di Domenico Scala
“PESCI PICCOLI: Un’agenzia. Molte idee. Poco budget” è il nuovo progetto dei The Jackal, gruppo comico nato a Napoli nel 2005 e noto al grande pubblico italiano soprattutto per i contenuti video pubblicati su YouTube e più in generale sul web da ormai diciott’anni. Quella dei The Jackal oggi è una realtà consolidata, che tramite alcuni dei suoi membri spazia stabilmente tra social e televisione, con una parentesi anche nel mondo del cinema grazie ad “Addio Fottuti Musi Verdi”, pellicola distribuita in sala nel 2017. “Pesci Piccoli” è invece una sit-comedy in sei episodi diretta da Francesco Ebbasta; disponibile dall’8 giugno su Amazon Prime Video, vuole raccontarci con fare irriverente una realtà ancora poco esplorata dai media televisivi: quella dei content creators e delle varie media agency che ne curano gli interessi!
“Pesci Piccoli”, a metà tra “Boris” e “The Office”
Partiamo dalla premessa iniziale di “Pesci Piccoli”: in una piccola sede provinciale dell’agenzia “Tree of us” arriva Greta (Martina Tinnirello), giovane manager declassata dopo un clamoroso schiaffo in faccia ad Achille Lauro durante un meeting in sede centrale. Il suo arrivo porta un’ondata di novità ed imprevisti in ufficio, ambiente in cui conosciamo subito Fabio (Fabio Balsamo), Ciro (Ciro Priello), Aurora (Aurora Leone) e Fru (Gianluca Fru). E così, tra storie d’amore finite o ancora da sbocciare, dinamiche più o meno assurde, guest stars d’eccezione e qualche notevole guizzo qua e là “Pesci Piccoli” si cimenta per tutta la sua durata in quella che è una pallida imitazione a metà tra “Boris” e “The Office”, non a caso citata e omaggiata anche apertamente.
Il concept di base, lo spunto narrativo a partire dal quale si sviluppa il tutto è fresco e quantomeno interessante, di questo gli va dato atto; il problema è che, a conti fatti, non è nulla di originale o di innovativo, e il citazionismo oltre che i continui rimandi a “The Office” altro non fanno che accentuare quel senso di “copia” del materiale originale, traslato tuttavia in un mondo media digitale. Uno degli episodi è de facto una parodia dichiarata della fortunata comedy con protagonista Steve Carell, proposto anch’esso (non a caso!) nello stile del mockumentary, scelta registica comunque da sottolineare.
Natura del progetto e comicità
La verità è che “Pesci Piccoli” furbescamente gioca molto con sé stessa e con la natura intrinseca del progetto, ironizzando sul fatto che oggi non esista più nulla di originale e che tutto sia copia di un qualcosa di già esistente, seppur adattato al meglio per l’occasione; il concetto viene però portato in scena con un’ambizione forse esagerata e con un maldestro esercizio metanarrativo che risulta essere più che altro un discreto fiasco, al netto di qualche buona gag.
A non convincere è poi anche la comicità proposta per l’occasione dai The Jackal; nonostante il ritmo di “Pesci Piccoli” sia senza dubbio gradevole, frutto di una durata contenuta e un numero ridotto di episodi, sono pochi i momenti realmente divertenti, spesso relegati alle guest stars presenti praticamente in ognuno degli episodi. Un peccato, considerando che sui social i The Jackal concentrano in pochi minuti di video una comicità semplice, naturale e talvolta spiazzante per quanto efficace; ma il media televisivo è tutt’altra cosa, seppur l’attenzione maniacale per i dettagli che li contraddistingue non manchi neanche in questo frangente.
Prove attoriali sottotono
Il budget evidentemente consistente, unito ai mezzi di Amazon Prime Video, ha contribuito a creare un prodotto di certo molto curato da un punto di vista estetico, ma di poco spessore per quanto riguarda i contenuti, oltre che spesso vecchio nelle intenzioni e nelle dinamiche, ma anche nella scrittura dei personaggi. Come se non bastasse, è pressappoco disastroso il contributo attoriale di alcuni dei protagonisti: Aurora Leone e Gianluca Fru sembrano abbastanza a disagio in questo contesto, poco naturali e forse fuori luogo rispetto al campo di competenza abituale. Mentre però il secondo riesce comunque a mascherarsi dietro una particolare verve comica, la prima (molto al centro delle vicende!) sembra purtroppo davvero un pesce fuor d’acqua, giusto per restare in tema di metafore di natura ittica.
A farci storcere il naso è poi anche la prova di Martina Tinnirello, all’esordio assoluto come attrice; la sua performance ci è sembrata molto deludente, nonostante l’impegno profuso. A non convincere anche Fabio Balsamo e Ciro Priello, normalmente mattatori degli sketch comici in rete; Fabio ci è sembrato semplicemente sottotono, Ciro a tratti inutilmente sopra le righe. Senza contare che i “buoni sentimenti” di fondo ci hanno riportato alla mente quanto fatto in sequenza in televisione dall’intero filone della fiction italiana, così che “Pesci Piccoli” più che “Boris” sembra essere a tratti la fantomatica “Gli Occhi del Cuore”, che certamente chi conosce la surreale sit-com con protagonista Francesco Pannofino ricorda bene…
Considerazioni finali:
Un’occasione sprecata! Si può riassumere così “Pesci Piccoli”, serie comedy che partiva da un presupposto piuttosto interessante e che certamente aveva delle potenzialità, andando a rielaborare un certo modello seriale in un contesto del tutto nuovo per il grande pubblico italiano. Il risultato è tuttavia mediocre, con pochi guizzi e ancora meno idee realmente perseguite, nonostante i notevoli mezzi a disposizione. A peggiorare le cose un utilizzo più che discutibile delle musiche, utilizzate come “riempitivo” e per enfatizzare concetti non sempre necessari, spesso fonte più che altro di fastidio. Insomma, la sensazione generale è che i The Jackal avessero il contenuto giusto ma sul media sbagliato…
Pro:
- La serie scorre bene grazie ad una durata contenuta e ad un numero ridotto di episodi;
- Le guest stars: da Achille Lauro a Herbert Ballerina e Giovanni Muciaccia;
- Il concept di base; buona l’idea, ma sviluppata male e sul media sbagliato.
Contro:
- La troppa somiglianza con “The Office”, che furbescamente si prova a mascherare;
- Le prove attoriali; quella di Aurora Leone su tutte, peraltro molto centrale nelle vicende;
- La trama inconsistente, che non offre spunti di rilievo;
- I “buoni sentimenti” di fondo; per quanto il concetto sia più che corretto, il tutto è fin troppo retorico e non dissimile da quanto proposto negli anni dalla fiction italiana;
- Il pessimo utilizzo delle musiche; un “riempitivo”, spesso fonte più che altro di disturbo.
Ecco a voi il trailer ufficiale di “PESCI PICCOLI: Un’agenzia. Molte idee. Poco budget”:
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