È uscito ieri nelle sale italiane “Babylon“, il nuovo film scritto e diretto da Damien Chazelle. Il regista e sceneggiatore di “Whiplash” (2014), “La la land” (2016) e “First man” (2018) torna al cinema con un film che conferma il suo amore per la settima arte. Negli Stati Uniti invece la pellicola è uscita il 23 dicembre 2022. Nel cast di “Babylon“, dalla durata di 189 minuti, troviamo Diego Calva, Brad Pitt, Margot Robbie e Tobey Maguire.
Hollywood, seconda metà degli anni ’20. Manuel (Diego Calva) vuole lavorare nel mondo del cinema, ambiente che sfiora lavorando come tuttofare per le grandi major. Durante una grande festa a base di alcool, droga e sesso conosce Nellie LaRoy (Margot Robbie), un’eccentrica tossicodipendente che sogna, come lui, di lavorare nel cinema. Il mattino seguente Manuel è incaricato di accompagnare a casa l’ormai troppo ubriaco Jack Conrad (Brad Pitt), star dei film muti. La conoscenza di questi due elementi porterà gloria e distruzione nella vita di Manuel, passando per tante feste, tanti soldi e tanto cinema.
Il mondo del cinema è un ambiente meraviglioso, ma fatto di contraddizioni. In un periodo storico importante per la produzione cinematografica e di grandi cambiamenti come sono stati gli anni ’20, sfarzo e opulenza la facevano da padrone. Il cinema può portarti tanto in alto quanto in basso. “Babylon” vuole rappresentare proprio questo. Il rapporto con la fama, e l’autodistruzione che ne consegue, è un argomento preponderante nella pellicola di Chazelle. Il personaggio di Conrad è all’apice del successo e vede la sua carriera disfarsi fra le sue mani. Nellie invece viene scoperta come un fulmine a ciel sereno e, altrettanto velocemente, perde tutto quello che in così poco tempo ha ottenuto. Quello che probabilmente ha avuto il percorso più funzionale è Manuel: ha iniziato davvero dal basso, prendendosi ogni occasione con i denti. Il suo successo è arrivato con la dedizione e il bisogno di vivere per il cinema.
Chazelle ha scelto di rappresentare un periodo di cambiamento radicale per il cinema. “Babylon” racconta circa un decennio che comincia con il cinema muto, ormai affermato e funzionale, e si conclude con il passaggio al sonoro. Quest’ultimo ha comportato non poche difficoltà dettate dalla tecnologia e l’inesperienza. Una sequenza rappresenta perfettamente tutto questo: Nellie si trova per la prima volta su un set con il sonoro e vengono sottolineati i problemi che derivano da questo cambiamento profondo. Ad esempio, l’abituarsi al girare con il suono e le isterie sul set date dalle continue interruzioni. D’altro canto, però, sono grandi i festeggiamenti alla riuscita della scena
Il talento del regista è evidente sin dal 2014 con “Whiplash“, raggiungendo quello che sembrava essere l’apice solo due anni dopo con “La la land“. Con “Babylon” Damien Chazelle a 38 anni conferma di essere un grande regista. La tecnica usata in questa pellicola rasenta la perfezione: l’uomo dirige scene con un gran numero di componenti sul set e vi passa in mezzo con la camera, che sembra quasi danzare con i personaggi e fare movimenti armonici e liberi di spaziare all’interno dell’ambiente. Il film è girato in 35mm anamorfico, conosciuto più semplicemente con il nome di Panavision. Questo rende la pasta dell’immagine più morbida e coerente con i tempi passati, oltre che creare bei giochi di luce e di sfocato.
Grandi sono anche le interpretazioni dei tre protagonisti, completamente nella parte. Nonostante Pitt e la Robbie siano decisamente una spanna sopra, anche Calva ha saputo fare un’ottima interpretazione. Justin Hurwitz, alla quarta collaborazione con Chazelle, ha creato una bellissima colonna sonora. Questa è in grado di essere delicata nei momenti in cui serve, ma imponente e in grado di caricare in altri. Anche la fotografia, i costumi e le scenografie sono decisamente degne di nota. Tutti questi ingredienti mescolati insieme hanno creato un prodotto finale che merita tutti questi elogi.
Dopo “La la land” e “First man“, Chazelle continua a pescare dal passato per creare qualcosa di completamente nuovo e suo. L’obiettivo del film è quello di far capire allo spettatore che scegliere fra autorialità o intrattenimento non ha più importanza nel momento in cui un film emoziona. Questo è un film scorretto, rozzo, ma allo stesso tempo elegante e divertente. A tratti sembra un film di Tarantino per l’ironia e la raffinatezza dei dialoghi e lo stile registico.
Stiamo parlando di una pellicola fatta da chi ama il cinema per chi ama il cinema. Un film spettacolare donato agli appassionati del media cinematografico, probabilmente ostico invece allo spettatore medio anche a causa della lunga durata. “Babylon” è per noi quello che per altre generazioni è stato “Nuovo Cinema Paradiso” (Giuseppe Tornatore, 1988): l’amore del regista nei confronti del cinema è tale da mettere questo sentimento in un personaggio che è disposto a fare qualsiasi cosa pur di vivere per la settima arte. Affronterà mille peripezie fino ad un finale delicato, che rappresenta perfettamente l’essenza stessa del cinema nella sua forma più intima e carnale.
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