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Boris, la fuoriserie italiana sempre attuale

di Gabriele Di Nuovo

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Con l’arrivo delle prime tre stagioni il 25 giugno su Disney+, in questo articolo esploreremo la nascita del fenomeno Boris e di come una serie “conclusa” 11 anni fa, sia ancora attuale.

Creata da Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, Boris è una serie comedy andata in onda dal 2007 al 2010 su Fox. La trama segue la produzione di una fiction televisiva chiamata “Occhi del cuore” e di come Alessandro, uno stagista, scopre che il mondo del piccolo schermo non è come se lo aspettava. Questo è il presupposto per raccontare non solo gli svariati membri del set, ma raccontare l’Italia attraverso questi personaggi e di come “Occhi del cuore” rappresenti uno specchio della “stabilità” del nostro paese.

Boris

Boris, la nascita di un istant cult

Il primo episodio venne trasmesso su Fox il 16 aprile del 2007.  Andando in onda su un canale satellitare, non ottenne ottimi ascolti, ma nonostante questo divenne un cult. Merito del passaparola e soprattutto, strano ma vero, alla pirateria. Questo ha generato un successo inaspettato e la creazione di una fanbase molto solida, portando la serie ad avere altre due stagioni più un film per il cinema.

Ma la vera forza della serie è nelle sue frasi, entrate nell’uso comune subito dopo il successo ottenuto. Citazioni molto divertenti, che però fanno riflettere sui vari temi trattati nel corso dei vari episodi, che spaziano dal mondo della televisione alla politica.

Il ritorno del fenomeno

A dieci anni dalla sua conclusione, merito anche delle gif e dei meme utilizzati nel mondo del web, Boris ritorna di tendenza e grazie alle svariate richieste durante il lockdown di Marzo 2020, Netflix decide di inserire nel suo catalogo la serie completa, in modo tale da dare la possibilità ad un pubblico più giovane di recuperare il prodotto.

La mossa della piattaforma streaming si rivela vincente e Boris guadagna altri fan, mostrando così il suo essere brutalmente attuale e di come la critica presente all’interno del racconto sia ancora così vicina a noi. Inoltre grazie a questo “nuovo” successo, Disney nel mese di febbraio annuncia la quarta stagione della serie, che sarà composta da 6 episodi dalla durata di 30 minuti l’uno, e sarà disponibile entro la fine del 2021 su Disney+ nella sezione Star.

Boris

Il set come specchio del paese

Boris non racconta solo il set di una fiction, ma racconta l’Italia e il suo modo di fare televisione. I membri della produzione rappresentano non soltanto vari tipi di persone che si possono incontrare in quel mondo, ma sono un’immagine del popolo italiano.

Il personaggio di René Ferretti (Francesco Pannofino), regista della fiction, rappresenta l’italiano che cerca di fare qualcosa di buono per la sua carriera, nel suo caso una serie di qualità, ma non riesce per via della condizione politica del paese, questa molto presente nel mondo della televisione, essendo anche ai vertici della rete.

Ma a differenza di Alessandro(Alessandro Tiberi), stagista ambizioso che poi si adegua a tutto quello che lo circonda, rende René all’interno della serie un Don Chisciotte moderno che combatte contro dei mulini a vento, rappresentati dai vertici e soprattutto da quello che vuole vedere il pubblico. Questi sono due esempi di rappresentazioni del popolo italiano che possiamo trovare nella serie e parlare di ogni personaggio, servirebbe un articolo dedicato solo a loro.

Boris

Un’altra televisione non è possibile

Ma in Boris non si parla solo di noi, ma anche della televisione italiana, che riflette su schermo un certo benessere e allo stesso tempo “menefreghismo” di quello che l’Italia guarda in TV. Non si cerca la qualità, ma prodotti semplici che appassionano il pubblico per le sue situazioni surreali, senza senso e con del perbenismo, utilizzato nelle fiction per far sentire bene e “pulito” chi le vede. Infatti nell’arco degli episodi della serie, in modo estremizzato e molto ironico, vediamo spesso il set lavorare su episodi dove vengono trattati temi sociali, come ad esempio la droga, ordinati direttamente dai vertici della rete.

In tutte e tre le stagioni, tra una situazione tragicomica e un’altra, vediamo come si cerca di fare una televisione differente, ma senza ottenere risultati. Rappresentazione emblematica di tutto questo all’interno della serie è il monologo sulla “locura”. Questa disamina su quello che vuole vedere il pubblico, ha all’interno una frase diventata cult e che racchiude la morale di tutta la serie: ”Questa è l’Italia del futuro. Un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte“.

Queste parole sono molto profetiche, perché “Boris” mostra un paese senza speranza e margine per migliorare. Ognuno pensa a se stesso, interessandosi solo ai propri interessi e no a tutto il resto, e quello che vede in televisione, fa sentire “migliore” chi la guarda.

Boris ha cambiato l’Italia a 11 anni dalla fine?

Il successo della serie non è solo merito della sua comicità, ma anche del suo significato più profondo, cioè il suo essere un manifesto per il cambiamento della serialità italiana e anche della mentalità del paese. La domanda sorge spontanea: l’Italia è cambiata? Il suo modo di fare televisione, quindi raccontare storie, è cambiato? La risposta a questa domanda è assolutamente no, il paese non è cambiato e il come le storie vengono raccontate nemmeno. Infatti la nuova stagione probabilmente si concentrerà anche su questo aspetto. Passano gli anni, ma non abbiamo assistito a nessuna rivoluzione.

Cosa aspettarsi dalla quarta stagione di Boris

Questa nuova serie, secondo le uniche informazioni che si hanno a disposizione, vedrà René Ferretti tornare al lavoro nel mondo delle piattaforme streaming, quindi un territorio totalmente differente da quello passato, ma forse non così diverso. Passano gli anni, cambiano gli interessi e il target, ma dal finale della terza stagione ad oggi, questo mondo non è cambiato, anzi forse è peggiorato. Ciò potrebbe deludere per l’ennesima volta il regista, consolidando così la visione pessimistica presente negli episodi precedenti.

Elemento non indifferente deve essere la comicità. Boris 4 non deve essere un revival dei momenti iconici delle tre stagioni precedenti. La serie deve usare gli elementi alla base della nuova storia e creare qualcosa di originale. Se questa nuova serie non si rivelasse così, saremmo davanti ad un prodotto fatto solo per il nuovo pubblico. Mentre il fan di vecchia data e che ha compreso la critica presente nella serie, potrebbe restare deluso, trovandosi davanti ad un prodotto, citando una famosa battuta di “Boris”, fatto a c**zo di cane.

Per altri approfondimenti sulle vostre serie e film preferiti, continuate a seguire NCS.

di Gabriele Di Nuovo

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