di Leonardo Angelo
Mario Balotelli, attualmente giocatore dell’Adana Demirspor, militante nella Serie A turca e allenata da Vincenzo Montella, ha rilasciato un’intervista a DAZN. L’attaccante ha parlato del post carriera, dell’avventura all’Inter, della Nazionale e di un suo sogno tutt’ora irrealizzato, ovvero vestire la maglia azzurra del Napoli; città nella quale nacque la figlia Pia e nel cuore di Super Mario, che pensò così di un possibile passaggio nel capoluogo campano: “Cavoli sarebbe un sogno”.
Per quando riguarda il post carriera dichiara: “Nel mio post-carriera sarebbe bello trovare talenti: parlargli e dirgli cosa ho fatto bene e cosa ho fatto male, metterli in guardia sulle esperienze. Potrei evitargli tanti problemi, o magari faccio il giornalista”.
Mario Balotelli e il sogno Napoli
L’esperienza turca procede per il meglio per l’attaccante classe ’90, e alla domanda riguardante un possibile ritorno in Italia risponde: “Se tornerò mai in Italia a giocare? La vedo dura. Al Napoli? Bisogna chiedere a De Laurentiis: se non fosse stato per lui sarei già da dieci anni a Napoli. Sono innamorato di Napoli, l’avevo detto anche a Mino Raiola: avrei sempre voluto giocare a Napoli”.
Una vera e propria dichiarazione d’amore verso la città partenopea da parte di Super Mario e chissà se un giorno lo vedremo vestire la maglia del club campano e calcare il prato dello stadio ‘Diego Armando Maradona’.
La Nazionale per Mario Balotelli
Non convocato per i playoff mondiali, la maglia azzurra ha per lui comunque un significato particolare e ai microfoni di DAZN dice: “Sono felice di quello che ho fatto. Ho vinto tutto a livello di club, mi manca solo qualcosa a livello di nazionale. L’unica cosa che posso rimpiangere ma non è mai troppo tardi. L’ultima chiamata è stata inaspettata, è stato davvero emozionante. Speriamo che l’Italia vada a mondiali, poi magari pensiamo anche a vincerli. La Macedonia non è una squadra semplice da affrontare, non bisogna sottovalutarla, così come la Turchia”.
Ha parlato poi anche dell’attuale CT azzurro Roberto Mancini e di Cesare Prandelli, elogiandoli per l’atteggiamento avuto nei suoi confronti: “Mancini è l’allenatore a cui sono legato di più nella mia carriera. Lui mi ha fatto iniziare con l’Inter, nonostante i tanti attaccanti che c’erano. Ha avuto il coraggio di mettere me e non penso che tutti gli allenatori l’avrebbero fatto. Anche con Prandelli mi sono trovato molto bene, è stato sia permissivo che rigido con me. Ho avuto un bel rapporto con lui, così come con tutta quella nazionale”.
Il periodo all’Inter
L’attaccante ha parlato anche di quando vestiva la maglia nerazzurra dell’Inter e del rapporto avuto con i tifosi interisti, pentendosi anche del gesto che lo vide protagonista, nel 2010 dopo il triplice fischio di Inter-Barcellona.
Infatti, dopo la fine del match e l’impresa Inter, che sconfisse per 3-1 il Barcellona nella semifinale di andata di Champions League, Balotelli gettò per terra la maglia del club meneghino.
Queste le sue parole: “Ho dato tanto all’Inter, poi ho anche sbagliato con la storia della maglietta e posso capire se i tifosi mi hanno criticato anche quando sono andato al Milan. Volevo troppo bene ai tifosi dell’Inter e se tornassi indietro cancellerei quell’episodio della maglia. Presi male i fischi, sarebbe stato bello vestire a lungo la maglia dell’Inter, l’obiettivo era quello con Moratti. Inarrivabile come persona, mi regalò una moneta d’oro e la posseggo ancora. Non capivo tutta quella fiducia e quando feci vedere quella medaglia a Materazzi mi disse che l’aveva regalata solo a Ronaldo, Adriano, Recoba e Ibrahimovic. Mi disse che se me l’aveva regalata un motivo particolare c’era”.
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