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Gigi Riva, fischiato il minuto di silenzio in suo onore prima della Supercoppa: i motivi

di Alessandro Colepio

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Scene brutte, anzi bruttissime, quelle che abbiamo visto e sentito in diretta dall’Al-Awwal Stadium di Riyad, palcoscenico della finale di Supercoppa fra Inter e Napoli. La Lega Serie A aveva deciso di dedicare, nel prepartita, un minuto di silenzio alla memoria di Gigi Riva, capocannoniere all-time del Cagliari e della Nazionale, scomparso ieri a 79 anni.

L’omaggio a Rombo di tuono non è stato gradito dai tifosi arabi presenti allo stadio, che hanno deciso di fischiare per tutti i sessanta secondi. Non è, però, la prima volta che accade. Qualche settimana fa, in occasione della gara di Supercoppa spagnola fra Real Madrid e Atletico, il pubblico saudita aveva riservato lo stesso trattamento al minuto di silenzio per Franz Beckenbauer.

Il perché dei fischi a Riva in Supercoppa

Non dev’essere stato sicuramente un bel momento per la famiglia della leggenda del Cagliari: il video dei fischi ha fatto il giro del mondo, destando rabbia ed indignazione fra gli utenti dei social network. Fortunatamente, alla mancanza di rispetto hanno risposto i tifosi italiani con un fragoroso applauso collettivo.

Per andare a ricercare il motivo del gesto, bisogna scavare nella cultura araba. Non c’è infatti nulla di personale contro Beckenbauer e Gigi Riva, quanto piuttosto un aperto rifiuto della cultura occidentale.

La ragione che ha portato il pubblico arabo a riservare questo spiacevole trattamento alla memoria di Rombo di tuono è che, nella tradizione del Paese, non è previsto il minuto di silenzio per ricordare i defunti. Questa prassi è vista come un costume occidentale, lontano dalla cultura saudita e quindi inaccettabile sul suolo nazionale.

Supercoppa Italiana (@Shutterstock)

Una doverosa riflessione

La domanda che sorge spontanea è allora una e una soltanto: perché, se l’Arabia Saudita è così poco disposta ad accettare le usanze del prossimo, spende milioni di euro per portare nei suoi stadi le competizioni dei grandi Paesi europei? D’altronde, l’acquisto della Supercoppa italiana è stata una libera scelta del governo saudita. E anche se la gara si è giocata a Riyad, è rimasta comunque sotto l’egida della FIGC e della Lega Serie A: si tratta di una competizione italiana e, in quanto tale, bisogna avere rispetto delle tradizioni italiane.

Non c’è nessuna legge che vieta agli arabi presenti all’Al-Awwal Stadium di fischiare il ricordo di Riva, il loro gesto non è condannabile dal punto di vista giudiziario, ma è doveroso trarne uno spunto di riflessione. Nonostante nel mondo occidentale si parli tantissimo, e giustamente, di integrazione, bisogna anche comprendere che non tutti i Paesi del mondo sono ancora pronti ad affrontare questo discorso.

L’Arabia è uno Stato molto lontano dall’Italia, e non solo a livello geografico. Parliamo di popoli con culture talmente diverse da non poter neanche essere paragonate. I fischi a Riva non saranno certo la fine del mondo, ma evidenziano ancora di più la distanza che ci separa dal popolo saudita. Allora, perché continuare a vendere i nostri prodotti a chi non si sforza nemmeno di accettare la cultura italiana?

La cosa migliore per la memoria di Rombo di tuono sarebbe proprio imparare da questo errore, e smettere di anteporre il guadagno allo sport che tutti amiamo. Scene come quella dell’Al-Awwal Stadium devono essere da monito per i prossimi anni: non si può continuare a far finta di nulla.

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