l’esagerazione di un personaggio dal forte ego arriva al meglio su schermo, il merito va ad un bravissimo Pietro Sermonti che regala una interpretazione con dei tempi comici a dir poco pazzeschi.
La satira che allontana l’ombra del fan service
Uno dei dubbi che ha colpito chiunque dopo l’annuncio della quarta stagione di “Boris” fu la questione fan service. Negli ultimi anni abbiamo assistito a vari prodotti che sono cascati in questa “trappola” pur di attirare il pubblico. I nuovi episodi di “Boris” fortunatamente non rispettano questa regola nonostante alcuni riferimenti inseriti in modo geniale all’interno della serie. Forse a spiccare su tutti è anche il più difficile per molti da ricordare, ossia la presenza di Tatti Barletta. Personaggio nominato nell’ottavo episodio della prima stagione di “Boris”, dove è presente una delle scene più famose della serie, interpretato per l’occasione dei nuovi episodi da Edoardo Pesce. La bravura dei due registi e sceneggiatori della serie è evidente proprio in questa gestione degli elementi passati. Usati per strizzare l’occhio alle stagioni precedenti, ma pretesto per amplificare la satira che fa da padrona l’intera serie.
Come già menzionato nella recensione dei primi due episodi, la satira funziona al meglio e tratta vari temi attuali inerenti la politica delle piattaforme streaming. Oltre ad essere una satira intelligente e divertente, si rivela coerente al tono delle stagioni precedenti, rendendo di fatto la quarta stagione di “Boris” un lavoro fatto con amore, dedizione e in onore di Mattia Torre. Sceneggiatore insieme a Vendruscolo e Ciarrapico delle stagioni precedenti e del film arrivato in sala, Mattia Torre è scomparso nel 2019. Oltre ad aver dedicato l’intera quarta stagione al loro collega e soprattutto amico, Torre viene omaggiato all’interno della serie in modo commovente e geniale attraverso un personaggio. Per mostravi la passione e la dedizione apportata alla realizzazione di questi 8 episodi, basterebbe citare questo omaggio intelligente e commosso fatto a una delle menti dietro l’intera serie.
Considerazioni finali
La quarta stagione di “Boris” è un grandissimo si. Il ritorno dei protagonisti è come ritrovare dei vecchi amici di scuola visti dopo tanti anni. La satira messa in moto dai due sceneggiatori e registi della serie non solo ci riporta alle stagioni precedenti, ma porta queste nel mondo delle piattaforme streaming. Il cast si è mostrato ottimo nel riprendere i panni dei loro personaggi, su tutti Pannofino e Sermonti. Ed è proprio il personaggio interpretato dall’attore e doppiatore ad essere il migliore, grazie ad una scrittura sorprendente inerente il suo sviluppo. A peccare però sono le new entry, che non offrono grandi spunti narrativi.
L’omaggio per Mattia Torre è delicato e ironico allo stesso tempo, rispettando al meglio l’essenza dell’opera creata dallo sceneggiatore scomparso nel 2019, insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, prima amici e poi colleghi. In conclusione possiamo dirvi che “Boris” è tornata più forte che mai e pronta a far parlare di sé e diventare di nuovo virale sul web grazie a meme e non solo. Avevamo bisogno di una nuova stagione? Forse no, ma i nuovi 8 episodi sono la prova evidente che il pubblico ha bisogno di prodotti come “Boris”.
Pro
- La satira molto attuale, ironica e pungente;
- Il suo essere “Boris” anche 11 anni dopo la sua fine;
- Le interpretazioni del cast, su tutti Pannofino e Sermonti;
- La passione dietro il progetto, culminata nel ricordo di Mattia Torre.
Contro
- La gestione dei nuovi personaggi, secondaria e marginale rispetto al resto e la poca cura nel colmare l’assenza di 11 anni dei nostri protagonisti.
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