di Redazione NCI
Sergio Leone nasce a Roma nel 1929 e sempre in questa città muore, sessantenne, nel 1989. Conosciuto universalmente all’interno del panorama cinematografico, Sergio Leone, è uno che non passava molto facilmente inosservato. Iniziamo a scoprirne i motivi!
La vita e la carriera
Figlio d’arte, il padre era anch’egli un regista, inizia a lavorare nell’industria cinematografica da giovanissimo, facendo la comparsa, a 18 anni, in “Ladri di biciclette” (1948, Vittorio De Sica). Successivamente entra in contatto con l’universo professionale di Roma e quindi riesce a far decollare la sua carriera. Attivo in patria e all’estero, partecipa a moltissime produzioni, il che lo porterà ad avere un incredibile successo internazionale.
Gli esordi, Il colosso di Rodi
Leone ha diretto solamente 7 film durante la sua carriera, ma ha lavorato come sceneggiatore, produttore o aiuto regista, in moltissimi altri progetti. Il primo film in cui è accreditato come regista è “Il colosso di Rodi” (1961). Dopo aver lavorato a “Quo vadis” (1951, Mervyn LeRoy) e “Ben-Hur” (1959, William Wyler) anche Leone decise di dedicarsi alla realizzazione di un colossal riguardante l’antichità. A metà tra i generi fantastico e d’azione, che prende il caratteristico nome di “peplum”, questo è l’unico film del regista senza la colonna sonora di Morricone.
Il successo, La trilogia del dollaro
I successivi tre film appartengono alla cosiddetta “trilogia del dollaro”, una serie di spaghetti western con protagonista un giovane Clint Eastwood agli albori della sua carriera. Le pellicole sono: “Per un pugno di dollari” (1964), “Per qualche dollaro in più” (1965), “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966). Molti sono gli attori che appaiono in tutti o, in almeno due dei film, e tra questi ricordiamo Lee Van Cleef e Gian Maria Volonté. I fan e la critica si interrogano ancora oggi sulla sequenzialità, o meno, dei tre film dato che il regista non ha mai dato una risposta definitiva: è effettivamente una trilogia oppure no?
La trilogia del tempo
Le ultime tre pellicole appartengono invece alla “trilogia del tempo”, una serie composta da un ennesimo western all’italiana, un dramma avventuroso e un gangster movie che hanno come tema centrale il tempo, la sua dilatazione e la sua ebbrezza. I film citati sono: “C’era una volta il West” (1968), “Giù la testa” (1971) e il suo massimo capolavoro, additato da molti critici come il film più bello di tutti i tempi: “C’era una volta in America” (1984). Non è facile spiegare in poche parole ciò che questi capolavori raccontino e rappresentino nel loro insieme e, per questo, l’invito è quello di recuperarli per rendersene conto appieno.
Quando venne a mancare, Leone, era al lavoro su un progetto riguardante l’assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale. Il film avrebbe dovuto raccontare la storia d’amore tra due amanti di schieramenti rivali e l’indiscussa drammaticità della guerra.
Il rapporto con Morricone
Tutti e sei i film delle due trilogie hanno come colonna sonora le musiche del maestro Ennio Morricone, scomparso recentemente nel luglio del 2020. Il loro legame nasce, ben prima del loro proficuo sodalizio artistico, tra i banchi di scuola, dal momento che entrambi frequentarono le stesse scuole elementari. Come detto, grazie al loro rapporto, nacquero film sensazionali e musiche tra le più famose, che senz’altro hanno reso indimenticabili i due artisti. Il loro rapporto quasi simbiotico è alla base del loro enorme successo: senza l’uno, probabilmente non ci sarebbe stato l’altro.
Il legame con gli altri grandi registi e non solo
Non trascurabile è la stima che Quentin Tarantino ha nei confronti del regista romano. Infatti, più volte, Tarantino ha posizionato ai primi posti delle sue classifiche riguardanti i migliori film della storia del cinema alcune pellicole di Sergio Leone. Famosa è anche l’esclamazione tarantiniana “give me a Leone” ossia, “dammi un Leone”, riferita ai suggestivi primi piani che caratterizzano la fotografia dei film leoniani. Persino il mostro sacro che di nome faceva Stanley Kubrick nutriva una grande stima nei confronti di Leone. Tant’è che lo contattò durante le riprese del suo “Barry Lyndon” (1975) per ricevere un suggerimento e dichiarò, che non sarebbe mai riuscito a girare “Arancia meccanica” (1971) senza aver visionato “Il buono, il brutto, il cattivo”.
Anche il “re del terrore” rimase influenzato da Leone e nell’introduzione de “La torre nera” scrive: “Nel 1970, in una sala cinematografica quasi deserta, vidi un film diretto da Sergio Leone. Si intitolava “Il buono, il brutto, il cattivo” e prima ancora di essere arrivato a metà capii che quello che volevo scrivere era un romanzo che contenesse il senso della ricerca e la magia di Tolkien, ma avesse come scenario il West quasi assurdamente maestoso di Leone. “Il buono, il brutto, il cattivo” è un film epico che rivaleggia con “Ben Hur”.
La morte scampata nel ‘69
Nel 1969, durante un viaggio di lavoro negli USA, Sergio Leone e lo sceneggiatore Vincenzoni ricevettero un invito per una serata a casa di Sharon Tate, all’epoca moglie di Roman Polański. A causa di un secondo invito nei confronti di Vincenzoni da parte di un produttore a trascorrere il fine settimana a casa sua, Leone rimase solo. Il giorno successivo alla serata, lo sceneggiatore apprese dalla televisione del massacro avvenuto in casa di Polański nel quale erano state assassinate 6 persone dalla banda di Charles Manson e pensò che Leone fosse morto assieme agli altri. Solo più tardi scoprì che all’ultimo minuto Sergio aveva rinunciato all’invito perché, parlando male l’inglese, non voleva mettersi in imbarazzo con gli altri invitati alla festa. Proprio così Sergio Leone sopravvisse al tristemente noto eccidio di Cielo Drive, chiamato come la via di Los Angeles che assistette al crudele evento.
Conoscevate già tutte queste informazioni sul regista? Cosa vi ha colpito di più in questo articolo? Anche voi amate questo grandioso artista?
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di Lorenzo Cenci
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