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“Black Panther: Wakanda Forever”, la recensione: il retaggio della Pantera!

di Domenico Scala

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“Black Panther: Wakanda Forever”, in uscita in Italia mercoledì 9 novembre, è il nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe, il secondo dedicato ai protettori dell’immaginaria Nazione africana. Diretta nuovamente da Ryan Coogler, la pellicola vede nel cast il ritorno di Letitia Wright (Principessa Shuri), Angela Bassett (Regina Ramonda), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Winston Duke (M’Baku) e Martin Freeman (Everett Ross), oltre al debutto di Dominique Thorne nei panni di Riri Williams/Ironheart e a quello di Tenoch Huerta nei panni del “Dio serpente alato” Namòr.

Black Panther – L’eredità degli antenati

Il film è incentrato sugli eventi successivi ad Avengers: Endgame, con il Wakanda che deve affrontare ben più di una crisi. La morte del proprio Re e guida spirituale ha infatti segnato profondamente i protagonisti, che adesso devono subire e gestire al meglio le conseguenze della decisione di T’Challa di aprire la Nazione al mondo esterno, favorendo il dialogo e i rapporti di politica internazionale. Ma, com’è ovvio che sia, questa presa di posizione porta con sé una serie di scenari inediti per il Wakanda, che si ritrova nel frattempo a dover decidere se (e come) portare avanti il retaggio di Black Panther. Nel Paese in cui “la morte non è la fine”, gli antenati guidano il popolo wakandiano; una nuova Pantera deve nascere per ergersi a guida del popolo e per evitare una guerra incombente…

 

Black Panther

La difficile gestione di T’Challa

La produzione, come tutti ben sanno, ha dovuto affrontare un terribile lutto. L’improvvisa morte di Chadwick Boseman (T’Challa/Black Panther) ha infatti segnato profondamente il film, che è stato ovviamente riscritto da capo prima delle riprese. Il compito era dunque difficilissimo; portare avanti una pellicola de facto privata improvvisamente del suo protagonista. Impresa non certo semplice…

Tagliamo subito la testa al toro! A nostro avviso, dato il mancato recasting e pur riconoscendo tutte le difficoltà del caso, questo aspetto (narrativamente parlando) non è stato gestito nel migliore dei modi. Tuttavia, è giusto sottolinearlo, il film riesce comunque nel suo intento; T’Challa è sullo schermo in qualche modo, la sua presenza è palpabile e permea l’intera durata del film, attraverso i protagonisti delle vicende e le loro azioni. Aspettatevi quindi un paio di momenti davvero toccanti!

Namòr: l’antitesi perfetta di Black Panther

Le vicende di questo sequel ci portano poi ad una metafora sul colonialismo non indifferente. Namòr, il “Dio serpente alato”, è un personaggio che ruba la scena tanto per la sua estetica quanto per il suo background accattivante, che spinge a volerne sapere di più. Non sfigura neanche il suo regno sottomarino, per quanto poco mostrato.

La leggendaria Atlantide, rivisitata in chiave Maya/Azteca (in accordo con alcune interessanti teorie pseudo-storiche), prende il nome di Talokàn, chiaro riferimento linguistico alle origini precolombiane dei suoi abitanti. Namòr è un personaggio borderline, un grigio, che si contrappone perfettamente alla purezza d’animo del defunto T’Challa, che la Regina Ramonda e la principessa Shuri provano caparbiamente a portare avanti. Ma con vedute così differenti, lo scontro sembra inevitabile…

 

Black Panther

Riri Williams/Ironhearth

L’altra new entry di lusso è Riri Williams/Ironhearth, che presto avrà una serie TV su Disney+ a lei interamente dedicata. Nel complesso, questo è un buon punto d’inizio per il personaggio che, suo malgrado, si ritrova al centro delle vicende in esame. Data la giovane età del personaggio, il piccolo genio di casa Marvel funziona poi piuttosto bene in coppia con Shuri, che trova così una compagna di “giochi” all’altezza del suo spiccato intelletto. In attesa di rivederla in un contesto diverso, per ora possiamo dire che questo nuovo eroe ha già goduto di una corposa introduzione, sebbene la CGI della sua armatura high-tech non ci abbia convinti del tutto.

I veri protagonisti della pellicola

Un capitolo a parte va dedicato ai personaggi femminili. Il peso specifico delle vicende è tutto sulle loro spalle in quest’occasione; a spiccare sono diversi loro rapporti, che emergono come i veri protagonisti della pellicola. Abbiamo l’immancabile rapporto madre-figlia tra Ramonda e Shuri, e il rapporto di rispetto e protezione reciproca tra la stessa principessa e Okoye, a capo delle Dora Milaje. Okoye considera a sua volta la Regina Ramonda quasi alla stregua di una madre e non manca neanche una nuova amicizia tra Shuri e Riri Williams, come detto. Inoltre, si dà anche un minimo spazio in più a qualche altra Dora Milaje, oltre che a Namora (Mabel Cadena), fedele suddita di Namòr. Come se non bastasse, è poi presente anche un personaggio inaspettato alla vigilia…

 

Black Panther

 

Spesso ci si lamenta (giustamente) dell’eccessivo e retorico girl power presente in questo tipo di prodotti, ma stavolta si è deciso di proporlo in maniera un po’ più velata, meno esplicita ma decisamente più efficace rispetto al recente passato.

Considerazioni finali

Da un punto di vista tecnico, il film non offre particolari spunti di riflessione, se non (forse) nelle scene sottomarine e in alcune sequenze action piuttosto interessanti. Come accennato, la pellicola non ci ha convinto totalmente per quanto riguarda gli effetti visivi, e purtroppo lasciano dubbi anche alcune scelte di sceneggiatura; alcuni momenti risultano, a nostro avviso, stonati rispetto al contesto generale. La morte di Boseman ha conferito inevitabilmente al girato un’aura diversa, che presume anche una certa dose di emozione nello spettatore affezionato. Purtroppo, essendo però inserito in una logica aziendale più ampia, il prodotto deve comunque muoversi all’interno di canoni ben precisi. Motivo per cui vi consigliamo di non aspettarvi una pellicola marcatamente intimista, semmai un delicato omaggio.

Nei limiti del possibile, la pellicola fa il suo dovere e riesce a portare avanti in maniera quantomeno sensata le vicende e i personaggi del Wakanda. Il rispetto per Chadwick Boseman è evidente e il compito di “sostituirlo” era davvero arduo; la missione dei Marvel Studios è perciò sostanzialmente riuscita. Nonostante diversi svarioni (su più livelli) si è riusciti comunque a gettare le basi per ciò che verrà in futuro, che deve indubbiamente portare a delle riflessioni in casa Marvel, dal momento che né critica né pubblico hanno apprezzato a pieno la Fase 4, ormai prossima alla conclusione. Il film si inserisce dunque perfettamente all’interno di quest’ottica, nonostante siamo sicuri che il personaggio di Namòr, ad esempio, avrà ancora tanto da dire nei prossimi progetti della “Casa delle Idee”

Pro:

  • Il rispetto sincero per Chadwick Boseman. L’assenza del protagonista si trasforma in presenza costante, che permea l’intero film;
  • Namòr. Il leader del regno sottomarino di Talokàn ruba la scena sia da un punto di vista estetico che per il background generale;
  • Girl-power dosato meglio rispetto al recente passato, non invadente e non eccessivamente forzato;
  • I due toccanti omaggi a T’Challa/Boseman.
  • “Con la Brisa”, la traccia più convincente dell’intera colonna sonora del film.

Contro:

  • La gestione non ottimale della dipartita di T’Challa/Black Panther, tenendo comunque conto delle difficoltà del caso;
  • La caratterizzazione un po’ troppo superficiale di Talokàn e dei suoi abitanti. La città sommersa è purtroppo mostrata poco e alcuni comprimari (come Attuma) risultano davvero scialbi;
  • Il solito umorismo Marvel Studios, meno presente del solito, ma non in tono con l’umore generale della pellicola.

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