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Afghanistan, i Talebani chiudono di nuovo le scuole femminili

di Antonio Stiuso

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Dopo la riapertura delle scuole secondarie femminili, col consenso del governo dei Talebani, è avvenuta l’improvvisa retromarcia. A poche ore dalla riapertura, infatti, le numerose ragazze che avevano finalmente ripreso gli studi dopo sette mesi, saranno costrette di nuovo a sospenderle.

Scuole femminili di nuovo chiuse

Finalmente, dopo oltre sette mesi, le ragazze afgane stavano rientrando a scuola per la prima volta. Ma, dopo sole poche ore, il governo talebano ha deciso di chiudere ancora gli edifici scolastici adibiti alle ragazze di età compresa tra i 12 e i 19 anni.

È quanto riporta France Presse, che, tramite il portavoce talebano Inamullah Samangani, racconta dell’improvviso cambiamento della politica dei Talebani. I Talebani, infatti, hanno ordinato la chiusura delle scuole secondarie femminili, contraddicendo quello che avevano precedentemente stabilito, gettando nello sconforto più totale le ragazze che si accingevano a riprendere le lezioni.

Talebani

Talebani (@Shutterstock)

La prima volta dei Talebani

Dovranno ancora aspettare, quindi, le ragazze per poter riprendere ad imparare. Un diritto da noi considerato fondamentale e universale, e che, giustamente, diamo per scontato. Ma che numerose ragazze devono ancora riavere da quando i Talebani sono ascesi al potere. I ragazzi di tutte le età, infatti, sono ritornati a scuola dopo soli due mesi dalla vittoria di questi ultimi. Lo stesso trattamento non è stato, però, riservato alle coetanee del sesso opposto, per le quali è ripresa solo l’istruzione elementare.

Secondo quanto dichiarato precedentemente dal nuovo regime instauratosi in Afghanistan, infatti, i Talebani volevano temporeggiare per poter garantire che le ragazze fossero ben separate dai ragazzi all’interno delle scuole e che queste fossero gestite secondo i principi islamici. La comunità internazionale aveva fatto del diritto paritetico allo studio, uno dei pilastri della trattazione con i Talebani sul riconoscimento politico, ma questi, dopo aver garantito l’inizio del periodo scolastico nel primo giorno del nuovo anno del calendario solare del Paese, corrispondente al nostro 21 marzo, si sono prontamente rimangiati la parola.

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di Antonio Stiuso

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