di Andrea Antinori
Se siete un minimo interessati al mondo del cinema e delle serie TV (e se vi trovate qui molto probabilmente è così), non avete potuto non sentire parlare di anime. Queste serie o film animati provenienti direttamente dalla terra del Sol Levante hanno stregato e fatto appassionare milioni di persone in tutto il mondo. In questo articolo vogliamo analizzare le motivazioni per le quali questi prodotti animati sono diventati così popolari negli ultimi anni.
Il fenomeno Anime
Prima di tutto bisogna chiarire cosa consideriamo anime e cosa no, e la risposta non è così semplice come potrebbe sembrare. Per prima cosa ci riferiamo prettamente a prodotti animati, quindi niente attori fisici, niente live-action. La definizione nel corso degli anni si è enormemente ampliata, ma in questo articolo ci riferiremo solamente ai prodotti animati che vengono prodotti direttamente in Giappone. Serie come “Avatar: The Last Airbender” non le consideriamo tale dato che, in questo specifico caso, il prodotto ha origine statunitense, nonostante gli stilemi tipici degli anime.
Il nome Anime deriva dalla parola giapponese Animēshon, traslitterazione della parola inglese Animation, ovvero Animazione. Le origini degli anime sono complicate da trovare, dato che come molti altri fenomeni culturali, ci si è arrivati grazie ad una serie di eventi. Già nel periodo Edo ci furono degli artisti che cercarono di raffigurare in modo dettagliato delle sequenze di movimento. I primi prodotti animati arrivarono però all’inizio del XX secolo, grazie alle importazioni delle prime animazioni da parte di paesi come Francia, Germania, Stati Uniti e Russia. Il primo anime vero e proprio si può dire sia “Katsudo Shashin”, definito anche “Frammento Matsumoto”, un corto risalente al 1915 da un autore sconosciuto. L’evoluzione del fenomeno per come lo conosciamo noi oggi avviene però attorno agli anni 60. In particolare grazie alle neonate aziende come la Toei Dōga, ovvero l’attuale Toei Animation, ma soprattutto grazie alle opere del maestro Osamu Tezuka.
Il boom in occidente
Se in Giappone gli anime ed i manga erano già parte integrante della cultura del paese già a partire dagli anni 60, il boom in occidente arriva decisamente più tardi. Una data precisa non c’è, anche perché per ogni paese la situazione cambia. Uno dei primi posti dove gli anime hanno spopolato al di fuori del Giappone è il Brasile. In Italia si può dire che il primo vero boom di interesse a questa cultura lo si ha avuto negli anni ’80 con l’arrivo di opere che le emittenti televisive indirizzavano ad un pubblico di bambini, come “Lupin Terzo“, “Kiss me Licia” e “Dragon Ball“.
La vera espansione di questi prodotti, almeno nel mercato italiano, è avvenuta con l’arrivo su grande scala dell’internet. Grazie a questo potentissimo mezzo dell’era moderna i confini culturali dei vari paesi si sono assottigliati sempre di più. I prodotti di intrattenimento come gli anime hanno quindi iniziato a diventare sempre più popolari, specialmente nella fetta di mercato dedicata ai “nerd”. Intorno agli anni 2013-2019 gli anime hanno quindi iniziato ad ottenere sempre più popolarità e quindi un pubblico maggiore, fino al momento che ha realmente fatto esplodere il fenomeno come ai giorni nostri.
Gli anime e la pandemia
Arriva il 2020, e con esso la pandemia del Covid-19. Questa nuova minaccia costringe le persone a casa per mesi, portando così ad un improvviso aumento del tempo libero. È così che innumerevoli passatempo diversi entrano a far parte della quotidianità da quarantena. Film, serie TV ed anime in streaming sono sicuramente stati i privilegiati, dato che per accedervi bastava essere seduti comodamente sul proprio divano. Fu così che, in maniera esponenziale, i contenuti streaming hanno spopolato nel corso del 2020-2021. In molti hanno quindi trovato la voglia o la curiosità di interfacciarsi a questo mondo, portando gli anime a diventare un vero e proprio fenomeno culturale per questi anni 20.
I brand di abbigliamento più blasonati hanno iniziato a fare collaborazioni e collezioni a tema anime; le piattaforme streaming “mainstream” (Netflix, Disney+, Prime Video) hanno iniziato a puntare maggiormente su questo mondo; Anime che scalano le classifiche delle serie/film più popolari al mondo. La pandemia ha quindi aiutato a sdoganare un mercato che, prima del 2020, era ancora “per pochi”, almeno in Italia. L’arrivo di prodotti come l’adattamento live-action di “One Piece” hanno dimostrato come alcune di queste serie sono riuscite a diventare talmente popolari da rompere dei record destinati principalmente a prodotti “Occidentali”. In particolare quest’ultima è stata la serie più vista su Netflix al lancio in ben 85 paesi (superando gli 83 di “Stranger Things” e “Mercoledì“).
Il futuro degli anime
Con questo boom post-pandemia il mercato degli anime non sembra fermarsi. Oramai il pubblico si è affezionato a certe serie, rendendo difficile un calo degli spettatori. Anche la semplice azione del guardare un nuovo anime fa parte oramai della routine di molti di noi. Gli studi di animazione stanno quindi sfornando sempre più prodotti, per un pubblico sempre più vasto. La forza degli anime sta infatti nel fatto di non essere un genere, ma uno stile di narrazione, che quindi può a sua volta abbracciare più generi diversi, per tutti i tipi di pubblico. Ci sono prodotti più semplici e prodotti più maturi; serie d’azione e serie romantiche; quelle fantascientifiche e quelle storiche. E grazie al fatto che tutto ciò si serve del fantastico linguaggio dell’animazione, rende l’unico vero limite degli anime l’immaginazione di chi li scrive.
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