di Enrico Tiberio Romano
Il pelo dei gatti domestici potrà giocare un ruolo fondamentale per collegare un responsabile alla scena di un crimine grazie ai nuovi metodi di estrazione del DNA. Ecco i dettagli della tecnica messa a punto dai ricercatori che presto potrebbe essere applicata anche al pelo del cani.
I gatti e la soluzione dei crimini
I gatti sono animali domestici diffusissimi in tutto il mondo. Chi ci convive sa bene quanto i loro peli si depositino ovunque ed è praticamente impossibile uscire di casa senza portarsene dietro qualcuno attaccato ai vestiti. È dunque verosimile che, per quanto un criminale che si intrufoli in un abitazione possa essere attento a non lasciare impronte, si porti con sé alcuni peli dell’animale che abita lì. I ricercatori dell’Università britannica di Leicester sono partiti da questo presupposto ed hanno pubblicato i risultati sulla rivista Forensic Science International: Genetics.
Emily Patterson, prima autrice dello studio spiega che: “Il pelo perso dal gatto è privo della radice, quindi contiene pochissimo DNA utilizzabile. In pratica possiamo solo analizzare il DNA mitocondriale, che viene trasmesso dalle madri alla prole ed è condiviso tra i gatti imparentati per via materna”. Questa tecnica dunque non permette di identificare un singolo individuo di gatto ma è circa dieci volte più discriminante rispetto alla tecnica precedente.
Il genetista Mark Jobling assicura che: “Nelle indagini in cui non è disponibile il Dna umano da testare, i peli di animali domestici sono una preziosa fonte di collegamento delle prove e il nostro metodo lo rende molto più potente“.
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