di Claudio Cassarà
Il 31 gennaio 2020 sono usciti gli ultimi episodi di “BoJack Horseman“, uno dei prodotti qualitativamente migliori di Netflix. La serie, creata da Raphael Bob-Waksberg, è senza dubbio tra le più efficaci mai scritte, grazie soprattutto al modo incredibile in cui tratta molte tematiche pesanti. In occasione del terzo anniversario dalla sua conclusione, è importante indagare sul perché il prodotto animato con protagonista un cavallo parlante costantemente ubriaco sia rimasto così impresso nella mente degli spettatori.
BoJack Horseman: la storia di BoJack Horseman, capitolo uno
In una Hollywood in cui animali antropomorfi e umani convivono, BoJack Horseman (interpretato alla perfezione da Will Arnett) è la star della sitcom degli anni novanta “Horsin’ Around“. Dopo la chiusura della serie, non riesce a rimanere sulla cresta dell’onda e pianifica quindi di rinnovare la sua fama attraverso un’autobiografia scritta dalla ghostwriter Diane Nguyen (Alison Brie). BoJack deve inoltre confrontarsi con altri svariati personaggi, tra i quali la sua agente Princess Carolyn (Amy Sedaris), il suo strambo coinquilino Todd (Aaron Paul) e Mr. Peanutbutter (Paul F. Tompkins), attore sua “nemesi” e fidanzato di Diane. Nel corso di sei spettacolari stagioni, BoJack sarà protagonista di molte avventure stravaganti ambientate ad “Hollywoo”: il set di “Secretariat“, la campagna verso gli Oscar, la vecchia casa degli Sugarman, la serie tv “Philbert“, il corso di recitazione alla Wesleyan. Questi sono solo alcuni esempi delle numerose sottotrame affrontate dalla serie.
Un Inizio Complicato
Al contrario di moltissime serie tv, la prima stagione di “BoJack Horseman” è considerata come il punto più basso della sua narrazione. È evidente che, inizialmente, Bob-Waksberg voleva creare una serie sulla falsa riga de “I Griffin” o “American Dad!“. Infatti, i primi episodi sono caratterizzati da tantissime gag (molte delle quali basate sullo slapstick) e da un’esplorazione molto superficiale delle tematiche principali, che verranno sviluppate molto meglio nelle stagioni successive. È importante ricordare che, al tempo, la critica non era obbligata a guardare tutta la stagione per darne un giudizio. In moltissimi casi, i primi sei episodi erano sufficienti. Considerando questo, non risulta una sorpresa che “BoJack Horseman” venne valutata in maniera negativa.
Dopo qualche episodio mediocre, la serie riuscì a riprendersi completamente. Il livello della scrittura aumentò esponenzialmente, i personaggi iniziarono ad evolversi notevolmente, il loro passato venne ampliato, il tono della serie divenne più maturo. Un cambiamento così netto sembrava impossibile. Grazie a “BoJack Horseman“, Indiewire decise di imporre la visione di un’intera serie per chiunque volesse recensirla, al fine di evitare situazioni come questa. Dalla seconda stagione in poi, la serie tocca quasi sempre la perfezione.
I Motivi per guardare “BoJack Horseman”
Sono tante le motivazioni per continuare a guardare la serie dopo aver superato i primi episodi. Innanzitutto, ogni singola tematica toccata viene affrontata con serietà e realismo. Tra queste, la più importante è sicuramente la depressione di BoJack. A causa di questa malattia, l’uomo-cavallo inizia velocemente a cadere nel baratro delle dipendenze. Dall’alcol, alla droga, al sesso. Il protagonista non è l’unico ad evolversi continuamente nel corso delle sei stagioni. Gli ideali dei cinque personaggi principali (BoJack stesso, Diane, Todd, Princess Carolyn e Mr. Penutbutter) vengono continuamente messi alla prova, provocando enormi cambiamenti nel loro modo di pensare.
La cosa sorprendente, però, è che non sono gli unici. Buona parte dei personaggi ricorrenti subisce notevoli cambiamenti. I più importanti tra questi sono sicuramente Judah (Diedrich Bader), l’assistente di Princess Carolyn introdotto nella terza stagione, Sarah Lynn (Kristen Schaal), attrice bambina di “Horsin’ Around” diventata una celebre pop star nei primi anni 2000 prima di cadere nel tunnel della droga, e Gina Cazador (Stephanie Beatriz), co-star di BoJack sul set di “Philbert“. È importante notare come in questa serie spunti uno dei primissimi personaggi apertamente asessuali nella storia della serialità televisiva.
Infine, anche se ci sembra scontato dirlo, il cast fa un lavoro spettacolare. Will Arnett interpreta BoJack Horseman con un realismo incredibile. Le celebrità che compaiono nella serie per interpretare sé stesse danno quel tocco di meta-commentary che non guasta mai. L’attrice caratterista Margo Martindale, pur essendo un personaggio relativamente minore, è incredibile in ogni sua apparizione. Daniel Radcliffe, Naomi Watts ed Henry Winkler sono ottimi esempi di tutte le celebrità coinvolte nella realizzazione di questa serie. È importante fare un piccolo accenno anche al doppiaggio italiano, ottimo come sempre. Molto bravo Fabrizio Pucci, che dimostra di saper doppiare personaggi difficilissimi come BoJack.
!!!ATTENZIONE SPOILER. NEI PROSSIMI PARAGRAFI SARANNO PRESENTI SPOILER SU TUTTA LA SERIE. CONSIGLIAMO A CHIUNQUE NON L’ABBIA VISTA DI GUARDARLA PRIMA DI CONTINUARE A LEGGERE!!!
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