di Gianmichele Trotta
Un recente studio italiano ha dimostrato come la vista periferica dei nostri occhi abbia le stesse regole di funzionamento di un computer. La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature, sembra poter aprire le porte a future applicazioni nel campo della robotica e dei sistemi di visione artificiale. Andiamo quindi a vedere nel dettaglio cosa ha scoperto lo studio.
Lo studio
La ricerca è stata condotta dall’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Firenze. L’esperimento aveva l’obiettivo di capire il funzionamento della nostra vista periferica mediante l’analisi delle risposte fornite da un campione di persone.
I ricercatori hanno mostrato ai candidati degli ovali nella zona periferica della vista, affiancati da altri disegni. Successivamente, hanno chiesto loro di definire se l’ovale fosse orizzontale. L’esperimento ha dimostrato che, nel caso l’ovale da definire fosse più allungato e quindi più riconoscibile nella sua direzione, i candidati valutavano solo questo per rispondere alla domanda. Nel caso in cui l’ovale fosse disegnato in maniera più arrotondata, invece, la vista dei candidati utilizzava gli altri disegni laterali per definire l’oggetto nella zona periferica.
Questo effetto è stato definito dai ricercatori “crowding” (cioè affollamento). Nell’articolo su Nature si definisce questo come un “fenomeno visivo in cui gli oggetti che possono essere facilmente identificati isolatamente, mentre non lo sono se circondati da elementi simili”.
Vista umana come un computer?
“Si è potuto osservare che se l’ovale era disegnato in maniera molto sottile, quasi una retta, la risposta dipendeva unicamente dall’oggetto. Se gli ovali invece avevano una forma tendente alla circonferenza, e quindi il loro orientamento non era ben definito, la risposta incorporava le immagini a latere dell’ovale d’interesse“.
Così hanno definito la scoperta i ricercatori del CNR-IN, come riporta SkyTg24. Il paragone fatto dallo stesso ricercatore a capo dello studio rimanda a un funzionamento tipico dei computer; per far capire meglio la dinamica in atto, Guido Marco Cicchini ha dichiarato che:
“La cosa sorprendente è che l’occhio lo fa seguendo delle regole di elaborazione dell’informazione che sono proprie del funzionamento di un computer: si tratta del massimo teorico che si possa fare“.
I nostri occhi, quindi, si comporterebbero proprio come un farebbe un computer che elabora le immagini delle videocamere di sicurezza. I neuroni della corteccia visiva valutano in maniera costante la qualità delle informazioni che ricevono; se le immagini ricevute sono di bassa qualità i neuroni vi proiettano sopra quelle più vicine e affidabili.
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