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Alzheimer: in arrivo un farmaco che rallenterebbe il suo sviluppo?

di Lorenzo Peratoner

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L’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa progressiva, che da decenni è oggetto di studio allo scopo di sintetizzare una cura efficace. Purtroppo, nonostante gli sforzi, la strada sembra essere ancora lunga; tuttavia, un paper pubblicato sul Journal of the American Medical Association sembra quanto meno indirizzare la ricerca verso una possibile luce in fondo al tunnel, avendo infatti realizzato un medicinale che rallenterebbe la progressione della malattia. Vediamo i dettagli…

I dettagli della ricerca

La ricerca è stata condotta sotto il finanziamento dell’industria farmaceutica Eil Lilly and Company, e i risultati si sono rivelati molto promettenti. Il campione di ricerca era composto da 1.736 pazienti (tra i 60 e gli 85 anni di età), la maggior parte dei quali presentava una malattia ancora allo stadio iniziale; tuttavia i livelli di tau (proteina che, a causa del suo accumulo nel cervello, è responsabile del morbo) potevano variare, così come l’età e il livello di deficit mentale, tutti fattori fondamentali per testare il medicinale, la cui efficacia variava infatti al cambiare di questi elementi, seppur registrando sempre dei successi.

La fase di sperimentazione è stata battezzata “TRAILBLAZER-ALZ 2″, e i suoi risultati pubblicati parallelamente sul JAMA e nel corso dell’Alzheimer’s Association International Conference (AAICI), che si sta tenendo in questi giorni ad Amsterdam. Il farmaco, chiamato “Donanemab“, è un anticorpo monoclonale che agisce direttamente sulle placche amiloidi che si depositano sull’encefalo dei malati; il suo scopo è quello di ritardare il peggioramento dei sintomi più gravi, rallentando così lo sviluppo della malattia. Nei pazienti meno gravi, il rallentamento era registrato intorno al 35% secondo la scala iADRS (scala integrata della valutazione della malattia di Alzheimer); sebbene questo valore vari al cambiare della gravità della malattia e delle specificità del paziente.

Gli effetti collaterali e l’approvazione da parte degli enti regolatori

Un dato veramente sorprendente, è che il 47% dei partecipanti, quindi circa la metà, nell’intero anno di somministrazione del farmaco non ha registrato nessun peggioramento clinico. L’intera sperimentazione, con un’analisi prolungata dei risultati, si è protratta infatti per circa 18 mesi, in quella che è già la fase III di sperimentazione clinica. Nonostante questi risultati, tuttavia, non sono mancati degli effetti collaterali, come la presenza di rigonfiamenti temporanei in alcune aree del cervello oppure microemorragie. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi si è trattato di effetti lievi o moderati.

In questa fase di sperimentazione, quindi, si sta compiendo un’analisi dei rischi e benefici, allo scopo di limitare gli effetti collaterali; in ogni caso il farmaco ha già ricevuto l’approvazione dall’FDA statunitense, ed entro la fine di quest’anno la dovrebbe ricevere anche dagli altri enti regolatori dei farmaci, tra cui quello europeo.

“Siamo estremamente soddisfatti che donanemab abbia dato risultati clinici positivi, con una significatività statistica convincente, per le persone affette dalla malattia di Alzheimer in questo studio”.

Così ha affermato Daniel Skovronsky, responsabile scientifico e medico di Lilly. Data l’avanzata fase di sperimentazione, non dovrebbe mancare molto tempo prima che Eil Lilly metta in commercio il farmaco, così che possa essere impiegato in maniera massiccia per aiutare i malati di Alzheimer.

Fonti: Tecnomedicina.it, Wired, Investor.lilly, AAIC, JAMA

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