di Redazione NCI

Ei fu. Anzi, essi furono. Sì, è deciso: l’inevitabile addio tra l’Inter ed Eriksen sta per arrivare. Nella giornata di ieri il centrocampista danese ha ricevuto il “no” definitivo da parte dei medici del CONI, che ha accelerato le operazioni.

Eriksen-Inter: separarsi subito

Si pensava inizialmente che si sarebbe aspettato gennaio per risolvere il contratto, ma stando a quanto riporta “La Gazzetta dello Sport”, la situazione ha subìto un’accelerata vista la risposta molto veloce e chiara dei medici italiani.

Il responso dell’equipe del CONI impedisce ad Eriksen di svolgere qualsiasi tipo di attività agonistica sul suolo italiano, ovviamente a causa del defibrillatore sottocutaneo che è stato impiantato al giocatore ormai ex Inter. Per evitare di trascinarsi a lungo questa sofferenza, il calciatore è volato a Milano, dove ad attenderlo c’era già il suo agente Martin Schoots e la dirigenza dell’Inter.

La priorità, come già detto, è la risoluzione. Forse serviranno altri incontri, ma visto che entrambe le parti si erano preparate a questa circostanza già da mesi, ci sono buone probabilità che in giornata arrivi l’annuncio ufficiale. Così facendo, il contratto che legava l’Inter ed Eriksen fino al 2024 verrà rescisso, con il danese che diventerà proprietario del proprio cartellino.

Il prossimo futuro

Per l’Inter, si tratta di una perdita a livello tecnico e umano, ma non a livello economico. La FIFA, infatti, ha pagato i 7.5 milioni netti di ingaggio dell’ex Tottenham, mentre i nerazzurri avevano già stipulato un’assicurazione sul cartellino al momento dell’acquisto. Le perdite quindi, a livello di minusvalenza, saranno molto limitate.

Eriksen, invece, potrà cercare una squadra in un campionato in cui sia permesso giocare con il suo defibrillatore sottocutaneo. Tra questi c’è la Danimarca: come vi avevamo raccontato, Christian si sta allenando con l’Odense, suo primo club, che si è proposto di accoglierlo sia dentro che fuori dal campo.

L’annuncio è atteso a breve, Eriksen e l’Inter si separano. Per tutte le altre dietrologie, ai posteri l’ardua sentenza.

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di Federico Minelli

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