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BigBug, la recensione: anche le macchine hanno un cuore

Disponibile su Netflix dal 11 febbraio, “BigBug” è una commedia satirica sci-fi diretta da Jean-Pierre Jeunet. Nel cast della pellicola troviamo Elsa Zylberstein, Isabelle Nanty, Youssef Hajdi, Stéphane De Groodt e Dominique Pinon.

Il regista de “Il favoloso mondo di Amélie”, torna su Netflix con una pellicola sci-fi visivamente intrigante. Con un tocco di comicità, “BigBug” è un film figlio degli ultimi due anni che il mondo ha vissuto a causa della pandemia. Infatti il lavoro di Jeunet usa il mezzo della fantascienza e della ribellione di una IA come pretesto per raccontare l’umanità dei suoi protagonisti e non solo.

In lockdown nel 2045

Siamo in Francia nell’anno 2045. In questo futuro l’umanità ha raggiunto l’apice tecnologico. Dalle macchine volanti fino ad arrivare a robot e androidi che svolgono compiti in passato solo per l’uomo. Ma la rivolta di una intelligenza artificiale chiamata Yonyx, porterà l’intera Francia in totale lockdown. Infatti per tutta la pellicola seguiamo come Alice (Elsa Zylberstein) resta bloccata in casa con sua figlia, il suo ex marito e la sua amante, lo spasimante della proprietaria di casa insieme a suo figlio e la vicina di casa.

Ma insieme ai nostri protagonisti, anche i robot presenti nella casa restano in lockdown. Nonostante lo scetticismo degli umani nei confronti dei Mecca (sono chiamati così gli androidi), si scoprirà che questi non vogliono essere solo delle semplici macchine, ma essere umani come i loro padroni. “BigBug” con un tocco di satira e comicità, mette in evidenza il comportamento dell’uomo e di come un lockdown possa portare all’esasperazione e alla vera conoscenza di sé stessi.

Tra “Black Mirror” e “Love, Death and Robots”

“BigBug” con il suo racconto, si rivela essere un mix di altri due prodotti di successo Netflix“Black Mirror” “Love, Death and Robots”. Infatti le atmosfere e il tema portante del racconto, rimandano subito a questi due prodotti iconici della piattaforma streaming. Se “Black Mirror” porta avanti storie distopiche con finali oscuri, “Love, Death and Robots” con i suoi cortometraggi presenta anche storie più scanzonate.

La combinazione di questi prodotti più il tema delle IA ribelli viste già in passato (“Terminator”) rende “BigBug” un prodotto poco originale. Ma poco originale non corrisponde però a non essere affascinante. Questo è merito delle sue ambientazioni retro e colorate, che rendono la pellicola di Jean-Pierre Jeunet un caso unico nel suo genere. Inoltre le ambientazioni e il contesto sci-fi sono un semplice pretesto per raccontare ognuno di noi.

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Gabriele Di Nuovo

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