Immaginate di essere coinvolti in quello che ai tempi venne considerato il più grande scandalo di calcioscommesse della storia del calcio italiano. Immaginate poi di essere convocati, nonostante un lungo stop, ai Mondiali del 1982 e non solo di giocarli, ma di rendervi assoluti protagonisti. Paolo Rossi non ha dovuto immaginarlo, perché proprio lui ha dato vita ad una delle campagne Mondiali più inaspettate di sempre…
È il 1980 e l’Italia sta per vivere una delle pagine più nere del proprio calcio. La cronaca gli assegna il nome di Totonero e lo scandalo coinvolge società, dirigenti e giocatori di Serie A e B. Molti giocatori illustri finiscono nell’occhio del ciclone e sono costretti a fermarsi o a ripartire dalle serie inferiori.
Tra questi c’è anche Paolo Rossi, ai tempi giocatore del Perugia, che riceve una squalifica di tre anni, poi abbassata a due. Perde così l’Europeo del 1980 e le successive due stagioni sportive, in cui gioca appena tre match dopo il rientro.
Verso i Mondiali del 1982 c’è però chi crede ancora in Paolo Rossi; si tratta di Enzo Bearzot, il CT della Nazionale italiana. Il tecnico friulano, come racconta Federico Buffa nel suo “Nuove Storie Mondiali“, parla di persona con il giocatore, convincendolo che può realmente fare la differenza. L’attaccante, passato alla Juventus tra aprile e giugno del 1982 si rimette in forma e figura tra i convocati finali.
L’opinione pubblica va su di giri: dentro Rossi e fuori Pruzzo, il miglior attaccante del campionato. Bearzot è sotto la lente d’ingrandimento, e le prestazioni dell’Italia prima del Mondiale non migliorano la sua posizione; gli Azzurri non risaltano, anzi, e intorno a questo Mondiale non c’è neanche l’ombra dell’entusiasmo.
Le prime tre gare della kermesse mondiale non vanno come sperato: l’Italia supera il girone con grande fatica, pareggiando tutte e tre le gare con Polonia, Perù e Camerun. La fortuna di Pablito siede in panchina, perché Bearzot, anche dopo prestazioni deludenti, continua a dargli fiducia: “Fatti trovare sempre con due scarpe, perché il titolare sei ancora tu”.
Il secondo turno del Mondiale ’82 sembra insuperabile: l’Italia ha di fronte a sé Argentina e Brasile nel “gironcino”. Battuti gli argentini per 2-1, con una prestazione di insolita sicurezza, tocca poi al Brasile, che ha sconfitto per 3-1 i sudamericani e ha a disposizione due risultati su tre per qualificarsi alle semifinali…
La squadra verdeoro è un insieme di fenomeni, da Zico a Socrates, passando per Falcao. Il risultato sembra dunque scontato, ma una favolosa tripletta di Paolo Rossi (3-2 il risultato finale) manda l’Italia in semifinale contro la Polonia. Dopo la squalifica, lo scandalo e le critiche, Pablito si carica sulle spalle la squadra e fa così sognare un intero Paese.
In lui sembra così essersi riacceso quello spirito combattivo che si era sopito: in semifinale mette a segno una doppietta contro la Polonia e l’Italia conquista la finale, dove incontrerà la Germania Ovest, guidata da Rummenigge. Anche qui Paolo Rossi lascia il segno: è lui che apre le danze al 57°, seguito da Tardelli al 69° e da Altobelli all’81°. Il gol di Breitner all’83° rende solo meno amara la sconfitta per i tedeschi, e l’Italia è Campione del Mondo.
Il dopo partita è particolare: Rossi viene premiato come miglior giocatore del torneo, si gira verso Bearzot, lo guarda e non riesce a dire altro se non “Grazie“. Così Paolo Rossi non è più colui che fu invischiato nello scandalo calcioscommesse, ma è l’eroe dei Mondiali spagnoli del 1982. Una vera e propria rinascita dalle proprie ceneri: all’attaccante sono bastati sei gol per riprendersi tutto ciò che aveva perso. Tutto grazie a chi ha sempre creduto in lui…
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