di Francesco Greco
Ormai da tempo il fenomeno dei bot è una piaga praticamente inarrestabile per le piattaforme social. Da YouTube, a Instagram e più “recentemente” su Twitch, i bot rappresentano un tifone di problemi, sia per i creator che per la piattaforma ospitante. Proprio recentemente lo streamer Jok3r si è visto inondato di sub prime a dir poco sospette, non senza creare un certo polverone fatto da chi lo accusa e chi invece lo difende. Chi invece si è messo effettivamente ad indagare sulle finte sub è stato il Cerbero Podcast con il suo SubGate (Vol.1).
SubGate: i cancelli della truffa si aprono
I frutti delle investigazioni delle tre teste sono stati piuttosto succosi. Dalla chiamata con un ex venditore di sub false, emergono diverse informazioni in merito: dalla creazione dei bot allo smercio sottobanco degli stessi, tutti gli step sono stati messi in chiaro con una certa affidabilità e chiarezza. Un’affidabilità che fa paura, e che non fa altro che far suonare ulteriori campanelli d’allarme. E la piattaforma? Twitch ha cominciato a incrementare i controlli su account partner ed eventuali contraddizioni nell’andirivieni di abbonati.
Dopotutto, una risposta così forte da parte di Amazon non è assolutamente fuori dalle aspettative. Le ripercussioni sui guadagni della piattaforma viola sono pesanti, e gravano tanto al colosso fondato da Jeff Bezos quanto sulla teste dei creators che ne hanno fatto un lavoro. Non molto tempo fa, Twitch è stata costretta a riformulare la forma 70/30, dove i guadagni erano appunto divisi in 70% al creator e 30% alla piattaforma, restringendo la cerchia di streamer a cui è applicata, e applicando il 50/50 sul resto.
Ma esattamente come funziona questa macchina truffaldina? E perché è così tanto nociva per l’ecosistema streaming? Le spiegazioni sono state più che esaustive all’interno della live SubGate e il modus operandi fin troppo semplice rispetto a quello che si potrebbe pensare.
Come creano i bot-sub?
È più semplice a farsi che a dirsi: i bot vengono creati attraverso un tool, forniti del periodo gratuito di Amazon Prime con annessa sub gratuita. A questi viene poi dato un paese di provenienza tramite proxy e VPN; dopodiché, immessi in una VPS (Virtual Private Server), e tenuti in caldo fino a che non arriva un compratore. In questo modo vengono smentite le voci secondo cui le sub comprate dagli streamer sarebbero create attraverso l’utilizzo di carte di credito clonate o rubate.
Lo scetticismo della chat, che continuava a puntualizzare come non fosse possibile fare sub con un account prime in prova gratuita, era purtroppo senza alcun fondamento, come provato sia da Tommaso di “Parlare di Geopolitica” entrato successivamente in stream, che dalle linee guida della sottoscrizione prime ufficiali.
In che modo sono arrivate al mercato italiano?
La risposta è secca, dura ma prevedibile: il contrabbando di sub è nel mercato italiano da anni ormai. “Ci sono da circa quattro anni e mezzo ed è il mercato italiano ad essersi avvicinato e non viceversa” sono le parole dette dall’ex venditore, che ribalta un po’ la situazione. Le ipotesi che vengono fatte in live SubGate sono molteplici, ma quella più accreditata dà i brividi: è possibile che siano stati alcuni network a spingere verso l’uso di questi sistemi, utili a pompare i loro presunti risultati sui clienti attuali e attirarne di nuovi.
Si possono riconoscere in qualche modo? E come fanno a non sembrare sospetti?
Questa è una domanda di facile risposta: “Ci sarebbe piu possibilità se controllassimo negli orari tardi”. Essenzialmente, nessuno rischierebbe mai di far arrivare centinaia di sub mentre si è in live. Quindi, la soluzione è semplice: accordarsi per un orario diverso rispetto alla diretta, solitamente a tarda notte, in modo che le sub possano arrivare indisturbate e lo streamer possa cancellare le notifiche delle sottoscrizioni in live senza nessuna difficoltà.
“Tanti streamer hanno questo genere di sub”. Quelli piccoli possono farlo fino ad un certo limite senza dare sospetto, mentre quelli grandi “se se la giocano bene, posso guadagnare senza che nessuno rompa i co*lioni”. Chi viene sospettato di aver sfruttato questo servizio viene messo in uno stato chiamato “fase di verifica del canale”. L’esempio che l’informatore ha potuto portare è stato quello di uno streamer di fortnite permabannato per altri motivi.
La live è poi continuata con il momento conti, dove i presenti hanno fatto un conto sommario di quanto potesse essere remunerativo questo sistema. Prezzi medi: 17 centesimi a sub prime fino alle 200 sub, 500 sub 12 centesimi. Per ogni 17 sub, circa due euro entrano nelle tasche dello streamer. 100 sub —> 400 euro. I metodi di pagamento di chi offre questo tipo di servizio invece varia: c’è chi fa questo tipo di conto e chi invece richiede una percentuale dei pagamenti totali a fine mese.
Questo ovviamente nuoce ad Amazon, che non solo perde soldi della sua partner, ma anche possibili abbonati ad Amazon Prime
Un sistema complesso quanto semplice. Qualcosa di profondamente radicato nel mondo dei social, sin dai tempi della vecchia YouTube. Instagram e Facebook non sono esenti, e che arrivasse su Twitch era solo questione di tempo. Vederemo come si evolverà la situazione con i nuovi volumi del SubGate.
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