di Enrico Tiberio Romano

Gli scienziati affermano che frammenti di ceramica di 8.000 anni fa hanno rivelato le prime prove della vinificazione dell’uva. La storia del vino, che da sempre fa parte della nostra cultura culinaria, è antichissima ma a quanto pare anche più di quanto pensassimo.

Il ritrovamento e il processo di datazione

I ricercatori hanno trovato vasi di terracotta contenenti residui di vino in due siti a sud della capitale georgiana, Tbilisi. Alcuni dei vasi portavano immagini di grappoli d’uva e un uomo che ballava. La BBC ha riportato la notizia, e segue la scoperta di qualche anno fa avvenuta nell’Iran nord-occidentale, di cocci di ceramiche risalenti a circa 7.000 anni fa. 

“Riteniamo che questo sia il più antico esempio di addomesticamento di una vite eurasiatica selvatica esclusivamente per la produzione di vino” ha dichiarato Stephen Batiuk, ricercatore dell’Università di Toronto e co-responsabile del progetto.

I vasi di ceramica in questione erano nascosti in due villaggi neolitici, chiamati Gadachrili Gora e Shulaveris Gora, a circa 50 km da Tbilisi. In seguito alla datazione dei reperti è stato possibile capire che i segni chimici rivelatori del vino più antichi risalgono al 5.980 a.C.

Tra le altre cose, i grandi vasi chiamati qvevri, simili a quelli antichi, sono ancora usati per la produzione del vino in Georgia, ha affermato David Lordkipanidze, direttore del Museo nazionale georgiano che ha contribuito a condurre la ricerca.

Sebbene siamo abituati ad immaginare il vino a base di uva, le prime testimonianze di una bevanda simile provengono dalla Cina e non contemplano l’utilizzo di tale frutto. Arrivano dal 7000 a. C. infatti, i resti di un mix di riso fermentato, miele e frutta dalle proprietà alcoliche e dagli utilizzi molto simili al vino tradizionale.

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