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CODA, la recensione: i segni del cuore

di Gabriele Di Nuovo

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Disponibile su tutte le piattaforme digitali e distribuito da Eagle Pictures, “CODA” è un film scritto e diretto da Sian Hader. Nel cast troviamo Emilia Jones, Troy Kotsur, Marlee Matlin, Daniel Durant e Eugenio Derbez.

Remake della pellicola francese del 2011 intitolata “La famiglia Bélier”, “CODA” è la rivelazione degli Oscar 2022. Con tre vittorie su tre nomination, tra cui spicca la vittoria come “Miglior film” (trovate qui tutti i vincitori), la pellicola di Sian Hader merita davvero tutti i riconoscimenti ricevuti? Come per molte domande a cui si cerca di dare una risposta, anche in questo caso la soluzione è nel mezzo.

Un sogno difficile da realizzare

Ruby Rossi (Emilia Jones) è l’unico membro udente della sua famiglia; i suoi genitori Frank (Troy Kotsur) e Jackie (Marlee Matlin) e il fratello maggiore Leo (Daniel Durant) sono tutti sordi. Li aiuta con l’attività di pesca di famiglia e ha intenzione di unirsi a essa a tempo pieno dopo aver terminato il liceo. A causa della sua famiglia, Ruby è vista come una emarginata a scuola. Ma le cose cambieranno quando la ragazza si iscrive al corso di canto e scoprirà così il suo grande talento.

Ma coltivare questo talento e frequentare un college di prestigio, comporterebbe lasciare la sua famiglia senza il supporto dell’unico membro udente. Questi eventi daranno il via alla storia di “CODA”. Una storia di sogni, famiglia e accettazione di sé stessi. E per raccontare al meglio il tutto, Sian Hader mette in scena una storia semplice ma non per questo poco emozionante e anche divertente. Il merito va soprattutto all’intero cast e alla bravura di Emilia Jones nel saper recitare con l’ASL (Lingua dei segni americana) insieme ai suoi co-protagonisti sordi anche nella realtà.

Un cast con tanto cuore

Il vero punto di forza o il cuore pulsante di “CODA”, è il suo cast. Tutti gli attori si rivelano completamente in parte, regalando grandissime interpretazioni, su tutti Troy Kotsur. L’attore, regista e sceneggiatore sordo che da anni si batte per poter portare su schermo lavori inerenti il sordomutismo, grazie a “CODA”, finalmente riesce a portare il suo messaggio a tutto il mondo, risultato consolidato dalla vittoria del premio Oscar come “Miglior attore non protagonista”. La sua interpretazione oltre ad essere profonda, è anche la più divertente per via del carattere di Frank Rossi, papà della protagonista.

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Ma anche il resto della famiglia interpretato da Marlee Matlin e Daniel Durant, porta su schermo delle ottime interpretazioni. Ma a non sfigurare è Emilia Jones. Oltre ad offrire un’ottima performance, la giovane attrice ha studiato il linguaggio dei segni per poter interagire al meglio con i suoi co-protagonisti. Infine l’attrice britannica mette in mostra anche le sue ottime doti canore, permettendo di dare un tocco di realismo al talento del suo personaggio.

Un film semplice

Come scritto in precedenza, “CODA” è il remake de “La famiglia Bélier” del 2011. Le trame delle due pellicole sono identiche nelle loro tematiche e nella loro semplicità. Quest’ultima è la parola chiave per descrivere in parte la pellicola di Sian Hader. Questo perché “CODA” oltre a presentare delle grandi interpretazioni e una storia di una famiglia sorda, non è niente di più. Questo non significa che lo spettatore sia davanti ad un prodotto con problemi critici, ma non è il classico film da Oscar.

Quello che può scoraggiare in molti è la semplicità della sceneggiatura della Hader. Se vi aspettate una pellicola imprevedibile e tecnicamente eccelsa, “CODA” non è assolutamente il film giusto. Complice per l’appunto una sceneggiatura che punta interamente sulla narrazione e lo sviluppo dei rapporti famigliari, la semplicità della storia rende sì “CODA” un prodotto godibile ma, nonostante la vittoria del premio più ambito a Hollywood, è un lavoro decisamente inferiore rispetto ai suoi rivali.

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Nonostante questo però, la sceneggiatura di “CODA” affronta al meglio le tematiche presenti all’interno del film. Trattando il tutto anche con una certa leggerezza, Hader racconta di una famiglia imperfetta, normale e con le difficoltà e gli scetticismi che possono colpire chiunque. Questo permette in un certo senso di mettere in secondo piano il sordomutismo e andare oltre il pregiudizio che colpisce i colleghi di lavoro dei Rossi e i loro vicini.

Una regia e una fotografia basilare

“CODA” nella sua semplicità, presenta un lavoro di regia e fotografia basilare. Non abbiamo grandi movimenti di macchina o inquadrature visivamente spettacolari. Questo perché Sian Hader non ha puntato sulla qualità della regia, seppur molto buona nella sua semplicità, ma per l’appunto sulla sua storia. Ma se non abbiamo grandi sussulti sotto questo punto di vista, ad essere più intrigante è la gestione del sonoro.

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In un determinato momento della pellicola, lo spettatore può comprendere al meglio la situazione provata dalla famiglia Rossi a causa del suo sordomutismo. Dal punto di vista tecnico e da un punto di vista emozionale, questa gestione del sonoro si rivela decisamente efficace per colpire al cuore lo spettatore.

Considerazioni finali

“CODA” è una pellicola con tanto cuore. Questo è evidente nel come la sua storia semplice viene portata su schermo e alle grandissime interpretazioni dell’intero cast. Ma la pellicola scritta e diretta da Sian Hader e remake del film del 2011 “La famiglia Bélier” è solo questo. Non è un difetto evidente, ma la semplicità della sua storia, nonostante affronti un tema abbastanza inedito al cinema, rende il lavoro della regista e sceneggiatrice statunitense abbastanza basilare. Questo è evidente anche nell’aspetto tecnico della pellicola. La regia e la fotografia sono molto basilari e non presentano grandi colpi d’occhio. Ma a risaltare è il comparto sonoro in una determinata sequenza della pellicola.

Pro

  • Le interpretazioni dell’intero cast, su tutti Troy Kotsur;
  • Il modo in cui la tematica del sordomutismo e le sue difficoltà vengono trattate all’interno della pellicola;
  • Seppur semplici, regia e fotografia funzionano al servizio del racconto;
  • Il comparto sonoro efficace al momento giusto.

Contro

  • La semplicità della storia può scoraggiare lo spettatore che si aspetta altro, soprattutto da un film vincitore agli Oscar.

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di Gabriele Di Nuovo

 

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