di Domenico Scala
“Boston Mooninite panic” non vi dice nulla? Bene! Per raccontarvi quest’accaduto dobbiamo infatti prima parlare di Cartoon Network, uno dei principali canali televisivi via cavo e satellitari operante da ormai più di trent’anni nel settore dell’animazione americana. Col passare del tempo il “semplice” canale televisivo è divenuto una vera e propria azienda; chiunque sia nato a cavallo tra gli anni ’90 e ’00 non può non ricordare alcune delle serie televisive più amate prodotte da Cartoon Network! Parliamo di titoli che hanno segnato un’epoca: “Leone il Cane fifone”, “Mucca e Pollo”, “Il laboratorio di Dexter”, “Ed, Edd & Eddy”, “Johnny Bravo”, “Le Superchicche”, “Le tenebrose avventure di Billy e Mandy”, “Ninjago”, fino ad arrivare ai più recenti “Adventure Time”, “Lo straordinario mondo di Gumball” e “Steven Universe”.
Ma c’è una vecchia vicenda riguardante Cartoon Network di cui quasi non c’è traccia qui in Italia. Ma merita di essere raccontata, in quanto davvero al limite del grottesco…
Cartoon Network e Adult Swim
Come alcuni di voi sapranno, Cartoon Network opera anche attraverso un programma “contenitore” chiamato Adult Swim, che altro non è che la programmazione notturna del canale. All’interno di questo segmento vanno in onda serie dai temi sessualmente espliciti, linguaggio forte e violenza grafica. La maggior parte di queste sono di natura sperimentale (sia per estetica che per contenuti), sono spesso trasgressive, improvvisate e/o surrealiste.
La programmazione viene quindi abitualmente sfruttata per “testare” gli episodi pilota di innumerevoli serie; e alcune di queste trovano poi effettivamente spazio all’interno della programmazione regolare del network. Ne sono esempio molti dei titoli già elencati in precedenza ma anche e soprattutto “Rick and Morty”, ormai icona indiscussa di Adult Swim.
Una delle serie passate per questo contenitore per adulti è la poco conosciuta “Aqua Teen Hunger Force”, incentrata su tre prodotti da fast food antropomorfi che convivono insieme in un quartiere di periferia nel sud del New Jersey. In Italia la serie è ancora quasi del tutto inedita, considerando che nel 2018 arrivarono su TIMvision soltanto gli episodi dell’Ottava, Nona e Decima Stagione, su un totale di ben 11 stagioni complessive. Nonostante quindi nel nostro Paese sia passato quasi del tutto in sordina, negli Stati Uniti questo titolo è ricordato bene, anche se per motivi che c’entrano ben poco con la televisione…
Boston Mooninite panic – Un assurdo malinteso
Infatti, nel 2007 la serie si ritrovò al centro dell’attenzione mediatica a causa di una trovata pubblicitaria nota in seguito come “Boston Mooninite panic”. Il 31 gennaio di quell’anno, come parte di una campagna pubblicitaria piuttosto aggressiva (e poco trasparente, a dire il vero), vennero installate delle insegne luminose a LED che ritraggono i Lunamiani (personaggi alieni della serie, provenienti dalla Luna) in undici diverse città degli Stati Uniti: Boston, New York, Los Angeles, Chicago, Atlanta, Seattle, Portland, Denver, Austin, San Francisco e Filadelfia.
A Boston, le autorità considerarono i LED piuttosto sospetti, spingendo alla chiusura prima delle strade principali e poi dei corsi d’acqua per verificarne la provenienza. Inutile raccontarvi il seguito; nel giro di poche ore si registrarono vere e proprie scene di panico, con la crescente paura di un imminente attacco bomba sulla città.
The 2007 Boston Mooninite panic was a guerrilla marketing campaign ran by Adult Swim for the Aqua Teen Hunger Force Movie. Locals from the Boston, Massachusetts area reported these LED signs to the police and led to a massive bomb scare. Turner had to pay $2 million in damages. pic.twitter.com/UOLlduffhK
— [adult swim] History (@SwimHistory) October 5, 2019
Una vicenda grottesca…
Peter Berdovsky e Sean Stevens, responsabili dell’installazione dei LED, furono presto accusati di disturbo della quiete pubblica. Nonostante tutto il clamore mediatico però, i due derisero l’accaduto durante alcune successive interviste. Le accuse penali vennero ritirate in cambio delle scuse di Berdovsky e Stevens durante il processo; la questione si risolse poi con un patteggiamento e la “condanna” ai servizi socialmente utili.
La Turner Broadcasting System, società a capo della campagna marketing, in seguito ammise di aver lavorato alla promozione del lungometraggio cinematografico spin-off della serie e decise di pagare al Boston Police Department un milione di dollari per coprire il costo delle ricerche e un ulteriore milione per propria buona volontà, mettendo così fine a questo incredibile malinteso.
The 2007 Boston Mooninite Panic. Of course. https://t.co/RiYMEfeBxp https://t.co/SS2qDEKc5x pic.twitter.com/CzMkGd95su
— john d. moore (@jdm0079) September 22, 2020
Insomma, una vicenda a dir poco surreale. Non trovate?
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